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di Jean Georges Almendras
Il mafioso italiano e i due evasi avvistati a bordo di un auto diretta ad est, o in Brasile?

Circa 48 ore dopo la rocambolesca fuga dal Carcere Centrale di quattro detenuti che erano in attesa di estradizione in Italia, Argentina e Brasile, solo uno di loro è stato catturato nel dipartimento di Salto (zona nord dell’Uruguay). Si tratta di Leonardo Abel Sinópoli Azcoaga (in foto al centro) ricercato dalla giustizia brasiliana per "falsificazione di documento e furto". Gli altri evasi: Rocco Morabito, ricercato dalla giustizia italiana; Matías Sebastián Acosta González, ricercato dalle autorità brasiliane; e Bruno Ezequiel Díaz, ricercato dalla giustizia argentina per “omicidio", sono ancora latitanti e sin dal momento della fuga si supponeva che la loro intenzione fosse raggiungere il Brasile, ragione per cui (dopo otto ore dall'evasione), sono stati individuati grazie alle telecamere a circuito chiuso installate in punto strategici), a bordo di un'automobile che transitava in direzione Costa de Oro.
L’evasione ha avuto le sue forti ripercussioni nell'ambito del sistema carcerario e nel Ministero dell'Interno: è stato rimosso dal suo incarico il Direttore dell'Istituto Nazionale di Riabilitazione (INR), Alberto Gadea, e sono stati aperti circa venti fascicoli di indagine a carico di funzionari del Carcere Centrale, che rientrano nelle indagini in corso a ritmo serrato, alla ricerca di risposte su un episodio scomodo e sconcertante che sta presentando al mondo una deplorevole immagine delle autorità uruguaiane per quanto riguarda la custodia in carcere di persone ricercate dalle autorità di altri paesi tra cui l’Italia.
Rocco Morabito, un importante capo mafioso della 'Ndrangheta, arrestato nel settembre del 2017 a Montevideo (dopo una latitanza durata circa 20 anni e condannato in contumacia dalla giustizia italiana a 30 anni di prigione per gravi reati legati al narcotraffico), è senza alcun dubbio il soggetto più ricercato dalla polizia uruguaiana. Sono stati allertate l’Interpol e le autorità del Brasile poiché si ipotizza che il boss della 'Ndrangheta intende raggiungere questo paese, non si sa se da solo o accompagnato dai due giovani fuggiti insieme a lui dal Carcere Centrale. Nel frattempo, a Montevideo, il clima di scandalo per questa evasione continua a suscitare un diffuso malessere e disagio ad ogni livello colpisce principalmente sul governo del presidente Tabaré Vázquez, considerando le ripercussioni per il nostro paese ed a livello internazionale.
Con il passare delle ore è stato possibile tracciare le diverse fasi del piano di evasione dei quattro detenuti, domenica notte 23 giugno: Morabito ed i giovani Matías Sebastián Acosta González e Bruno Ezequiel Díaz, sono evasi attraverso un buco che li ha portati sulla terrazza del Carcere Centrale della Questura e dopo in un appartamento interno al 5º piano di un edificio adiacente il carcere, dove abita un'anziana. Da lì sono usciti sulla strada pubblica (liberi), dopo avere obbligato la donna ad aprire la porta del suo appartamento e della porta principale dell'edificio sulla Via San José. Leonardo Abel Sinópoli Azcoaga, nel frattempo, ha proseguito la sua fuga in una maniera molto più stupefacente: dalla cella dove era recluso, in uno dei piani superiori del Carcere, è sceso fino a pianterreno per infine raggiungere la strada San José da una delle porte laterali dell'edificio della Questura.

