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Tonnellate di cocaina transitano per l'Argentina, ma il Ministro Patricia Bullrich lo nega
di Jean Georges Almendras

Noi oggi stiamo lavorando insieme. Abbiamo aperto un ufficio della Guardia di Finanza qui nella Gendarmeria Nazionale, in Argentina, e stiamo lavorando anche con la polizia italiana ed abbiamo scoperto una serie di casi a cui stiamo lavorando congiuntamente, riguardo a quali possono essere le vie della droga. Per fortuna, in Argentina, negli ultimi tre anni, non è stato scoperto nessun caso di traffico di droga proveniente dai porti argentini e approdata in Europa, in questo senso siamo contenti. Ma pensiamo che il lavoro deve essere reciproco e continuativo. Noi collaboriamo molto con l'Italia, molto con la Spagna, con il Portogallo, con la Francia, con l'Inghilterra, ed anche con l'Unione Europea. Nel complesso abbiamo un programma in comune, e stiamo lavorando tutti affinché le alleanze mafiose non si rafforzino. E non permetteremo loro di infiltrarsi in Argentina".
Quale fu la nostra domanda che portò Patricia Bullrich, Ministro della Sicurezza del governo di Mauricio Macri a rispondere così? Una risposta che riteniamo (essendo le nostre fonti giudiziali attendibili) non risponda alla realtà: perché sappiamo (per citare il famoso "Io so” di Pier Paolo Pasolini) che da alcuni anni tonnellate di cocaina entrano in Argentina e transitano verso i porti europei, nel contesto di operazioni mafiose frutto di alleanze molto solide tra elementi forti e potenti (della cupola), della ‘Ndrangheta e mafiosi argentini, e ovviamente personaggi, altrettanto potenti ed influenti del governo argentino, chiaramente complici (dati i livelli di corruzione esistenti), con la mafia italiana.
Ed è proprio a fronte di questa situazione generale che abbiamo posto la domanda al Ministro Bullrich, nell'aula magna del Congresso in via Rivadavia, della città di Buenos Aires, in occasione del Seminario Antimafia Italo-argentino (che si tiene il 26, 27 e 28 marzo), al quale partecipa come invitato speciale dall'Italia il Sostituto Procuratore Nazionale Antimafia Dr. Antonino Di Matteo (il cui intervento riportiamo in altro articolo).
La risposta del Ministro, evidentemente negazionista, è stata la punta dell'iceberg di una realtà argentina che (ovviamente, come giornalisti di un’Antimafia seria e molto bene definita) ci preoccupa molto. Perché è stata una risposta che ha messo a nudo che dalle file dello Stato argentino, non sembrano molto chiare le regole del gioco in materia di lotta frontale contro il crimine organizzato, considerando che il Seminario in questione potrebbe rappresentare uno strumento molto utile per l'Antimafia regionale e mondiale. Ma è così che avverrà? O non sarà che questo Seminario di fatto sarà solamente un altro elegante e diplomatico (e persino ipocrita) evento sull'argomento, impegnato a rafforzare soltanto la facciata di uno Stato, senza dare troppo peso alla profondità di un tema di importanza mondiale e di estrema preoccupazione?
A chiare lettere, notiamo - purtroppo - che le parole restano sempre nient'altro che parole e non fatti. Un Ministro della Sicurezza che nega fermamente la presenza della ‘Ndrangheta e non allude a delle misure precise del suo governo di fronte alla realtà del traffico di tonnellate di cocaina e di alleanze tra mafie, significa che l’ambito della corruzione sembra oramai un mare senza fondo, inevitabilmente ben presente (e molto ben protetto dalla rete di corruzione esistente tra le file stesse dello Stato). Perché? Perché il crimine organizzato (ad esempio, l'organizzazione mafiosa 'Ndrangheta), ha sempre luce verde grazie a elementi potenti dei governi coinvolti nelle operazioni di trasporto della cocaina nel mondo. E l'Argentina non è (né poteva essere), l'eccezione.

