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piovra su quartieri g mutolodi Francesca Panfili
Dopo la morte di Riina e Provenzano, la reazione dei nuovi boss mafiosi palermitani è quella di decidere strategie e prendere decisioni attraverso riunioni allargate a cui partecipano esponenti dei diversi mandamenti. I protagonisti di queste riunioni condivise, che non hanno comunque nulla a che vedere con la vecchia commissione provinciale di Cosa nostra, sono spesso vecchi boss che dopo anni di detenzione stanno tornando via via in libertà, pronti a riprendersi il potere che avevano momentaneamente ceduto. Molti di loro sono rappresentanti famosi di famiglie affiliate alle cosche da moltissimo tempo. E sono proprio questi nomi illustri a preoccupare i magistrati.
Tra nuovi e vecchi boss che ora tornano in libertà si definiscono gli scenari della mafia di oggi e di domani.
Si tratta di nomi noti come quello di Calogero Lo Piccolo, figlio del barone di San Lorenzo Salvatore Lo Piccolo, che ora gira libero a Palermo.
Anche se la dinastia dei Lo Piccolo è stata decimata da arresti e condanne, il limite temporale di queste ultime e le recenti scarcerazioni di molti nomi noti dell'ambiente di Cosa nostra palermitana, definisce nuovi equilibri di potere che si instaurano sul territorio con nuove personalità che si affermano dopo che indagini e blitz delle forze dell'ordine agitano le acque della criminalità organizzata.
biondino giuseppeNel periodo del dopo Lo Piccolo, dentro Cosa nostra hanno preso il comando i Biondino. Giuseppe Biondino, figlio di Salvatore Biondino uomo di fiducia di Riina, è stato arrestato lo scorso gennaio. Come risulta dalle dichiarazioni del pentito Sergio Macaluso, capo mandamento di Resuttana, la nomina di Giuseppe Biondino a capomafia venne fatta da Giovanni Niosiche gli assegnò una zona orfana di uno dei capi più carismatici della mafia palermitana, Giulio Caporrimo. Quest' ultimo era uno dei fedeli della linea dei Lo Piccolo e a breve terminerà la sua pena detentiva.
Tra gli arrestati che verranno rilasciati a breve c'è anche Nunzio Serio, uno degli uomini che ha rappresentato la continuità con Caporrimo. Serio sarà rilasciato, nonostante la condanna in Cassazione ad oltre 16 anni di carcere che non verrà applicata per via della cosiddetta fungibilità della pena. Insieme a Nunzio Serio, Giulio Caporrimo e Calogero Lo Piccolo, vi sono anche Domenico Serio, Giuseppe Lo Verde e Massimo Troia che si spartiscono il territorio di San Lorenzo.
Analizzando la Cosa nostra dei Biondino, si possono ricostruire anche i reggenti dei vari mandamenti palermitani alla luce anche delle prossime scarcerazioni.
Il mandamento di Passo di Rigano (zona Uditore) ha Baldassare Migliore come figura predominante. Migliore è l'imprenditore del settore movimento terra che fu tra gli arrestati dell'operazione Perseo, un blitz che nel 2008 impedì il tentativo di convocare ancora la commissione provinciale di Cosa nostra. Migliore ha instaurato nel tempo rapporti con Biondino ed ha partecipato alla sua nomina come capomafia di San Lorenzo, decisa durante un incontro a cui parteciparono anche diversi esponenti di altri mandamenti come Filippo Bisconti di Belmonte Mezzagno e Giuseppe Sansone dell’Uditore, oggi entrambi liberi.
Da questa nomina congiunta di esponenti legati a mandamenti diversi, si comprende come il paradigma mafioso di Cosa nostra propenda sempre più verso la collegialità decisionale legata ad intrecci tra famiglie appartenenti a territori diversi che si riuniscono per scegliere il boss di San Lorenzo.
Negli ultimi anni sono tornati in Italia molti di coloro che sono scappati alla carneficina corleonese degli anni ‘80. È rientrato in Italia dagli Stati Uniti Tommaso Inzerillo che è sfuggito all'accusa di ergastolo in America per l'omicidio di due suoi parenti. Dopo la scarcerazione, nel 2005 fu di nuovo arrestato nell'ambito dell'operazione Gotha.
Tra i vecchi nomi che ritornano dal passato vi è quello di Salvatore Greco che nel 2008 è stato coinvolto nell'ambito di un provvedimento a carico di Rosario Inzerillo, storico boss di Passo di Rigano.
A Resuttana sono di nuovo liberi anche Sergio Giannusa e Gaetano Scotto. Il primo fu uno degli uomini di Salvatore Fidanzati, boss dell'Acquasanta mentre Scotto fu uno degli uomini che fece da ponte, anche nella strage di via d'Amelio, tra i vertici di Cosa nostra e i servizi segreti deviati, stando alle dichiarazioni dei pentiti.
