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Obbiettivi comuni ma l'Italia si appella all'assoluta indipendenza della magistratura
di Jean Georges Almendras - Foto

Mentre nei pressi del Congresso Nazionale della Repubblica Argentina, si svolgeva una massiccia e rumorosa mobilitazione di lavoratori dell'industria del pneumatico, una in più, delle tante proteste sociali che si fanno quasi quotidianamente nell'Argentina di oggi, frutto della crisi economica e sociale che sta facendo stragi nei settori popolari di tutto il territorio, nelle viscere dell'edificio annesso dell'edificio legislativo, della strada Rivadavia, si chiudeva il Seminario Antimafia italo-argentino, che è stato inaugurato il passato 25 marzo dal presidente della Nazione, Mauricio Macri. L'ultima giornata comprese relazioni e successivamente un dibattito-discussione, ed infine un epilogo con alte autorità del governo nazionale e del Potere Giudiziale. E fu precisamente in questa cornice che ad uno dei principali conferenzieri della delegazione italiana abbiamo sollecitato una sua riflessione finale. Il nostro intervistato fu il Magistrato Antonino Di Matteo le cui parole definirono con nitidezza ammirabile il vero significato dell'incontro, dal suo particolare, e molto preciso, punto di vista, che si è caratterizzato sempre per il suo senso di equanimità, professionalità e trasparenza indiscutibili.
"La riflessione finale è che abbiamo avuto un bel scambio di esperienze e di conoscenze. Penso senza voler peccare di presunzione che il sistema italiano, sia nel suo aspetto investigativo che giudiziale può costituire un esempio da seguire - per chi voglia seguirlo - in Argentina ed in tutti i paesi del Sud-America. Penso anche che per ottenere qualunque risultato davvero incisivo nella lotta contro la mafia - che ha la capacità di condizionare il potere e la politica - si deve innanzitutto portare avanti la lotta per la riaffermazione di una vera indipendenza della magistratura in tutti i paesi latinoamericani. La lotta contro la mafia e l'indipendenza della magistratura devono correre in parallelo. Per quel motivo credo che il lavoro che hanno davanti i paesi del Sud-America sarà lungo e complesso, ma spero che lo facciano. Come italiano convinto delle bontà del sistema italiano, siamo venuti con la speranza di lavorare insieme, affinché esso possa essere conosciuto ed adottato. Penso che il magistrato che voglia essere realmente indipendente può esserlo. Sicuramente a volte a costo di molti sacrifici, perfino isolamento, ma nelle nostre leggi e nella nostra Costituzione il magistrato trova sempre la protezione per mantenersi autonomo ed indipendente da ogni influenza politica. Credo che sia anche necessario dotarla di risorse sufficienti per mantenere davvero autonoma alla magistratura".

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L'inviato Almendras intervista il Procuratore Nazionale Antimafia, Federico Cafiero de Raho


