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di Giorgio Bongiovanni e Karim El Sadi
Si trovava in terapia intensiva. E' morto il giorno del funerale del cuginetto Alessio, anche lui travolto dal Suv

Ha lottato ma alla fine non ce l’ha fatta. Il piccolo Simone, travolto insieme a suo cugino Alessio (11enne, morto sul colpo) a Vittoria (nel ragusano) la sera dell’11 luglio scorso da una macchina che sfrecciava a tutta velocità, è spirato ieri mattina. II bambino di soli 12 anni era stato ricoverato nella notte tra giovedì e venerdì in terapia intensiva pediatrica al Policlinico di Messina dove era stato trasportato dall'elisoccorso in condizioni gravissime: entrambe le gambe, infatti, erano state tranciate dallo schianto con la vettura. "Al suo arrivo avevamo già giudicato le sue condizioni gravissime. - ha detto affranta la direttrice del reparto di Terapia Intensiva, Eloise Gitto - Abbiamo tentato in tutti i modi di salvarlo, ma ogni terapia non è bastata a farlo rimanere in vita. Siamo rammaricati”. Alla guida della macchina che ha spezzato la vita dei piccoli, e quindi distrutto quella di genitori, parenti e amici dei due, non c’era una persona qualsiasi ma un pregiudicato, il quale da figlio di mafia qual’è (il padre è Elio Greco detto "il re degli imballaggi"), ha immediatamente e codardamente abbandonato la macchina insieme ai suoi 3 passeggeri (anche loro pregiudicati) per evitare il linciaggio dei presenti. Rosario Greco, questo il nome dell’assassino, di 37 anni, è stato poi arrestato con l’accusa di omicidio stradale aggravato, omissione di soccorso, guida in stato di ebbrezza e sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. “Lascerò Vittoria. Dopo questa tragedia non riesco più a vivere in questa città. Non riesco più ad entrare nella mia casa”. “Chiedo e pretendo giustizia per mio figlio” ha detto colmo di rabbia e dolore Alessandro D’Antonio, padre di Alessio, dopo il funerale svolto ieri mattina alla Chiesa di San Giovanni al quale erano presenti circa 3000 persone.



Noi non dobbiamo permetterci di perdere il papà di Alessio, la comunità di Vittoria deve fare squadra perché questo padre lì si senta a casa. Bisogna fargli capire che lotteremo tutti perché chi ha sbagliato paghi e paghi fino all'ultimo giorno e affinché lo Stato torni a essere presente. Se il padre va via da Vittoria abbiamo perso tutti” è stato il commento del giornalista Paolo Borrometi sulla volontà del papà Alessandro di voler abbandonare la cittadina. "Spero che questa immane tragedia possa far comprendere ai cittadini che non si deve mai piegare la testa. - ha aggiunto Borrometi - Adesso è il momento di liberare Vittoria, di non dare scampo ai delinquenti, che abbiano i colletti bianchi o il sangue delle famiglie di mafia, poco importa”. Il giornalista è stato peraltro oggetto di minacce da parte dei parenti di uno dei passeggeri del Suv perché ha denunciato che ad una ditta a loro vicina sarebbe stata affidata la cerimonia funebre. Immediata la solidarietà di Giuseppe Antoci, Presidente Onorario della Fondazione Nazionale Caponnetto e del FNSI nei confronti del direttore de La Spia.
Il tragico dramma che ha colpito la comunità di Vittoria e l’Italia intera obbliga ognuno di noi a riflettere e prendere coscienza che la mafia non è solo quella che appartiene alle organizzazioni criminali Cosa nostra, 'Ndrangheta, Camorra e Sacra Corona Unita. Mafia è quell'atteggiamento mafioso che porta poi ad essere omertosi, a non assumersi le proprie responsabilità anche di fronte ad un delitto come quello avvenuto a Vittoria e che spazza via le vite di due giovani. E se per i credenti ci sarà una giustizia divina per i laici c'è anche una giustizia terrena. E da parte nostra ci auguriamo che per Simone ed Alessio venga presto resa e che gli assassini di questi bambini vengano condannati al carcere a vita senza sconti od attenuanti.

Foto © La Spia

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