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ciao matteo dove sei frame videodi Marta Capaccioni* - Foto e Video
"Consegnati, dì la verità e unisciti a noi"

Abbiamo sguainato la spada contro chi aveva in mano una pistola. La nostra spada però era diversa dalle armi di guerra, perché intorno a lei era nato un bellissimo ramo d’Ulivo.
Ecco cosa è successo durante il nostro nuovo spettacolo intitolato “Ciao Matteo, dove sei?”, il cui esordio è avvenuto il 20 Luglio a Palermo, nella sala “De Seta”, nei quartieri culturali la Zisa. Forse una prova generale, che ci ha preparati per il giorno successivo, il 21 Luglio, in cui abbiamo portato in scena la pièce nel paese siciliano di Castelvetrano, nel Centro Culturale Polivalente “Giuseppe Basile”.

Ma chi è Matteo? E dove si trova in questo momento?
Una domanda che ci siamo fatti spesso”, spiega Jamil all’apertura dell’evento, nostro responsabile dell’Ufficio stampa. Matteo Messina Denaro, nella sua terra soprannominato “U Siccu” (“il magro”), è uno dei più potenti boss mafiosi di Cosa Nostra. La sua latitanza, che ormai dura da più di 26 anni, è sconvolgente e quasi fa arrossire. La domanda sorge spontanea: lo Stato è incapace e “pasticcione” nella ricerca di quest’uomo oppure è complice e corresponsabile della sua protezione?
La risposta la troviamo nei fatti.
Anche il giornalista e scrittore Saverio Lodato, durante la presentazione del libro “Il patto sporco” lo scorso 18 dicembre intervenì domandandosi: “E' pensabile che nel mondo dei droni, delle intercettazioni in tempo reale, in cui vengono ricostruiti furti, rapine, delitti, aggressioni in tutte le città italiane, nel giro di mezz’ora, di un’ora, di due ore, di un giorno possa continuare la latitanza di un signore del quale, a voler leggere le cronache, sono stati arrestati tutti i parenti possibili e immaginabili, fino alla settima generazione? Sono stati arrestati tutti i suoi amici, tutti i suoi conoscenti, tutti i suoi compagni di scuola fin dalle elementari, eppure Matteo Messina Denaro è introvabile. E allora, fino a quando ce ne sarà uno libero, potrà continuare all’infinito la favola che la mafia faccia tutto da sola e abbia fatto sempre tutto da sola. Non è così”.
E allora, di quali segreti è custode questo “piccolo uomo” perché lo Stato opponga tanta resistenza alla sua cattura e condanna? Forse è a conoscenza di qualche verità “scomoda” su quelle maledette stragi di Capaci e di via D’Amelio e sulla Trattativa che fu stabilita successivamente a queste?

Matteo è una persona in carne ed ossa, un’ombra a piede libero sul territorio italiano, un uomo che spera soltanto non arrivi mai il giorno in cui lo Stato decida di fare il suo dovere.

Ma perché proprio Castelvetrano, la Città degli Ulivi e dei Templi, un paese di a malapena 31.000 abitanti? Senza suonare il campanello siamo andati a trovarlo a casa sua, in quelle strade dove è cresciuto, dove tutti lo conoscono bene e dove non è escluso si nasconda tuttora.

catelvetrano gallery pbassani

E così un gruppo di giovani ragazzi sono arrivati con cinque furgoni a rompere la tranquillità della domenica in un paese deserto: silenzio nelle strade, tapparelle chiuse, occhi curiosi, sguardi severi. Arrivati all’interno delle quattro mura che ci avrebbero ospitato per qualche ora, abbiamo iniziato a respirare l’aria sinergica dell’affronto che stavamo preparando.
Ecco che già qualche ora prima il deserto si è iniziato a popolare di cittadini di Castelvetrano e altri provenienti da diverse parti della Sicilia, che con la loro partecipazione, hanno dato un forte segnale. Erano presenti il sindaco insieme alla moglie e il vicesindaco di Castelvetrano, Enzo Alfano, Vincenza Ippolito e Biagio Virzì, che hanno reso possibile la realizzazione di questo spettacolo. Fin da alcune ore prima, il colore delle magliette dei ragazzi di Libera, associazione nata nel 1995 da un’idea di Don Luigi Ciotti, ha dipinto di blu la serata, manifestando così una coscienza giovane e determinata dinanzi al fenomeno mafioso. Un pò di delusione nel constatare l’assenza delle forze di polizia, presenti invece il giorno prima a Palermo, che hanno rivelato l’omertà celata ancora nel paese, una complicità che fa da scudo alla latitanza di Matteo Messina Denaro.

Jamil ha aperto l’evento ricordando che, nonostante quel nome tanto temuto riecheggi in ogni angolo del paese, Castelvetrano non è soltanto mafia, ma anche arte, cultura e bellezza e per tutti i presenti, anche antimafia. E lo hanno dimostrato i ragazzi castelvetranesi, che sono saliti sul palco e “hanno voluto dire la loro” attraverso una rappresentazione artistica dimostrativa di quell’atteggiamento vile e codardo : “non vedo, non sento, non parlo”.

