Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

10di Davide de Bari - Foto
Domenica da Perugia ad Assisi si è respirata aria di pace, fratellanza e sopratutto umanità. Cercando di dare un senso a queste parole, che troppo spesso, con le azioni quotidiane, non vengono capite e restano incompiute. Come lo dimostrano i numerosi teatri di guerra all’interno del mondo, ma anche i conflitti interni tra le varie posizione politiche. Sono state 100mila le persone accorse alla marcia che hanno cercato di riflettere e comprenderne il profondo significato. Un esercito di facce e di storie differenti. Giovani che con grande entusiasmo si sono divertiti nel segno della solidarietà e della libertà. La marcia non è stata solo una “sfilata”, si è cercato di creare un fronte della pace, che riesca ad agire nel cercare le soluzioni ai problemi della società contro i quali ci scontriamo quotidianamente. “Ho insistito tanto con gli organizzatori della marcia, perché abbia una dimensione politica. Perché altrimenti si marcia semplicemente facendo una scampagnata” ha detto Padre Alex Zanotelli, intervenuto sul palco a Santa Maria degli Angeli. Zanotelli ha detto che: “La prima cosa che chiediamo al Governo è che noi non possiamo accettare queste politiche migratorie, che per me e per noi sono razziste e xenofobe. Non possiamo fare dell’Italia un Paese razzista, non possiamo accettarlo”. “La seconda cosa che chiediamo - ha continuato il missionario congolese - è che ci sia una delegazione della Perugia-Assisi che ci risponda e ci dica perché l’Italia continua con la vendita delle bombe all’Arabia Saudita, che le usa per bombardare lo Yemen. L’ONU dichiara che lo Yemen ha la situazione umanitaria più disastrosa al mondo e noi ne siamo co-responsabili. C’è la legge 185 che vieta al Governo di vendere armi a Paesi che sono in guerra o dove i diritti umani sono violati”. E poi ancora: “La terza cosa che chiediamo è che una delegazione venga ricevuta dal Parlamento, dal presidente Fico e dai capi gruppo, e ci dicano perché l’Italia non vuole firmare il trattato sull’abolizione delle armi nucleari”. E proprio sul nucleare, Zanotenlli ha fatto una dura constatazione: “Il rischio è quello di un’olocausto”.
Padre Zanotelli non ha parlato solo dei conflitti internazionali, ma ha anche espresso vicinanza al sindaco di Riace (oggi agli arresti domiciliari con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e affidamento fraudolento diretto del servizio di raccolta dei rifiuti a due cooperative della zona), con le mani legate e un cartellone con scritto: “Arrestateci tutti, con Mimmo Lucano”. “Io non riesco a capire un paese che mette agli arresti domiciliari un uomo che ha fatto del bene, facendo rinascere il suo Paese, senza mettersi un soldo in tasca. - ha detto Zanotelli - Invece c’è gente che con i migranti ha fatto i quattrini. Ci sono i boss della ‘Ndrangheta, che dominano la Calabria, e non vanno in prigione. Loro devono andare in prigione non Mimmo Lucano”.
Il coordinatore della Tavola della Pace, Flavio Lotti ha lanciato dal palco un appello per il sindaco calabrese: “Al sindaco Mimmo Lucano, al modello Riace, noi chiediamo che venga dato il Nobel per la Pace”.
Alla marcia si è parlato anche della grave situazione che si vive a Gaza e nell’intero territorio. Luisa Morgantini, eurodeputata e attivista, ha detto che “noi tutti siamo responsabili” della situazione della Palestina. “E’ incredibile quanta terra è stata mangiata, quante vite sono andate perdute” ha continuato Morgantini, al fianco di due ragazzi di origini palestinese.


E’ arrivato poi il momento del Movimento internazionale Our Voice che ha messo in scena vari monologhi e balletti, all’insegna della denuncia contro le ingiustizie sociali. Da Francesca Morvillo, alla vita di un naufrago fino all’interpretazione di una donna stuprata, con il monologo “Inferno”. I giovani, con tanto entusiasmo, non si sono fermati ai minuti concessi sul palco, ma per tutta la durata della marcia hanno ballato e recitato per strada mettendo su un vero e proprio street show.
Acli, Arci, Anpi, Legambiente, Cgil, Cisl e Uil, Libera, Amnesty, Focolari, Donne contro la guerra, Emmaus, Pax Christi, Rete degli studenti medi, Funima International Onlus. Gruppi e associazioni e sigle, sindacati e partiti anche, ma senza insegne hanno partecipato a questo momento. Non solo. Ci sono stati 300 gonfaloni tra sindaci e governatori, con alcune personalità politiche e nessuna di governo. In compenso c’è stata la numerosissima partecipazione di studenti che da Udine a Palermo ci sono voluti essere. Immancabile la presenza di don Luigi Ciotti che sulla marcia ha detto: “Il cambiamento nasce dal basso, ma nasce prima ancora “da dentro”, dai cuori e dalle coscienze” e che “dobbiamo camminare non solo un giorno all’anno, ma ogni giorno e ora della nostra vita. La pace è la fatica di costruirla, è il cammino fatto per raggiungerla, è l’impegno profuso per difenderla e diffonderla”. E poi ancora: “La costruzione di società più giuste - capaci di abolire le guerre e le violenze, di affermare la dignità, il lavoro, i diritti di tutti - comincia da una diversa etica dello stare insieme e dello stare al mondo, Casa che non vuole padroni e sfruttatori, ma fratelli solidali e figli riconoscenti”.
Questa è stata la marcia dei giovani, perché sono loro che hanno portato quel clima di divertimento e di unità, indispensabile per la pace. Sono loro che con entusiasmo e gioia hanno portato le loro passioni, sentimenti, esprimendo ciò che sono; perché alla fine dei conti è proprio questo che permette di abbattere ogni muro, conflitto e guerra. Sono questi sentimenti che permettono di coltivare la pace attraverso la condivisione e il dialogo. Siamo noi giovani che possiamo dar valore alla parola pace, riempiendola del colore delle nostre emozioni. E proprio attraverso questo che si adempie e si realizza l’articolo 11 della nostra Costituzione Italiana “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.

Foto © ACFB

ARTICOLI CORRELATI

#PerugiAssisi: resilienza a oltranza per un mondo di pace

Il sindaco di Riace e la legge dell’umanità

Restiamo umani

Our Voice alla Perugia-Assisi per la Marcia della Pace

Guerra nello Yemen, gli assassini criminali sono anche italiani