Noblesse oblige, data la nostra professione domandiamo al Pubblico ministero Di Matteo la sua visione del ruolo del giornalismo nella lotta contro la mafia, precisando che secondo il nostro punto di vista sarebbe stata molto importante la partecipazione al Seminario della stampa.
"Penso che la mafia e i sistemi criminali debbano essere raccontati e spiegati. Il lavoro dei giornalisti è essenziale e fondamentale, soprattutto quando il giornalismo è in grado di indagare e non si limita a raccontare i risultati ottenuti nelle azioni di polizia o quello che viene fatto in un processo e, soprattutto, quando è in grado di trovare le verità che non sono state ancora sancite negli atti giudiziari del processo. Il giornalismo serio, coraggioso, d’investigazione, è molto importante nella lotta contro i sistemi mafiosi e corrotti quando, come la magistratura, è libero e indipendente" sono state queste le parole del Dott. Di Matteo rivolgendosi al team di ANTIMAFIADuemila, in un tono di valutazione esclusiva, su un'attività di netto taglio Antimafia e Anticorruzione, che ha richiesto tre giorni, in un paese dove, proprio ora a livello giudiziario, non sono pochi i casi di corruzione che si trovano sul tappeto pubblico, con le inevitabili conseguenze nel sistema politico, nella società argentina e a livello mediatico.
Attraverso il lavoro giornalistico, praticamente a pochi minuti dal termine del Seminario, abbiamo raccolto anche l'opinione del Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo dott. Federico Cafiero de Raho.
"È stato un Seminario di enorme importanza che ha permesso lo scambio di conoscenze per arrivare a pensare a una legislazione armoniosa, unitaria, che concentri tutti i paesi che vogliono lavorare insieme per creare una forza compatta per combattere e vincere la mafia. Tornando in Italia riferirò ai miei colleghi che è stata una tappa importante attraverso la quale abbiamo cementato la solidarietà e la cooperazione. È stato un incontro importante e ci siamo ripromessi di vederci l'anno prossimo".
Uno dei temi ricorrenti nello sviluppo di alcuni documenti è stato proprio l'importanza dell'indipendenza della magistratura e in diverse occasioni l'organizzatore dell'incontro, il deputato Fernando Iglesias, ha messo in evidenza un progetto per creare una Corte Penale Latinoamericana e dei Caraibi contro il Crimine Transnazionale Organizzato (COPLA).

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Il direttore Bongiovanni e Almendras intervistano l'ex Ministro dell'Interno e della Difesa del Brasile, Raul Jungmann


Il nostro direttore Giorgio Bongiovanni ha prontamente intervistato il deputato Iglesias, su quel progetto, in questi termini: "È ammirevole la richiesta di una Corte Penale Latinoamericano, ma capisco che c'è una contraddizione in termini”. Com'è possibile che i giudici eletti, nominati nella Corte Penale, perseguano il crimine organizzato quando i giudici negli Stati latinoamericani, nella maggioranza, compresa l'Argentina, sono nominati dalla politica, o meglio dal Presidente della Repubblica nella Capitale Federale e nelle province dai governatori, con l'approvazione del Senato e dei deputati e il parere del Consiglio Superiore della Magistratura, fino a quando il Senato e il Congresso possono rifiutarne uno e eleggerne un altro? Come può il giudice essere libero e indipendente nel momento in cui dovesse perseguire un politico, un alto funzionario dello Stato che lo ha nominato? Come può essere libero e indipendente?
"Questo è un problema che abbiamo, ha ragione, ma questo non significa che non possiamo iniziare a fare qualcosa, chiedere un Tribunale, e poi ogni paese proverà all'interno della propria Costituzione a trovare un modo affinchè il giudice sia più indipendente. Ammetto che è un problema serio, ma allora non facciamo niente? Per me è essenziale creare questo Tribunale e poi, se in Argentina i deputati e i senatori vogliono riformare ulteriormente la Costituzione, ma in questo momento in Argentina questa è un'utopia".
Ovviamente, la posizione di Iglesias ha permesso di far emergere una palese contraddizione che è di fatto preoccupante, in un contesto in cui si cerca di superare gli ostacoli e le insidie della lotta contro le mafie, disseminate in tutto il mondo. Per questo motivo, su questo argomento, insistiamo e raccogliamo l'opinione dell'ex Ministro della Pubblica Sicurezza del Brasile, Dr. Raúl Jungmann, che in precedenza ha fatto una brillante presentazione sulla realtà del suo paese, descrivendo il panorama drammatico delle organizzazioni criminali e di come queste operano con impunità dai diversi istituti penitenziari, proseguendo con le loro attività criminali, arricchendosi come se la reclusione fosse parte di una routine e non costituisse affatto una sanzione o un impedimento alla loro carriera all'interno del crimine.