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Ma il Ministro Bullrich non solo lo nega ma annuncia inoltre qualcosa che non si realizzerà mai. Annuncia che non verranno ammesse alleanze mafiose. Ma queste alleanze mafiose (lo ammetta Sra. Ministro) già ci sono. Perché Bullrich lo nega?
Previamente alla ferma (e polemica) risposta del Ministro Bullrich (alla nostra più che esauriente domanda, non formulata a caso o senza senso) si è tenuto il primo dibattito del Seminario, al quale hanno partecipato il Procuratore Nazionale Antimafia e Terrorismo Dr. Federico Cafiero de Raho (il quale ha parlato tra l'altro nel suo intervento delle origini, la struttura, la metodologia ed i risultati della Direzione Nazionale Antimafia); ed il Senatore Pier Ferdinando Casini, moderatore dell’incontro il Dr. Patricio di Giorgii, Direttore del Centro Studi Internazionali dell'Università di Belgrano.
Il dibattito ha toccato diversi punti di interesse. A questo proposito il Dr. Cafiero de Raho ha fatto una brillante esposizione sui parametri che portarono all'origine del reato di Associazione mafiosa, sottolineando l’importanza dei controlli nella politica, come anche a livello dell'economia e delle banche; e che la legislazione (per combattere le organizzazioni criminali) non è sufficiente. Il senatore Casini ha sottolineato il valore del Seminario per l'importanza del dialogo inter istituzionale, segnalando che la relazione mafia-politica è un eterno scontro tra il bene e male, e che oggi i mafiosi non hanno il prototipo rurale. Nella sua profonda analisi sulla mafia italiana ha detto anche che la ‘Ndrangheta non opera solo in Italia, ma si è estesa in tutto il mondo.
Il Ministro Patricia Bullrich, nella sua relazione durante il dibattito, ha parlato dell’obiettivo del suo governo di cambiare i vertici degli operatori delle forze di sicurezza e di altri ambiti per combattere le mafie, elencando anche i risultati positivi della sua amministrazione in questo senso. Ha messo particolare enfasi nel segnalare la necessità di guadagnare terreno al narcotraffico per impedire che la popolazione prenda i narcotrafficanti come modelli, come avveniva in Colombia con Pablo Escobar. Ha annunciato anche che in Argentina sono stati sequestrati ai narcos beni e droga per un valore di circa mille milioni di dollari. Infine, ha evidenziato il potenziamento delle risorse per la lotta contro le mafie, e che il suo principale obiettivo è riqualificare le forze di sicurezza, in particolare la Gendarmeria Nazionale.
Vogliamo ricordare al lettore, in linea con altri nostri articoli redatti da questa stessa sede (e con dovuta firma), che la gestione del Ministro Bullrich è stata (e lo è ancora) duramente contestata, a livello nazionale ed internazionale, per una serie di fatti accaduti in territorio argentino. Facciamo riferimento a casi come la persecuzione contro i popoli originari e gli immigranti senegalesi; tristemente famoso il caso di sparizione forzata e morte di Santiago Maldonado (nel corso di una repressione nella provincia di Chubut nell’agosto del 2017); il caso del giovane mapuche Rafael Nahuel, morto a Bariloche nel corso di una repressione della Prefettura; e la spinta che lei stessa ed il presidente Macri hanno dato alla cosiddetta dottrina Chocobar: avallare e fomentare (in contraddizione con le leggi vigenti in Argentina) gli abusi della polizia ed il grilletto facile durante gli interventi delle forze di sicurezza. Senza parlare poi della politica attuata dalla Casa Rosada (Sede del Governo) di reprimere le proteste sociali e di assoggettare il libero lavoro dei fotoreporter in queste circostanze, e del giornalismo in genere.
Detto questo, a proposito del Ministro Bullrich non posso non commentare una faccenda a lei strettamente legata. Uno degli interventi nel corso del secondo dibattito della giornata, che ha visto la partecipazione di due invitati italiani e della Drssa. Laura Alonso dell’Ufficio Anticorruzione del Governo argentino, il Dr. Federico Cafiero de Raho ed il Senatore Dr. Pietro Grasso, moderatore dell’incontro il Dr. Luis Curaso.

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L’intervento a cui facciamo riferimento, che in un certo senso (purtroppo) disarticolò (e offuscò) l'essenza ed il senso stesso del Seminario, è stato quello del titolare dell'Ufficio Anticorruzione Laura Alonso.
Come preambolo alla sua estesa esposizione, sia il Dr. Cafiero de Raho che il Senatore Grasso, hanno fornito preziose precisazioni sul concetto di corruzione.
"La corruzione è un problema nazionale di molti paesi ed è la stessa mafia a creare la corruzione. La corruzione è lo strumento attraverso il quale le mafie entrano nel sistema dei contratti. Ad esempio, le organizzazioni mafiose sono quelle che operano con opere a livello internazionale. Le mafie si infiltrano negli enti pubblici" ha detto Cafiero de Raho aggiungendo che è urgente adottare delle misure per far sì che le persone denuncino.
Da parte sua Grasso è stato diretto nel segnalare che le leggi le fanno i politici, e che le leggi che ci sono in Italia, nella sua grande maggioranza sono state fatte dopo situazioni di emergenza, sottolineando che sono state necessarie molte morti, come quelle di Pio La Torre, il Generale Dalla Chiesa, i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, e tanti altri per approvare quelle leggi. Ha affermato anche che la corruzione è un delitto senza testimoni, senza vittime e senza querelanti; e che la corruzione mina l'economia e che non è per niente facile il compito di trovare prove per i casi di corruzione; e che la corruzione è sistemica.
Laura Alonso, Direttrice dell'Ufficio Anticorruzione dell'Amministrazione Macri, ha preso la parola e sfortunatamente l’ha usata propinando al pubblico null'altro che una sfacciata campagna elettorale. Un continuo intercalare di vari apprezzamenti nei suoi confronti, critiche indirizzate al precedente governo e lodi rivolte al governo attuale. Aspetti di una relazione che di fatto, si notava palesemente, ha generato un certo malessere tra gli invitati che facevano parte della delegazione italiana. Nessuno di loro lo ha espresso direttamente, ma diciamo era visibile, la discordanza o almeno un certo grado di disagio. Ma la situazione non andò oltre.
Nonostante ciò, la cosa più discordante dell'intervento di Laura Alonso sopravvenne alla fine, quando il direttore di Antimafia Duemila Giorgio Bongiovanni (accogliendo l'invito del moderatore di rendere partecipe la platea ponendo delle domande) ha formulato educatamente la sua.
Quando ci sono organizzazioni criminali che hanno la capacità di corrompere, offrendo 200 e fino a 300 milioni di dollari a funzionari dei paesi sudamericani, il suo governo che misure sta prendendo per annichilire la mafia italiana che ha cellule in Argentina coinvolte col narcotraffico mondiale? Che misure sta prendendo il governo e il Ministero dell'Interno, per annientare il grande traffico di cocaina tra la mafia italiana ed i narcos argentini?
La risposta della Dottoressa Alonso ha messo ancora più in evidenza il fatto che durante quella giornata del seminario, è prevalsa più una grossolana campagna politica che una risposta concreta ad una domanda precisa.

