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russia natodi Margherita Furlan
Si chiama Trident Juncture, ha preso il via il 17 ottobre e si concluderà il 7 novembre prossimo. 31 i Paesi coinvolti (29 membri della NATO, più i partners Svezia e Finlandia) che, con 50mila soldati, 65 navi, 150 aerei e 10mila veicoli militari, si stanno addestrando tra la Norvegia centro-orientale, i Paesi del nord Atlantico e i Baltici. E’ la più grande esercitazione militare dai tempi della guerra fredda. Il suo fine è simulare l’invasione della Norvegia da parte russa.
Rullo di tamburi dunque per l'articolo 5 dell'Alleanza atlantica, cosiddetto “clausola di difesa collettiva”, in base al quale un "attacco armato" contro uno o più Paesi alleati va considerato alla stregua di un attacco verso tutti i Paesi membri che quindi possono, secondo il diritto all'autodifesa sancito dall'articolo 51 della Carta dell'Onu, decidere le azioni necessarie per "ristabilire e mantenere la sicurezza", compreso "l'uso delle forze armate”.
Attualmente in Norvegia sono di stanza 330 soldati statunitensi, ma per Oslo non sono sufficienti. Washington ne invierà quindi altri 370 entro l’anno prossimo, nel nord del Paese, a poche centinaia di chilometri dal confine con la Russia. D’altronde, la russofobia non è mai mancata in Norvegia, dove già negli anni ’70 e ’80 “i bambini sono cresciuti con le esercitazioni scolastiche in caso di attacco russo”, mentre ora sulla piattaforma televisiva Netflix spadroneggia la seconda serie di “Okkupert” (Occupata), produzione norvegese a puntate (la più costosa di sempre per il Paese scandinavo, costa 10 milioni di euro) firmata dallo scrittore Jo Nesbø.
Dal Cremlino non tardano ad arrivare i primi preoccupati commenti. "L'escalation militare della NATO presso i confini russi non è passata inosservata”, ha commentato la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova. "Lo scopo dell'esercitazione è in realtà simulare un'offensiva" ha aggiunto il ministro della Difesa russa, Sergej Shoigu. Di diverso avviso il Segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, e l'ammiraglio della Marina militare USA, James Foggo, che sono accorsi ad ammorbidire i toni: "L’esercitazione, hanno dichiarato, serve a testare la prontezza di un alleato dell’Alleanza atlantica nel ripristinare la propria sovranità perduta in seguito a un’eventuale aggressione, non da parte di un Paese in particolare, ma da chiunque.”
Le preoccupazioni però riecheggiano in Europa, soprattutto dopo che il Presidente americano, Donald Trump, ha annunciato il ritiro degli USA dal Trattato INF sui missili a medio raggio e ha chiesto un nuovo accordo sul disarmo che comprenda anche la Cina. Il capo della diplomazia tedesca, Heiko Maas, esprime rammarico per la decisione di Washington, che, avverte, "ha messo l'Europa di fronte a questioni difficili". Non a caso, infatti, i missili contemplati dal Trattato vengono chiamati anche "eurostrategici": il loro raggio d'azione limitato li rende utilizzabili soltanto da o verso l'Europa.
I confini dell'arena sono già delineati dunque: i missili a medio raggio della Russia non raggiungeranno mai gli Stati Uniti, mentre quelli americani possono colpire la Russia soltanto se lanciati dal continente europeo. Non è un caso che gli USA abbiano trasferito, proprio in questi giorni, nella base aerea di Ramstein, in Germania, un centinaio di containers pieni di munizioni. Si tratta della più consistente spedizione di armamenti arrivata in Europa dal ’99, anno dei bombardamenti della NATO nella ex-Jugoslavia. "Queste sono munizioni reali per conseguire obiettivi concreti", ha dichiarato il sergente capo dell'86esimo squadrone munizioni della base aerea di Ramstein, Arthur Myrick.
"Gli Stati Uniti hanno recentemente dichiarato che la Russia si sta preparando alla guerra. Sì, la Russia si sta preparando alla guerra, lo confermo", ha dichiarato Andrej Belousov. Consigliere economico del Presidente russo, Vladimir Putin, ma, ha aggiunto, “c'è una grande differenza tra Russia e Stati Uniti: noi ci prepariamo alla guerra, loro, invece, la preparano”.
Dopo il rullo di tamburi e prima che sia troppo tardi non resta dunque che alzare le antenne e ascoltare i riverberi dei preparativi alla guerra che si propagano nell’etere del Pianeta Terra.

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