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processo aemilia schermodi Margherita Furlan
Oggi, martedì 16 ottobre, nelle aule del Tribunale di Reggio Emilia si celebra la 195esima udienza, l’ultima, del più grande procedimento giudiziario contro la ‘ndrangheta nel Nord Italia.
L’udienza odierna darà spazio alle dichiarazioni spontanee degli imputati. Successivamente, i tre giudici, Francesco Maria Caruso, Cristina Beretti e Andrea Rat, si ritireranno per scrivere la sentenza negli uffici della Questura reggiana, a tutela della loro sicurezza. La sentenza è attesa per i primi di novembre.
Iniziato nel marzo 2016, il maxi processo vede alla sbarra 148 imputati a 24 dei quali la Procura antimafia di Bologna - che conduce l’accusa con i pm Beatrice Ronchi e Marco Mescolini - ha contestato nuovi reati commessi a favore dell’associazione mafiosa direttamente dalle celle del carcere, fino a marzo del 2018. Nella requisitoria finale, il 22 maggio scorso, i due pm hanno chiesto più di 1.700 anni di carcere. Mentre a Bologna nel rito abbreviato oltre 300 anni sono già stati confermati in appello a altri 90 imputati che attendono ora il pronunciamento della Cassazione previsto per il 24 ottobre. Aemilia registra anche 45 parti civili, quasi 20mila pagine di intercettazioni e 1.300 testimoni. A 54 persone è contestato il capo uno di imputazione, il 416 bis, appartenenza ad associazione mafiosa. Tra queste, i capi e gli uomini della cosca Grande Aracri, stabilmente radicata nelle ricche province della pianura padana, anche attraverso il monopolio dell’edilizia locale.
Tre gli imputati che hanno deciso di collaborare, Giuseppe Giglio, Antonio Valerio e Salvatore Muto. Grazie a loro e ad altri pentiti, primo fra tutti Angelo Salvatore Cortese, ex braccio destro di Grande Aracri, è iniziato il processo Aemilia 92 sugli omicidi che in provincia di Reggio segnarono l’inizio della guerra per il controllo del territorio. In particolare, la testimonianza di Valerio nell’ultima udienza, svoltasi giovedì scorso 11 ottobre, sembrerebbe inchiodare i responsabili della cosca Grande Aracri, ma fuori in Emilia, ha dichiarato Valerio, “non è finito niente”. E le nostre città, ha sottolineato, restano “sotto scacco. La ‘ndrangheta è una holding in continua evoluzione e non saranno certo le condanne del processo Aemilia a mettere fine al suo radicamento a Reggio Emilia".

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