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VIdeo integrale (sottotitolato in italiano)
di Jean Georges Almendras

Bongiovanni: "Bisogna cacciare con il voto i governanti attuali adepti del vecchio dittatore scomparso il 10 dicembre 2006"

Occorre iniziare questo scritto affermando che la rappresentazione di quest’opera teatrale realizzata da Our Voice sul palcoscenico del Museo della Memoria di Santiago del Cile è andata oltre ogni aspettativa.
Occorre iniziare questo articolo affermando che la rappresentazione di quest’opera teatrale proprio oggi, giorno del ‘detenuto desaparecido’ in questo paese, è stata storica, una rappresentazione storica per i giovani del movimento. Storica anche per la società cilena ed in particolare per coloro che in questo paese fratello, continuano a porre in essere una lotta costante e coraggiosa per difendere la democrazia, anzi, per realizzare quella che dovrebbe essere una democrazia piena (che difenda i diritti degli uomini liberi, li difenda dal potere tirannico, corrotto, e legato ancora al despotismo dei tempi della dittatura. Per difendere la democrazia dalle controverse folli menti del potere di turno che si sentono ancora in diritto di uccidere, torturare, violentare la pace impunemente e ciò che è peggio di violare ancora la libertà.
Occorre iniziare questo scritto esaltando, sottolineando senza alcun dubbio la ripercussione avuta da questo spettacolo teatrale, che si è rivelato un simbolo inconfondibile della lotta sociale che oggi percorre le strade di Santiago e quelle del territorio transandino.
Dobbiamo cominciare questo articolo chiedendo al direttore di ANTIMAFIADuemila Giorgio Bongiovanni di riassumere l’essenza di ciò che ha sentito e soprattutto di parlarci dell’importanza storica della presentazione in Cile di “Sueño Blanco”.
È stato emozionante. Credo che questo spettacolo sia stato il più emozionante portato in scena dalla compagnia Our Voice quest’anno, insieme alla presentazione nella città di Palermo, in Sicilia, Italia, e alla presentazione nella località di Castelvetrano dove Our Voice ha denunciato il latitante più conosciuto al mondo: il capo di Cosa Nostra Matteo Messina Denaro, fortemente ricercato dalla giustizia italiana. Qui in Cile, ciò che ha portato in scena Our Voice mi è sembrato veramente emozionante. Il discorso del Presidente Salvador Allende (all’interno dell'opera teatrale) scelto da Sonia Tabita e dai suoi collaboratori, è stato molto toccante, provocatorio. In poche parole, uno dei discorsi finali del presidente Allende che lo condannarono a morte ci dimostra la qualità di questa personalità della storia cilena. C’è stata una standing ovation. Il pubblico ha seguito con attenzione e c’erano tanti attivisti che sono saliti sul palcoscenico e che hanno commosso tutti ricordando sofferenze e lotte. Cosa penso di questo spettacolo? Penso che il nazista Pinochet, criminale ed assassino, ha ancora seguaci nel potere cileno, nel governo cileno. Bisogna cacciarli, con la democrazia, senza violenza, con la cultura, ma con determinazione, persino feroce da parte del popolo, che deve ribellarsi con il voto, con la protesta e con la non violenza. Ma sì con determinazione".
"Sueño Blanco" è un'opera teatrale scritta dai giovani di Our Voice che negli ultimi dieci mesi è stata messa in scena su diversi palcoscenici del Sudamerica. Una piece teatrale adattata alla realtà cilena. E l'adattamento è stato più che appropriato. Curato nei dettagli. Come curata è stata l’interpretazione dei giovani, e la messa in scena, con il supporto di materiali audiovisivi particolarmente toccanti per il pubblico. Molto coinvolgenti i dialoghi dei personaggi che girano attorno alla storia dei protagonisti: un militare golpista (Diego Grachot) a confronto con la sua giovane figlia, Milagros (Sonia Bongiovanni). Un confronto generazionale ed ideologico, magistralmente sviluppato in 45 minuti, durante i quali ci sono succeduti momenti drammatici, momenti umoristici e musicali, momenti di poesia e di satira. Testi e dialoghi che contengono messaggi chiari. Messaggi di lotta. Di rivoluzione culturale. Di rivoluzione interiore, per battere i piedi, e cambiare il mondo, ma approfondendo le cause dei mali che ci circondano e ci attanagliano.