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Da sinistra: la moderatrice del tavolo, Michele Del Prete, Rosario Aitala, Fernando Adolfo Iglesias e Raul Jungmann


L'ex leader brasiliano è stato consultato da Bongiovanni sempre in merito all'iniziativa della creazione di una Corte Penale e l'indipendenza della magistratura e nella sua risposta troviamo concetti molto interessanti e costruttivi, per una vera antimafia.
"È un conflitto di interessi. È un problema che a vari livelli si verifica in tutti i nostri paesi. In Brasile, l'indipendenza del Procuratore Generale è stata ottenuta costituzionalmente, ma anche così ci sono sottili tra i due. Questa indipendenza in Brasile ha funzionato. Presidenti, funzionari del Congresso, presidenti di diversi partiti sono stati denunciati e buona parte di questi sono in carcere. È un enorme passo avanti. Un esempio è l'ex presidente Lula. La Corte Penale è una bandiera. È un inizio. Quello di cui abbiamo bisogno, bandiere. Il conflitto di cui lei ha parlato esiste, è reale, è autentico, ed è per questo che abbiamo un percorso molto lungo e molto arduo. Abbiamo bisogno di bandiere, di utopie in politica. Ritengo essenziale che l'ameripol si trasformi in una polizia di fatto, perché oggi non lo è, non ha la forza, la capacità di europol o di interpol. Sarebbe una svolta. Un secondo punto è un'autorità di sicurezza sudamericana. Recentemente sono stato ministro della sicurezza e della difesa, e ho parlato con tutti i paesi senza eccezioni e ho verificato le differenze di ruolo, di linea d’azione e nessuna via d'uscita per il crimine che è transnazionale nello spazio nazionale. Quindi, com’è stato detto in Brasile, dobbiamo tornare indietro. Creare una Corte Penale e il fatto che i giudici debbano avere un'indipendenza dalla politica, è per me ciò che viene anche definita una tabula rasa, è assolutamente essenziale. Proprio come la polizia e l'esercito non possono avere interferenze politiche. Quando la politica entra nella polizia, nei militari, nelle notizie e nei ministeri pubblici, li distrugge. C'è indipendenza e autonomia o non c'è".
In quest'ultimo giorno del Seminario, nelle ore del mattino, il dott. Michele Del Prete (Sostituto Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo) ha tenuto una presentazione sul tema "Traffico internazionale di stupefacenti"; il Sostituto Procuratore Nazionale Elisabetta Pugliese ha fatto lo stesso, sul tema "Cooperazione internazionale / Squadre investigative comuni". Da parte sua, il Sostituto Procuratore Nazionale dott. Cesare Sirignano ha parlato delle "Operazioni sospette".
Entrando nell'ultima sezione del Seminario, si è tenuto l'ultimo dibattito- discussione, al quale ha partecipato il Procuratore Nazionale Antimafia dott. Federico Cafiero de Raho; il giudice della Corte Penale Internazionale dott. Rosario Aitala; l'ex ministro della Pubblica Sicurezza Raúl Jungmann e il Direttore della Campagna per la creazione della Corte Penale Latinoamericana e dei Caraibi contro il Crimine Transnazionale Organizzato (COPLA), il vice dott. Fernando Iglesias, uno dei principali organizzatori del Seminario.

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Il direttore Bongiovanni e il nostro inviato Georges Almendras intervistano il pm Nino Di Matteo


