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Tanti “non ricordo” al processo sulla latitanza dell’ex deputato

"Non sono a conoscenza dei rapporti tra Matacena e Scajola o tra lui e Dell'Utri". Così l’ex premier, Silvio Berlusconi, ha dichiarato rispondendo alle domande dei legali e del pm Giuseppe Lombardo, deponendo come teste nel processo “Breakfast” a carico dell'ex ministro Claudio Scajola accusato di avere favorito la latitanza dell'ex deputato di Forza Italia Amedeo Matacena, latitante a Dubai dopo una condanna per concorso esterno in associazione mafiosa.
Una deposizione che si è tenuta nell’aula bunker di Reggio Calabria e che è arrivata proprio nel giorno in cui il Tribunale di Milano lo ha rinviato a giudizio nuovamente per il caso Ruby ter. Il suo esame è durato per poco più di un'ora davanti ai giudici del Tribunale di Reggio Calabria e non è stato privo di difficoltà, non solo per i numerosi “non ricordo”.
Il leader di Forza Italia non ha voluto che le telecamere riprendessero il suo volto durante la deposizione (“Preferisco di no. Faccio un mestiere che è la politica per cui preferisco non essere ripreso”) e già in avvio si è giustificato con i giudici per le difficoltà di udito (“si è rotta la pressione all’interno dell’aereo, durante il volo io e i miei collaboratori abbiamo avuto qualche problema alle orecchie e rischio di non sentire bene le vostre domande”).
Più volte legali e pubblica accusa hanno dovuto ripetere le domande al teste ma la “memoria” è sempre difettosa. “Non so”; “Non ricordo”; “Non saprei dire di chi sta parlando”.

Matacena chi?
Addirittura su Matacena il “prode” B. ha anche detto di sapere a stento chi sia. “Non mi ricordo quando ebbi a conoscere Matacena. Non ho mai avuto occasione di scambi, di pensieri o opinioni con questo signore - ha detto rispondendo alle domande del procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo e del presidente del Tribunale di Reggio Calabria, Natina Pratticò- Evidentemente non è mai stato un protagonista della nostra parte politica, il suo nome mi è praticamente sconosciuto”. E poi ha aggiunto: “Non so che lavoro fa e non ho un ricordo di come fosse stato messo in lista. Non saprei dire nulla né delle sue attività legislative, né di quelle imprenditoriali”.
Ugualmente Berlusconi non ha saputo dire nulla del perché fu impedito a Matacena di candidarsi nel 2001 quando fu coinvolto nell’inchiesta “Olimpia” per concorso esterno con la ’ndrangheta: “Non ho nessuna conoscenza di fatti e di eventuali motivazioni che avessero portato Scajola a decidere un’esclusione del signor Matacena dalle liste”. Certo è che Matacena non fosse uno sconosciuto per i vertici di Forza Italia ma B. ha scaricato tutto su Scajola, allora coordinatore del giovanissimo partito: “Tutto passava da Scajola, che era il coordinatore nazionale di Forza Italia” ha detto ai giudici.
L’elenco dei “soliti ignoti” si è poi completato con il suo ex sottosegretario, Giuseppe Pizza (“Non lo ricordo”), con il suo senatore, Vincenzo Speziali (“Non ricordo di averlo conosciuto”), e con il nipote omonimo di quest’ultimo, che sognava una candidatura in Forza Italia. “Qualche tempo fa - ha riferito in aula riferendosi a quest’ultimo -  questo signore mi ha mandato una email, dicendo di essere coinvolto in un procedimento penale, ma assicurando - su non so bene quali basi - che ne sarebbe uscito pulito e pronto a tornare a fare politica con Forza Italia, ma io non ho nessun ricordo di lui”. Speziali jr è colui che di recente ha patteggiato un anno di pena per l’accusa di aver favorito la latitanza di Matacena in Libano.

Dell’Utri e la “fuga” verso il Libano
Al netto di tanti “sconosciuti” l’ex premier non si è potuto trincerare dietro al “non ricordo” sulla conoscenza di Scajola o di Marcello Dell’Utri, cofondatore di Forza Italia in carcere per concorso esterno in associazione mafiosa. E B. ha risposto alle domande sulla latitanza di Dell’Utri in Libano apostrofando quell’idea come “una cosa di una stupidità assoluta”. Quindi ha spiegato: “Non ho avuto comunicazione da Dell’Utri della sua volontà di andare a Beirut. Mi sembrava difficile attribuire a una volontà di fuga quella di andare in Libano per una persona che conosce la politica e la giustizia. Avrebbe dovuto sapere che c’è un trattato di estradizione. Tra l’altro si è fatto prendere in un albergo di lusso”.
Durante l’esame in più occasioni il riferimento al Libano è comparso nelle domande del pm dato che, secondo l’accusa, Scajola si era attivato per aiutare la moglie di Matacena, Chiara Rizzo anche lei imputata, per favorire il trasferimento del marito da Dubai a Beirut. Da qui la domanda del pm se Berlusconi fosse a conoscenza di quali reati fossero contemplati nel trattato. Domanda alla quale il leader di Forza Italia ha risposto sostenendo di non avere approfondito l’argomento.

L’incontro con Gemayel
Altro tema ha riguardato la conoscenza con il Presidente Amin Gemayel. Berlusconi ha detto di averlo incontrato una sola volta, insieme a Scajola: “Pur non essendo più primo ministro ero comunque il personaggio più in vista della politica italiana e il numero uno dell’imprenditoria, e molti ci tenevano a incontrarmi”. Ma anche in questo caso il ricordo è “labile”: “Solo controllando le agende mi sono reso conto di averlo ricevuto a colazione. Alla luce della presenza di Scajola suppongo sia stato lui a sollecitare l’incontro”.
Ovviamente B. non è riuscito ad approfondire gli argomenti che furono trattati con il Presidente Gemayel ma ha ricordato che questi “voleva ricandidarsi alla presidenza del Libano ed era interessato a conoscere gli argomenti da me utilizzati in campagna elettorale. Poi voleva avvicinarsi alla mia grande famiglia della democrazia europea di cui Forza Italia fa parte, il partito popolare

Scontro Telekom Serbia
Durante la deposizione non sono mancati anche i momenti di tensione come quando il pm Lombardo ha chiesto a Berlusconi se il suo governo si fosse mai occupato di Telekom Serbia. Una domanda che aveva ad oggetto una intervista fatta nel 2015 ad Amedeo Matacena in cui parlava di tangenti. Il pm Lombardo ha spiegato la domanda con la necessità di capire se la latitanza di Matacena abbia punti di contatto con quella di Marcello Dell'Utri alla luce dell'intervista di Matacena. Tuttavia è stata respinta dal tribunale dopo l’opposizione delle difese.

Foto © Ansa

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