Sempre nel mandamento di Resuttana, emerge dalle informative il nome di Giuseppe Corona, condannato da giovane per l'uccisione di un coetaneo. Suo padre venne ucciso nei contrasti tra cosche. Oggi per le forze dell'ordine Giuseppe Corona risulta essere una figura da inquadrare. Da recenti indagini risulterebbe essere infatti l'uomo degli investimenti appartenente al potentato mafioso dei Madonia.
Tra gli scarcerati appartenenti alla zona Tommaso Natale, Resuttana e Acquasanta vi sono anche Stefano Scalici, Salvatore Castiglione, Antonino Tarantino e Antonino Caruso. Ha terminato il suo periodo di detenzione anche Francesco Di Pace, l'uomo che si occupava del business dei maxischermi pubblicitari a Palermo per conto dei Lo Piccolo.
nicchi gianniDall'inizio del 2017 ad oggi sono stati rilasciati anche un gruppo di boss arrestati nel 2011 nell'ambito delle indagini sulla latitanza di Gianni Nicchi tra cui vi sono Vincenzo Annatelli, Giovanni Tarantino, Giuseppe Zizo e Mariano Morfino.
Anche Giuseppe Bellino a breve verrà scarcerato, così come Filippo Burgio, proprietario di una concessionaria di motociclette trasformata nella stazione di posta usata per la latitanza di Gianni Nicchi.
Sono tornati liberi anche molti di coloro che furono condannati nell'ambito del processo Gotha tra cui Gaetano Badagliacca e Pietro Badagliacca di Rocca Mezzomonreale, Settimo Mineo e Carmelo Cancemi di Pagliarelli.
A Bagheria è oggi ai domiciliari Giuseppe Scaduto detto ‘Pino’, altro nome noto con un passato importante alle spalle.
È libero per fine pena anche Gregorio di Giovanni capo di Porta Nuova, accusato di essere stato il mandante dell'omicidio Fragalà. Nel corso degli anni il mandamento di Porta Nuova è stato al centro di tensioni ed intrecci familiari che hanno portato all'omicidio di Giuseppe Dainotti e Giuseppe Di Giacomo.
Nella zona di Palermo centro, invece, si fa avanti Gaspare Rizzuto, genero di Emanuele Lipari.
Intanto Nicola Milano ha terminato il periodo detentivo e al Borgo è oggi libero Gaspare Parisi che un tempo deteneva la cassa della famiglia mafiosa a cui apparteneva.
Tra gli scarcerati di peso tra Villagrazia e Santa Maria di Gesù ci sono Salvatore Adelfio, Francesco Guercio, Sandro Capizzi, Massimo Mancino, Girolamo Rao e Ignazio Traina.
Capizzi era il boss di Villagrazia che, condannato all'ergastolo, fu scarcerato per problemi di salute. Insieme a Giovanni Adelfio era uno di coloro che volevano convocare la Commissione Provinciale di Cosa nostra non più convocata dal giorno della cattura di Riina. A questa riunione avrebbero dovuto partecipare vecchi boss tra cui Pino Scaduto ed altri oggi di nuovo in circolazione.
Tra loro ci sarebbe stato anche il boss di Brancaccio Lo Nigro, da un anno latitante poi arrestato perché in possesso di un documento fasullo.
guttadauro giuseppeA Brancaccio invece sono liberi Fabio Scimò, Maurizio Difede, Angelo Vinchiaturo e Giuseppe Guttadauro. Quest'ultimo è il medico che nel 2001 parlando con un collega diceva chiaramente che dell'omicidio dalla Chiesa “chi cazzo se ne fotteva di ammazzarlo” e che “E perché glielo dovevamo fare questo favore...”. Giuseppe Guttadauro, oltre ad essere il fratello del cognato di Matteo Messina Denaro è stato il perno delle inchieste che hanno coinvolto l’ex assessore Mimmo Miceli e l’ex presidente della Regione Salvatore Cuffaro. Quest' ultimo oggi vive a Roma così come Benedetto Gragnano, fratello dei due boss stragisti.
Alla Noce hanno terminato la pena Guglielmo Ficarra, Francesco Sciarratta e Salvatore Alfano. Tra i vecchi capi carismatici oggi si trova ai domiciliari Franco Picone mentre Fabio Chiovaro oggi è a capo del mandamento della Noce.
Tra gli scarcerati noti della provincia, a Prizzi vi è Masino Cannella, vecchio consigliere di Provenzano, il nipote settantenne di Totò Riina, Giovanni Grizzaffi e Cosimo Michele Sciarabba.
Nuovi e vecchi nomi si intrecciano nell'egemonia dei mandamenti di Palermo e provincia.
Lotte di potere per conquistare o riaffermare l'egemonia seguitano anche oggi che i vecchi boss ritornano liberi e nonostante la pena e il carcere rimangono tali perché da Cosa nostra si esce solo perché ci si pente o si muore e questo la storia lo insegna. E i mafiosi scarcerati che non si pentono dopo poco vengo subito riarrestati.
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In foto dall'alto verso il basso: dipinto di Gaspare Mutolo, il boss Giuseppe Biondino, il latitante Gianni Nicchi e il boss Giuseppe Guttadauro

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