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abramovich roman c ansadi Margherita Furlan
Le ultime vicende legate a Roman Abramovich sembrano fare capolino direttamente da “Soldi Sporchi”, famoso film thriller del 1998 diretto da Sam Raimi. Il proprietario del Chelsea è accusato dalle autorità svizzere di riciclaggio di denaro sporco, oltre che di rapporti con la criminalità organizzata. Con queste motivazioni, pubblicate dal gruppo editoriale Tamedia dopo una battaglia legale durata sette mesi, Berna ha negato la residenza in Svizzera al magnate russo. Il numero uno del club londinese, secondo le autorità elvetiche, infatti, rappresenterebbe una minaccia per la sicurezza pubblica e un rischio per la reputazione dell'intero Paese.
Non è tardata ad arrivare la replica da parte dell'entourage di Abramovich. "Ogni ricostruzione secondo la quale il mio assistito avrebbe rapporti con organizzazioni criminali e sarebbe autore di riciclaggio di denaro è del tutto falsa”, ha riferito Daniele Glasl, avvocato del tycoon, al Guardian, aggiungendo: “Chiediamo la correzione dei fatti alla polizia federale e all’ignota fonte responsabile della diffusione di informazioni confidenziali”.
A giugno scorso Berna aveva vietato ad Abramovich di trasferirsi nel villaggio Verbier, nel Canton Vallese sulle Alpi, dopo che Londra non aveva rinnovato il suo visto. Ora l’oligarca russo, che si dice essere “vicino” al Presidente Vladimir Putin, risiede in Israele e da lì osserva con un binocolo dorato gli andamenti del suo patrimonio stellare. Abramovich potrebbe provare a tornare in Gran Bretagna da israeliano ma per l’ottenimento della residenza Londra svolge un’indagine preliminare sulla fonte dei guadagni dei richiedenti e questo salvacondotto Abramovich, per qualche motivo, non l’ha ancora usato.
Tra gli acquitrini paludosi in cui sono cadute le relazioni tra Occidente e Russia, un segnale evidentemente è stato lanciato. Ad Abramovich come forse ad altri oligarchi che rendono felici le banche occidentali. Chi non è ingenuo, come spiega l’esperto di geopolitica Giulietto Chiesa, sa benissimo che “la movimentazione dei capitali è libera come è libero un topo in gabbia”.

Foto © Ansa

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