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di Karim El Sadi
Sull’aereo potenti della establishment statunitense come l’ex presidente Clinton

Un miliardario statunitense amico di potenti e invisibili, un jet privato dal nome tropicale (“Lolita Express”) e delle ragazzine minorenni che al suo interno venivano violentate dall’uomo, e probabilmente non solo da lui, durante i lunghi voli, alla larga da sguardi indiscreti. Una trama di un film thriller? Affatto. E’ quanto di sconvolgente ha scoperto la Procura di New York che lo scorso 6 luglio ha arrestato il finanziere miliardario Jeffrey Epstein di ritorno da un viaggio a Parigi proprio a bordo del suo Boeing 727. L’uomo dovrà rispondere di una serie di accuse gravissime che se confermate potrebbero portarlo a scontare 45 anni di carcere. Il procuratore del Distretto Sud di New York, Geoffrey Berman, ha elencato ieri i capi di imputazione: traffico di minori, abusi sessuali. Epstein, classe ’53, nato a Brooklyn da famiglia ebraica, adescava ragazzine a centinaia, tutte minorenni. Le portava nella sua lussuosa casa di New York, a un isolato da Central Park oppure nella residenza invernale di Palm Beach, in Florida. All’inizio si faceva massaggiare, “poi le molestava e le abusava sessualmente”. Alla fine del rapporto lasciava cento-duecento dollari convincendo le sue vittime a reclutare altre adolescenti, sempre non maggiorenni. Altro giro, altra corsa. Nel 2008 l’uomo d’affari fu incriminato per violenza sessuale in Florida, ma ne uscì con un patteggiamento, gestito dall’allora procuratore Alexander Acosta (oggi ministro del Lavoro nell’amministrazione Trump) a 15 mesi, trascorsi, tral’altro, comodamente in un penitenziario. Ora però il miliardario rischia di non passarla liscia. Nella sua casa infatti sono state trovate delle foto di minori chiuse e custodite nella cassaforte raccolte in un CD. Prove difficili da confutare. Della vicenda però domenica scorsa Epstein si è dichiarato innocente sostenendo invece di aver “intrattenuto relazioni consenzienti” con ragazze che riteneva essere di maggior età. Domani il giudice stabilirà se tenere il ricco finanziere dietro le sbarre o se liberarlo su cauzione.

passeggeri lolita express

Passeggeri del volo del Boeing 727 dall'aereoporto JFK di New York fino alle Azzorre che diede inizio a un tour di Bill Clinton, Kevin Spacey ed altri in Africa


I potenti amici a bordo del “Lolita Express”

Che Jeffrey Epstein amasse intrattenersi con ragazzine era noto ai più. Diversi sono stati gli indizi lasciati da chi su quel jet sedeva o chissà assisteva o addirittura contribuiva ai festini. Dal mondo dei grandi schermi come il due volte premio Oscar Kevin Spacey, anche lui coinvolto in vicende di scandali sessuali, al cabarettista Chris Tucker, fino a passare per uomini di Stato o altra gente milionaria più o meno nota dell’establishment USA.
Jeffrey è sia un finanziere di grande successo che un filantropo impegnato, molto addentro alle conoscenze scientifiche del ventunesimo secolo” disse nel 2002 l’ex presidente USA Bill Clinton in una intervista al New York Times. Secondo i piani di volo consultati da Fox News, l’ex inquilino della Casa Bianca era una sorta di passeggero d’onore del "Lolita Express" sul quale si ritiene abbia viaggiato almeno
26 volte dal 2001 al 2003. “Jeffrey è un personaggio incredibile, molto divertente. Anche a lui piacciono le donne, anche se a lui piacciono molto giovani” affermò invece l’allora costruttore di Manhattan Donal J. Trump il quale lo conobbe negli anni ’80 tra un club e un ristorante nella Grande Mela.
Altro nome illustre che circola in queste ore è quello del principe Andrea, duca di York, nonchè secondo figlio di Sua Maestà la regina britannica Elisabetta II, il quale si pensa avesse condiviso i massaggi con le adolescenti insieme al magnate americano. Nel frattempo sia per l’ex presidente Usa sia per il principe sono già giunte smentite ufficiali di possibili coinvolgimenti nella vicenda e altri come loro sarebbero in qualche maniera coinvolti nello scandalo stanno prendendo le distanze.

Foto di copertina © Ap/SIPA PRESS/Rex/Shutterstock/John Coates

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