E arriviamo dunque al fulcrum della serata, il nostro spettacolo.
Una ragazza, interpretata dalla nostra fondatrice e direttrice del gruppo Sonia Bongiovanni, vestita e acconciata in modo elegante, attende in un ristorante di Castelvetrano l’arrivo di Matteo. “Sono venuta qui per capire, e ti scrivo questa lettera per sapere” : ecco il motivo del suo viaggio nella terra siciliana. Ed ecco che le lancette iniziano a girare in senso antiorario e ci portano indietro nel tempo, all’anno in cui tutto ebbe inizio. La strage di Capaci, il 23 maggio 1992, seguita, esattamente 57 giorni dopo da quella in Via d’Amelio. E ancora, senza tregua, nel 1993 altre stragi. E poi, in quel caos, un compromesso: “un bacio, un matrimonio, l’unione dei due calici. Il male e l’ingannevole bene”. Lo scacchiere, interpretato da Jamil e i ballerini Mattia e Stefano, attraverso i colori che più si oppongono, il bianco e il nero, inscenano la Trattativa Stato-Mafia, ossia il patto che interessò alti funzionari dello Stato e Cosa Nostra. “Lo Stato-mafia vi sarà sempre grato per aver compiuto ciò che vi ha chiesto. Alla fine sono piccoli metodi, poco eclatanti, forse ci rimettono la vita alcune persone ma dov’è il problema? Per una giusta causa, vale la pena rimettere tutto, a qualunque costo”, Sonia si rivolge a Matteo.
Nella sua vita Matteo ha deciso di non giocare la partita solo all’interno dei familiari confini italiani, ma di espandere le proprie vedute e aspirazioni anche al di là, nella terra internazionale, più intrigata e fruttuosa di interessi economici. Ecco quindi che le sue amicizie, le sue donne e i suoi rapporti con il terrorismo islamico, gli Stati Uniti, il narcotraffico in Venezuela e l’imprenditoria milanese vengono inscenati sul palco e nella mente di Sonia, che si immagina i vari personaggi all’interno del ristorante. Una satira che nella sua rapidità di battute e nella spontaneità e improvvisazione dei nostri attori (italiani e sud americani) ha divertito il pubblico e nel silenzio delle quinte dietro lo spettacolo, anche noi. E ancora altre amicizie, come quelle con Silvio Berlusconi, fondatore di Forza Italia ed ex presidente del Consiglio, Marcello Dell’Utri, ex senatore e co-fondatore del partito e Antonio D’Alì, “il tuo caro amico Matteo”.
E infine un’ultima scena prima del gran finale, un’accusa che riflette quella frase falsa ed insopportabile, “la mafia non uccide donne e bambini”, e quella qualifica odiosa, “uomini d’onore”. Un monologo recitato da Elisa Pagano, per ricordare il piccolo Giuseppe Di Matteo, 13 anni, Antonella Bonomo, incinta, 23 anni e altri ragazzi in giro per il mondo, innocenti che hanno perso la vita a causa della mafia, morti per decisione dello stesso uomo, Matteo Messina Denaro

Si avvicina la resa dei conti. Sonia, la formica che affronta il gigante. “Una bambina ingenua che crede di potersi rivolgere al grande Matteo Messina Denaro!” All’interno di quelle quattro mura che sembravano proteggerci, l’urlo di quel nome, sembrava riecheggiare in tutta Castelvetrano, sembrava ingrandirsi in un eco che arrivava in ogni paese della Sicilia e dell’Italia e direttamente in casa del destinatario, ovunque lui in quel momento si trovasse. Sonia, una ragazzina sola davanti ad un ciclope, sola come Davide di fronte a Golia. Ma era veramente sola? No, tutti noi eravamo allineati accanto e dietro di lei. Un grido comune, un corpo unico, una cosa sola.
Noi abbiamo già vinto. E se tu sei un uomo d’onore noi siamo il disonore. Tieniti il tuo potere, il dominio, a noi non interessa, perché dalla nostra parte abbiamo una chiave che tu non conoscerai mai, che è l’amore.” Questo è il nostro motore, l’amore. Ed è qualcosa che nessuno mai ci potrà togliere, l’unico tallone di Achille di quel potere che ha creato tre slogan: l’odio per la Verità è giusto, l’indifferenza è armonia e il silenzio è conveniente e ripaga. Ma vogliamo davvero essere schiavi di questa convinzione? La risposta la lascio alle parole che hanno fatto palpitare i nostri cuori in quella domenica di luglio.
E allora vieni. Se vuoi la nostra vita prendila, uccidici, siamo disposti a morire ammazzaci tutti come hai fatto con tutti gli altri, tanto questo è quello che ti riesce meglio, fallo!!
Ma in cambio consegnati, e dì la verità. Perché anche tu hai possibilità di cambiare.. per tutti quei bambini, per quelle madri, per quegli uomini giusti.
Unisciti a noi.

Noi non abbiamo gettato la spugna, e voi?

*Membro gruppo Our Voice Toscana (Italia)

Tratto da: ourvoice.it

Foto © Paolo Bassani

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