Iglesias nel suo ampio discorso, ha posto particolare enfasi nel sottolineare: "Spero che questo seminario sia solamente il primo, non l'ultimo, spero si possa ampliare, migliorare, aumentarne la partecipazione, e spero si possa anche vedere la creazione di una futura Corte Penale Latino Americana e dei Caraibi che aiuti noi latinoamericani ad affrontare i nostri problemi per condividerli e cooperare. Penso che sia un desiderio che trascenda la questione della Criminalità Organizzata e che esprima il bisogno di unità che è sempre stato latente nel nostro popolo, ma non siamo mai stati in grado di esprimerlo in atti concreti, istituzionali, di difesa alla vita, di sicurezza e di democrazia. Spero che questo sia un piccolissimo contributo in questo senso".
In piena fase di chiusura dell'incontro, il Procuratore Nazionale Antimafia, il Dr. Federico de Raho, a nome della delegazione italiana ha ringraziato per l'invito al Seminario e facendo riferimento alla creazione di una Corte Penale Latinoamericano e dei Caraibi, ha detto che si tratta di un'iniziativa di grande valore, evidenziando che il lavoro dei giudici in solitudine genera paura e può venire corrotto.
"Per cui è necessario un sistema forte che protegga il giudice in modo che sia concentrato per andare avanti. Ma questo non è abbastanza perché non è un problema giudiziario. Quando vedo che in vari paesi Latinoamericani comandano i detenuti, è inammissibile. Che punizione è? Dove non c'è condanna, non c'è giustizia, non c'è democrazia. La democrazia è un valore che deve basarsi su un investimento che deve essere, da una parte, la cultura e dall'altra la difesa dei diritti dei cittadini. La cooperazione giudiziaria è essenziale, ed è necessario che tutti i paesi collaborino" queste sono state le dichiarazioni del Dr. de Raho.
Da parte sua, il Ministro degli Esteri Argentino Dr. Jorge Faurie ha dichiarato: "È estremamente importante questo incontro, credo che nel corso di questi tre giorni si è riflettuto sulle istituzioni, la legislazione ed i meccanismi di cooperazione possibili in merito a qualcosa che è veramente tragica per il tempo in cui viviamo, che è la delinquenza internazionale e la criminalità organizzata. L'Italia ha avuto una triste esperienza, ma ha anche messo a punto una pratica ed un sistema giuridico che in un certo senso è fondamentale in questa lotta contro le mafie organizzate e la criminalità internazionale, e questo è ciò che volevamo in questo seminario, cioè beneficiarne . La globalizzazione ha portato virtù al mondo in cui viviamo, ma allo stesso tempo ha rafforzato i cattivi soggetti. Questo seminario rappresenta un buon passo avanti nella lotta contro la corruzione con l'idea di avere una società più giusta e più sicura. Dobbiamo combattere contro il narcotraffico, la criminalità organizzata e il riciclaggio di denaro proveniente dalla criminalità internazionale".

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Bongiovanni intervista il Direttore della Campagna per la Creazione di una Corte Penale Latinoamericana e dei Caraibi contro la Criminalità Transnazionale Organizzata (COPLA) e Deputato della Nazione Argentina, Fernando Adolfo Iglesias


Nel discorso finale il presidente della Corte Suprema di Giustizia della Repubblica Argentina, Dr. Carlos Rosenkrantz ha elogiato la cooperazione internazionale e sottolineato che per questo è importante credere ed avere fiducia e non ha evitato di affrontare la questione dell'indipendenza della magistratura. Vale a dire, del Potere Giudiziario.
"Dentro lo Stato è la magistratura ad applicare lo stato di diritto e pertanto è l'organo dal quale in definitiva dipende la possibilità stessa di cooperazione sociale. È la magistratura a dover infondere fiducia e dissuadere chi la defrauda. Il Potere giudiziale visto da questo punto di vista è una terza parte imparziale che scopre quando la fiducia viene spezzata illegittimamente e stabilisce come e chi la deve ricomporre. Il Potere giudiziale quindi è la chiave di volta del sistema sociale di preservazione della fiducia. È necessario per cooperare in scala sociale, cioè, una sorta di impresa.
Come ho detto prima la fiducia interpersonale che si genera tra familiari ed amici non è sufficiente. Per questa ragione ho insistito che per l’eminente ruolo che riveste la giustizia deve essere la più fidata di tutte le istituzioni dello Stato. La giustizia per generare fiducia deve essere a sua volta affidabile. Le mafie rappresentano una straordinaria sfida per lo stato di diritto e quindi per il Potere Giudiziale. La nascita stessa delle mafie è una dimostrazione del fallimento del Diritto. Le mafie normalmente appaiono quando la fiducia che le norme saranno rispettate da tutti diventa difficile da produrre e mantenere. Se di fronte a questa situazione lo Stato non reagisce si fa strada il crimine organizzato che a sua volta genera un sotto sistema disonesto pericoloso e molto difficile da combattere. L'aspetto particolarmente pericoloso del crimine organizzato è che può penetrare il potere giudiziale e così facendo può compromettere niente meno che l'organo destinato a generare la fiducia necessaria per la cooperazione nella legalità. Il Potere Giudiziale ha una grande responsabilità nella lotta contro il crimine organizzato e per onorare questa responsabilità lo Stato lo deve dotare delle risorse necessarie per fare fronte alla sua sfida. Si tratta di risorse preventive, materiali, ed addestramento adeguato per il suo personale. È necessaria anche una legislazione approppriata che non dipende dal Potere Giudiziale, ma dagli organi rappresentanti della volontà popolare e dallo schema di cooperazione internazionale.