azcoaga leonardo abel sinopoli

Se la modalità di fuga attuata da Morabito, Acosta e Díaz lascia intravedere un complesso meccanismo di corruzione tra le guardie carcerarie (per aprire il buco sul muro e l'utilizzo di attrezzi appropriati, ecc.), quella adottata da Sinópoli non è stata da meno avendo dovuto superare tutte le misure di sicurezza all'interno del settore dell'edificio della Questura destinato a Carcere Centrale.
Quelli che come me, da anni sono cronisti di cronaca a Montevideo sanno perfettamente che dall'area carceraria non è facile raggiungere la porta laterale che permette di arrivare in Via San José. Per farlo è inevitabile imbattersi nei controlli del personale penitenziario o in portoni chiusi a chiave. E sebbene durante le ore notturne la routine nel posto è un po`diversa non significa che sia facile raggiungere i piani inferiori attraverso un ascensore interno. È ovvio che il personale è stato corrotto. Il dettaglio non da sottovalutare che emerge è che sicuramente la modalità di evasione adottata da Sinópoli è stata intenzionale in modo da diventare un diversivo in caso il tentativo di fallimento del tentativo.
Ciò significa che se Sinópoli fosse stato scoperto mentre fuggiva, l’evasione di Morabito e dei due giovani sarebbe proseguita nella parte superiore dell'edificio. Indubbiamente, in caso di allarme, non sarebbe stato possibile neutralizzare la fuga degli altri detenuti, per una questione di tempo e di logistica. Scoperto Sinópoli, la vigilanza si sarebbe intensificata nelle vie di accesso della Questura e per quando si sarebbe controllato tutto il settore carcerario, scoprendo così l'assenza di Morabito e dei giovani, sarebbe stato troppo tardi per evitare l'evasione. Da qui si capisce l'urgenza di Rocco Morabito, al momento di chiedere le chiavi all'anziana dell'appartamento del 5º piano di raggiungere subito Via San José.
Sinópoli si è allontanato velocemente in direzione Salto, mentre Rocco Morabito ed i due giovani, sicuramente con la complicità di una o più persone in un veicolo, si sono dileguati rapidamente dalla zona, non si scarta l'ipotesi che abbiano percorso Via Yaguarón e dopo la ‘rambla del Sur’, direzione Est. Si presume che prima di andare in direzione Costa de Oro si siano fermati da qualche parte per fornirsi di vestiti, documentazione, denaro, e forse armi, persino cellulari.
Contava con qualche appoggio esterno? Se sì, c’è stata la complicità di altre persone dall'esterno? Se sì, sono state corrotte le guardie interne della Prigione Centrale? Tutto indicherebbe di sì. Ora sarà compito degli investigatori che indagano sull'evasione definire i responsabili.
Nel frattempo, già negli alti livelli del Ministero dell'Interno le teste sono iniziate a cadere: è stato rimosso il direttore dell'INR e le indagini sui funzionari si sono intensificate per ricostruire l'identità delle persone coinvolte.

morabito rocco con detenuti

Il clima di scandalo a livello ministeriale è palpabile e gli interrogativi non sono pochi. E a tutti i livelli. Politici ed autorità dei paesi esteri - principalmente dall'Italia - non riescono a comprendere ancora come sia potuta accadere una situazione di tale natura. E l'ermetismo del Ministro dell'Interno Eduardo Bonomi non è da meno: ha eluso la stampa in varie occasioni ed ogni informazione avviene esclusivamente mediante comunicati attraverso l'Unità di Comunicazioni del Ministero dell'Interno (UNICOM).
Allo stesso tempo, la cattura di Leonardo Sinópoli a Salto dopo delle informazioni precise, non è stato (né è), sufficiente per calmare le acque. Lo scandalo della fuga continuerà a portare sorprese.
Nel frattempo, mentre si stanno stendendo queste righe, Rocco Morabito rimane latitante: da solo o con i due giovani, insieme ai quali ha scavato il buco, fatto irruzione nell'abitazione dell'anziana e guadagnato la libertà in Via San José a pochi metri dell'accesso alla Prigione Centrale?
Rocco Morabito è ancora in territorio uruguaiano? È già in Brasile? Dov’è?
(26 giugno 2019)

Foto: ministerio dell’Interno (UNICOM)

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