Giovani uruguaiani ed argentini, insieme alla fondatrice del Movimento, hanno portato in scena uno spettacolo teatrale unico, inedito e soprattutto, dinamico. Uno spettacolo che non lascia spazio alla confusione, bensì al contrario, permette di identificarci. Invita alla riflessione profonda, in questa occasione, sulla realtà cilena. Sulla regione. E sul mondo.
Un testo letto dal personaggio interpretato da Sonia Tabita Bongiovanni (autrice lei stessa del testo) che è stato particolarmente incisivo; particolarmente schierato; e rivoluzionario, nell’essenza. Un atto d'accusa che ha reso visibile una delle tante realtà che violentarono la democrazia cilena, come avviene ancora in questi giorni.
"Nella Terra della Pace e la freschezza delle Ande. Un giorno. Bussando alla sua porta con violenza ed imposizione arrivò l'orrore, l'oscurità. Spegnendo tutti i suoi colori. Alle madri furono strappati i figli dalle braccia; gli artisti privati dai loro pennelli; i giovani dai loro sogni. Il silenzio, la tranquillità delle città veniva spezzato dal rumore degli spari e dall'odore di morte. Ma c'era una forza maggiore che, nonostante la paura, decise di rialzarsi e rompere il silenzio del popolo, con un grido che chiedeva soltanto giustizia. Una donna. Una madre, sorella, figlia, studente, lavoratrice, camminava nella piazza ridando la vita a quei colori, a quella speranza. Furono picchiate, imprigionate, erano le pazze, le incapaci, le deboli, le streghe. Alcune pazze che non avevano nient'altro da perdere. Alcune pazze che affrontarono un potere più alto, sconosciuto al mondo. Alcune pazze che frenarono l'odio, con sacrificio e disposte a dare la propria vite semplicemente per trovare i loro figli. Il dinosauro si avvicinava alla strega. "Signora, non può camminare qui. Vada. Cosa vuole?. Grida. NON PUÒ togliermi il diritto di vivere. Donna che lotta. Donna che ama. Donna che respira e dà vita a tutto ciò che tocca. È solo un racconto questo papà?
Attraverso un video il pubblico ha potuto rivedere il presidente Salvador Allende (assassinato l'11 settembre del 1973) in uno dei suoi ultimi interventi, prima del cruento colpo di Stato militare, particolarmente emblematico della lotta di quei giorni e della lotta di questi giorni.
Con ammirabile sincronizzazione e con la potenza e la forza di un gruppo di giovani, forti nei valori, e con sete di giustizia (e sete di cambiamento, non solo in Cile, ma anche nel mondo), l'opera è fluita fino alla conclusione, che in realtà si è rivelata uno dei momenti più coinvolgenti, perché dirigenti di organizzazioni e fondazioni che fanno parte delle lotte sociali cilene, sono saliti sul palco per vivere insieme l'emozione e complimentarsi con Our Voice, per la presentazione dell'opera.
Mikal Neculqueo, leader mapuche cileno, che abbiamo incontrato durante la visita di Our Voice alla Fondazione Epi Centro, è stata categorica: "Ancora abbiamo in Cile la stessa Costituzione che vigeva durante la dittatura militare. E questo succede in democrazia. Molte cose succedono in questo paese. Cose che non devono succedere. Il vostro messaggio come Movimento Our Voice ci piace molto, perché implica un messaggio per tutti gli uomini".