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Da sinistra: Cesare Sirignano, Michele Del Prete, Fernando Iglesias, Federico Cafiero de Raho, Elisabetta Pugliese, Nino Di Matteo, Rosario Aitala e Laura Garavini


Dentro i limiti chiari che impone lo stato di Diritto e lo stretto compimento delle garanzie costituzionali, garanzie che dobbiamo concedere perfino a coloro le cui azioni più ci ripugnano, è necessario capire che le norme che necessita lo Stato di Diritto per difendersi dal crimine organizzato, non necessariamente devono essere le stesse di quando si tenta di dissuadere e far fronte alla minaccia dettata da delinquenti comuni. Esiste una differenza di status tra il crimine ed il crimine organizzato ed è nostra responsabilità essere sufficientemente sensibili verso questa differenza. Sono sicuro che tutti questi punti, l'interscambio in questo seminario con specialisti che hanno lunga esperienza è stato straordinariamente vantaggioso. Voglio segnalare qualcos’altro. Come ho detto il Potere Giudiziale ha bisogno di risorse preventive e legali per fare molto bene il suo lavoro, ma le risorse di cui il Potere Giudiziale ha bisogno non devono essere fornite solo da altri poteri dello Stato, alcune risorse devono essere fornite da noi giudici e devono provenire da un cambiamento della cultura interna al Potere Giudiziale. C'è una risorsa molto semplice, ma non per questo meno fondamentale che dipende da noi giudici. Questa risorsa non è altro che il valore dell'indipendenza giudiziale. L'indipendenza è l'ingrediente ineludibile affinché possiamo fornire quelle certezze che la cooperazione sociale richiede per emergere. Si tratta di un valore centrale che a volte si perde di vista. Dobbiamo essere indipendenti da altri interessi, da tutti quelli interessi che non siano strettamente giuridici, dagli interessi politici, ideologici, dagli interessi settoriali e personali che possono essere in gioco in quelle cause che ci troviamo a giudicare. Questo è il miglior modo di impermeabilizzarci di fronte alle mafie. La nostra indipendenza è la migliore garanzia antimafia, così facendo potremo riuscire ad impedire che le mafie penetrino il Potere Giudiziale. Potremo riuscire a far si che il Potere Giudiziale funzioni in modo decisivo e solido come organo custode della fiducia, così facendo potremo riuscire a far si che quella fiducia renda possibile che i nostri progetti cooperativi si realizzino. Spero che queste parole servano affinché non solo impariamo dalle esperienze di altri paesi nell'incorporare nuovo metodi di lotta contro il crimine organizzato, ma anche in grande misura la lotta contro il crimine organizzato e la corruzione dipende fondamentalmente da ognuno di noi, i giudici, che agiamo onorando i valori che ci rappresentano come tali".

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