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cutro ignazio9Solidarietà e sostegno al testimone di giustizia
di AMDuemila
E' stata revocata quest'oggi la protezione per il testimone di giustizia Ignazio Cutrò. L'imprenditore Bivonese divenuto testimone di giustizia nel 2006, è stato sottoposto assieme alla famiglia, dal Ministero degli Interni ad un programma speciale di protezione in reazione alle minacce dei clan per aver denunciato i suoi estorsori. In particolare i Carabinieri avevano intercettato due soggetti i quali, riferendosi all'imprenditore Cutrò avrebbero detto: “Appena lo Stato si stanca... che gli toglie la scorta poi vedi che poi...”. Negli atti giudiziari è scritto chiaramente che ad essere intercettato sia: “Un soggetto ritenuto a capo della famiglia di San Biagio Platani, il quale - conversando con un allevatore del posto - parlava di Ignazio Cutrò e spiegava come il boss di Bivona si sia trovato al centro di questioni giudiziarie per colpa del testimone di giustizia'". E poche settimane fa sono stati scarcerati proprio alcuni degli aguzzini del testimone di giustizia, per questo la revoca di protezione decisa dall'Ufficio Centrale Interforze per la Sicurezza Personale del Ministero dell'Interno ed il Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza hanno destato preoccupazioni per Cutrò e famiglia. “Io non dico agli altri di non denunciare, - commenta Cutrò - e comunque continuerò ad incontrare gli studenti nelle scuole. Dico solo che se dovessi tornare indietro non lo rifarei perché mi sento tradito dallo Stato che mi ha pugnalato alle spalle”. Sulla questione è intervenuto Giuseppe Carini, testimone di giustizia e collaboratore fidato di don Pino Puglisi, parroco di Brancaccio, ucciso da cosa nostra il 15 settembre del 1993, che ha affermato “Il Ministero degli Interni con questa decisione ha di fatto dato un colpo mortale a quanti con coraggio civile hanno denunciato la violenza e prepotenza mafiosa. - Prosegue Carini - Credo che da domani molti imprenditori e commercianti ci penseranno settanta volte sette prima di denunciare. Chi mai metterà a rischio la vita della propria famiglia se lo Stato si stanca di proteggerti? Il caso Cutrò farà, ahimè, da esempio tra gli imprenditori e commercianti di non fidarsi di chi oggi nelle Istituzioni ti da una pacca sulla spalla al momento della denuncia per poi pugnalarti alla schiena quando hai finito di testimoniare nei processi. Pensando alla famiglia di Ignazio Cutrò commercianti e imprenditori penseranno che sono stati spremuti e gabbati e alcuni sono stati persino barbaramente assassinati come Domenico Noviello e Lea Garofalo”. Anche la segreteria generale del Comitato Nazionale Lavoratori 'Cobas/Cobir' ha espresso solidarietà all'imprenditore agrigentino “Siamo seriamente preoccupati per la notizia sulla decisione del Ministero degli Interni. Auspichiamo che l'Ufficio Centrale Interforze per la Sicurezza Personale possa rivedere la propria decisione - concludendo - Chi testimonia nei processi contro la mafia deve essere tutelato al massimo anche per offrire a tutti l'esempio di uno Stato che vuole garantire il cambiamento e la fine del fenomeno mafioso”.

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