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carminati massimo processo mafia capitale c imagoeconomicadi AMDuemila
Pubblicate le motivazioni della sentenza dello scorso 11 settembre sul sistema Buzzi-Carminati

"Ai fini della sussistenza del delitto di associazione mafiosa, non è rilevante né il numero modesto delle vittime (che il tribunale ha indicato nel numero di 11) né il limitato contesto relazionale e territoriale. Non può escludersi il carattere mafioso della nuova associazione perché non sono elementi costitutivi di tale elemento né il controllo generale del territorio né una generalizzata condizione di assoggettamento e omertà della collettività. Nella associazione Carminati conferì la sua forza di intimidazione e Buzzi conferì l'organizzazione delle cooperative e il collaudato sistema di corruttela e prevaricazione". C'era la mafia nel “Mondo di mezzo”. A scriverlo nero su bianco sono i giudici della III Corte d’appello di Roma in 600 pagine delle motivazioni della sentenza del processo al cosiddetto “Mafia Capitale”, giunta lo scorso 11 settembre a carico di 43 imputati, tra cui l’ex Nar Massimo Carminati e il ras delle coop romane Salvatore Buzzi. La sentenza di appello fu clamorosa. Venne infatti ribaltata la sentenza di primo grado dello scorso 20 giugno che condannò a 20 anni di reclusione Carminati e a 19 Buzzi per associazione a delinquere, ma senza riconoscere in alcun modo il reato di associazione mafiosa, trattandosi per i giudici solo di corruzione e altri reati non collegati alla mafia. A seguito di quella decisione i giudici avevano revocato a Carminati il regime di carcere duro 416bis. Oggi invece la Corte d’appello che ha condannato i due imputati rispettivamente a 14 anni e mezzo e a 18 anni e 4 mesi parla di ”sistema collaudato” con l’aggravante mafiosa. Nella sentenza traspare il meccanismo di ricatto e attribuzione di appalti nella Capitale messo in essere dall’organizzazione capeggiata dai due colleghi in affari. Da un lato la “forza di intimidazione” esercitata dall’ex terrorista “Nero”, Massimo Carminati. Dall’altro un “collaudato sistema di tangenti” messo in piedi dall’ex ras delle cooperative rosse, Salvatore Buzzi. Il cosiddetto “sistema collaudato” era ”la risultante di due progetti espansionistici: quello di Carminati che, utilizzando la forza criminale del gruppo di Corso Francia e la sua capacità di intimidazione voleva inserirsi anche nel settore amministrativo e imprenditoriale di cui Buzzi era espressione e quindi accedere dai reati di strada al 'Mondo di Sopra' (come questo settore era stato da lui denominato nel suo manifesto programmatico). E il progetto di Buzzi che voleva utilizzare la fama criminale di Carminati e i rapporti di amicizia e la comune militanza politica che quest'ultimo aveva avuto in passato con persone della destra politica". Esponenti di destra che, si legge, ”avevano assunto nel Comune di Roma importanti responsabilità amministrative per rafforzare e implementare la sua posizione nel settore degli appalti pubblici". Questo disegno trovò terreno favorevole nei comportamenti dei numerosi politici e funzionari e di quelli compiacenti", aggiungono i giudici. I magistrati della corte d'Appello hanno inoltre annotato che le due teste dell’organizzazione "ebbero contatti ed esercitarono pressione per le nomine e i posti chiave dell'amministrazione Capitolina avendo interesse alla elezione e alla collocazione di soggetti affidabili nei ruoli decisionali". In particolare dalla lettura delle motivazioni della sentenza è emersa “la strategia di Buzzi, condivisa con Carminati, per assicurarsi una rete di rapporti e rafforzare le diverse modalità di infiltrazione” all’interno del Comune e della Regione “mediante l’erogazione di tangenti” e di “contributi elettorali” regolarmente registrati. Non solo. Dalle carte risultano anche “accordi tra partiti di maggioranza e di minoranza” siglati quando c’era da spartirsi la torta degli appalti, come le “pressioni” esercitate “per le nomine nei posti chiave” del Campidoglio. E ancora: "gli interventi per posizionare in ruoli strategici persone gradite sono significativi della forza prevaricatrice dell'associazione nei confronti dei pubblici amministratori, mentre l'eliminazione dei personaggi scomodi e non graditi è una forma di prevaricazione esercitata anche nei confronti degli imprenditori". In particolare Buzzi in alcune "situazioni di contrasto o difficoltà chiese espressamente l'intervento di Carminati per la sua forza di convincimento riconosciuta all'esterno. Carminati si inseriva quindi nel mondo imprenditoriale quando l'attività corruttrice di Buzzi non era sufficiente assicurandogli la soluzione dei casi più difficili e rilevanti con una provvista di violenza e capacità criminali". A seguito della pubblicazione delle motivazioni della sentenza del processo Mafia Capitale la sindaca di Roma, Virginia Raggi, ha commentato: “I criminali del Mondo di Mezzo agirono da mafiosi. Le motivazioni della sentenza di secondo grado confermano che quel sodalizio fece leva su intimidazioni e omertà per imporre le proprie regole, assoggettare imprenditori e uomini delle istituzioni. Voglio ringraziare i magistrati per la loro azione caparbia e incessante nel rivelare questo malaffare".

Foto © Imagoeconomia

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