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Prima ha precisato che quella era un una domanda per la Ministra Bullrich e quando Bongiovanni ha insistito dicendo che l'argomento era letteralmente la corruzione, prettamente il suo campo, la Dottoressa ha detto: "Il Ministro di Sicurezza che è probabilmente il migliore Ministro di Sicurezza che ha avuto questo paese, si è incaricata personalmente di instaurare politiche di anticorruzione proprio dentro il suo ministero per controllare dal primo poliziotto federale fino all'ultimo gendarme dell'Argentina. Rispetto alle politiche anticorruzione sono sufficienti i nostri funzionari pubblici nel più alto e medio livello. Noi controlliamo permanentemente la situazione patrimoniale e gli interessi dei funzionari pubblici. Si sono intensificati i controlli negli organismi come Dogane, ispettori, posti chiave nella zona di porti, aeroporti ed altro. Ovviamente ci sono sempre delle falle, sappiamo che i rischi esistono e che si devono concentrare i controlli. La droga viene sequestrata, distrutta e si processano gli ispettori e perfino i politici. Ci sono intendenti che sono stati arrestati. Questo in Argentina prima del dicembre del 2015 non accadeva. Il Ministero di Sicurezza ha una politica di controllo di ogni poliziotto, di ogni gendarme, quando è stato dichiarato lo stato di emergenza per la sicurezza in questo paese, perché questo era un colabrodo, perché vi si stabilivano i narcos, il riciclaggio"…
La risposta della dottoressa Alonso, che in realtà non è stata una risposta, si eè estesa per vari minuti e non ha risparmiato né elogi, né giudizi positivi su provvedimenti e risoluzioni del governo che rappresenta.
Praticamente la sua risposta, è stata un'altra relazione. Una relazione che non ha permesso al nostro direttore una riformulazione della domanda né altri commenti. Un'oratoria nella quale sono state inoltre enumerate le misure preventive per la vendita di droga al dettaglio, come, per esempio, l'acquisto di scanner per controllare le valigie dei passeggeri, ecc. Forse la Dottoressa non sa che le mafie trasportano tonnellate di cocaina con le navi, con la complicità di numerosi operatori di istituzioni del governo, ovviamente corrotti al massimo livello. Non lo sa?
È chiaro che non lo sa o preferisce non saperlo. È emerso con chiarezza (e lo abbiamo chiaro anche noi) che il suo intervento (stiamo parlando della Dottoressa Laura Alonso) non è stato altro che una decisa azione di propaganda politica dell'attuale governo che può essere anche giusta, ma non mi sembra che sia stato adatto farla in un evento dedicato all'Antimafia internazionale, perché in realtà l'unica cosa che si ottiene è imbarazzare gli invitati e minimizzare un problema di enormi proporzioni e fortemente radicato, in Italia e nella regione.
Una mancanza di rispetto verso le personalità italiane invitate e il giornalismo libero.
Però non dovremmo sentirci male, perché in pratica, le incoerenze e certe assurdità sono all'ordine del giorno in questo governo. Solo che questa volta ciò che è accaduto è che le è sfuggita di mano la passione politica, e che in realtà il risultato è stato sminuire e snaturare la lotta contro la mafia.
Presumo che qualcuno ha dimenticato che si trattava di un Seminario Antimafia.
E veramente, preferisco rimanere con questa presunzione e non pensare a qualcosa di peggio.

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Foto © ACFB

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