Mikal Neculqueo ha salutato in lingua mapuche. Un saluto di elogio, di allegria e di vita. Con il grido ancestrale, con il quale le comunità mapuche riconoscono tutti quelli che amano la terra, che amano la libertà e che lottano per la giustizia e per la vita.
Álvaro Larraín (un dirigente tenace e di solide convinzioni), della Fondazione Epi Centro, che raggruppa oltre un centinaio di movimenti che lottano con forza in tutto il territorio cileno contro il razzismo, la xenofobia, la discriminazione, la persecuzione contro i popoli autoctoni, ha detto con profondo sentire e con il volto visibilmente emozionato fino alle lacrime: "Sono molto emozionato. L'opera mi ha toccato molto". Nel suo breve intervento ha riconosciuto la lotta dei giovani di Our Voice ed il valore storico della loro esistenza come gruppo, partendo da una profonda analisi della realtà cilena post dittatura e ricordando inoltre le sue sofferenze personali dei giorni che seguirono l’11 settembre del 1973.
"Il dittatore non fu punito, non fu esiliato, qui in Cile. Fu premiato: gli fu anche concessa la possibilità di essere senatore a vita. E gli fu data l’impunità. Solo in Cile succedono queste cose. Solo in Cile abbiamo vigente ancora la Costituzione dei tempi della dittatura. Solo in Cile abbiamo un presidente come Piñera che si sa in tutto il mondo che è un delinquente. Solo in Cile abbiamo un Ministro della Giustizia che fu artefice di uno dei centri di tortura nella dittatura militare. Solo in Cile diciamo che c'è democrazia, quando in realtà c'è dittatura. Solo in Cile, si continua ad ammazzare, assassinando persone e dirigenti di settori vulnerabili o minoranze etniche.
Solo in Cile, qui all’ingresso di questo auditorium dove ci troviamo, due settimane fa, i carabinieri hanno ripreso con la violenza circa 10.000 persone, c’erano bambini e donne tra loro. Stavano rendendo omaggio a Macarena Valdés, un'attivista mapuche che fu assassinata pochi anni fa, come hanno assassinato altri mapuche, come Alejandro Castro e Camilo Catrillán. Solo in Cile, avevamo un candidato a presidente che era un delinquente e lo votiamo. Solo in Cile abbiamo un Ministro dell'Interno con le mani macchiate di sangue. Dalla nostra Fondazione Epi Centro stiamo lavorando per combattere queste realtà e per denunciarle. Siamo minacciati. Ma ho fede nelle nuove generazioni. In questo paese ci hanno rubato la dignità. E quella dignità la recuperiamo con voi. E la lotta che stiamo facendo la continueranno le nuove generazioni, come questi giovani di Our Voice. Ho molta fede nei giovani".
Paulina Arévalo, giornalista che fa parte della Piattaforma di lotta contro il TPP in Cile, ha fatto il suo intervento anche lei emozionata, riconoscendo con sensibilità il lavoro teatrale di Our Voice. Con forza e con spirito attivista.
"Provo molti sentimenti in questo momento. Uno di questi è che ho un figlio di 19 anni e penso che la gioventù ha energia, ha anche minacce, pericoli. Ma se questi giovani si uniscono ritorneremo agli anni sessanta. Magari oggi hanno la strada più difficile, perché prevale l’amnesia nella società. In questo giorno precisamente, giorno dei Detenuti Desaparecidos, dobbiamo sentire la voce di coloro che sono stati fatti tacere. E tra tutti faremo un mondo diverso. Il nome del Movimento “La Nostra Voce" (Our Voice) è perfetto. È molto in linea con questa lotta che tutti facciamo e che loro fanno. Dobbiamo lottare per rompere le barriere”.
I giovani di Our Voice hanno fatto un altro passo in avanti. Un altro passo affinché la loro lotta si consolidi e si diffonda come devono diffondersi le idee e gli obiettivi. Idee e obiettivi a favore della vita. A favore delle comunità umane. A favore delle uguaglianze sociali. A favore delle opportunità umane: per lavorare, per vivere degnamente, per avere accesso all’attenzione medica, per potere studiare, per potere essere liberi. Ma liberi davvero.

Tratto da: ourvoice.it

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