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Intanto il pg di Palermo solleva un conflitto di competenza

Si deciderà dopo le elezioni il futuro dell’ex senatore Marcello Dell’Utri, condannato a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa. La Corte d'appello di Caltanissetta ha rinviato all'8 marzo la decisione sull'eventuale scarcerazione e sulla revisione del processo nei confronti dell'ex deputato e cofondatore di Forza Italia.
Una decisione maturata dopo che la Corte d'appello di Palermo, dando seguito alla “denuncia” (termine tecnico) effettuata dal sostituto procuratore generale di Palermo Giuseppe Fici, ha inviato una "segnalazione" sollevando di fatto un conflitto di competenza. Di fatto i giudici del capoluogo siciliano ritengono che i legali di Dell'Utri abbiano effettuato la medesima richiesta a due Corti diverse pertanto chiedono ai colleghi nisseni di valutare la propria competenza e al tempo stesso pone la questione pure all'organo superiore, la Cassazione, che potrebbe dirimere l'eventuale controversia stabilendo quale dei due giudici sia competente. Al tempo stesso i legali di Dell'Utri potrebbero rinunciare a una delle due istanze e rivolgersi a una sola delle due Corti d'appello.
La corte d’appello di Caltanissetta, oggi avrebbe dovuto decidere sulla richiesta di sospensione dell'esecuzione delle pena presentata dal Procuratore generale Sergio Lari e il sostituto Antonio Patti, il mese scorso. Il legale di Dell’Utri, l'avvocato Francesco Centonze, ha dunque chiesto un termine per pronunciarsi sulla questione con i giudici che hanno rinviato all’8 marzo.
La richiesta di scarcerazione e revisione trae spunto dalla sentenza della Corte Europea dei diritti dell'Uomo (Cedu) che, tre anni fa, sostenne che l'ex numero tre del Sisde Bruno Contrada, condannato come Dell'Utri per concorso in associazione mafiosa, non doveva essere processato, in quanto all'epoca dei fatti a lui contestati, cioè prima del '92, il reato "non era sufficientemente chiaro". Lo sarebbe diventato solo nel 1994 con la sentenza Demitry, che tipizzava per la prima volta quella inedita fattispecie nata dall’unione dell’articolo 110 (concorso) e 416 bis (associazione mafiosa) del codice penale.
La pronuncia di Strasburgo, a luglio scorso, dopo una lunga battaglia giudiziaria, è stata "recepita" dalla Cassazione che ha dichiarato “ineseguibile” ed “improduttiva di effetti” la condanna di Contrada.
Anche Dell’Utri, ritenendo che il suo caso sia sovrapponibile a quello di Contrada con la condanna che diverrebbe illegittima, si è rivolto alla Cedu ma quest’ultima non si è ancora pronunciata.
Nelle scorse settimane gli avvocati dell’ex senatore si erano visti respingere dal tribunale di sorveglianza di Roma un’istanza di differimento della pena per il loro assistito per motivi di salute.
Gli avvocato dell’ex fondatore di Forza Italia hanno dunque provato la strada dell’incidente di esecuzione davanti alla corte d’appello di Palermo sostenendo l’immediata applicazione del verdetto Cedu al loro assistito. Ma l’istanza, che conteneva la richiesta di sospensione della pena, è stata respinta. Anche la Cassazione ha detto “no” nel momento in cui i legali hanno fatto ricorso, indicando però la strada di revisione, cosa che ha portato a presentare la richiesta del processo davanti ai giudici di Caltanissetta che oggi hanno deciso solo un rinvio per fare interloquire il legale di Dell'Utri, l'avvocato Centonze, secondo cui vi sarebbe un'insussistenza del conflitto.
Alla prossima udienza la corte potrà o sospendere in attesa di una pronuncia della Suprema Corte sul conflitto o decidere sulla revisione. La difesa alle scorse udienze ha sostenuto che la sentenza Cedu su Contrada sia immediatamente applicabile al caso Dell'Utri e ha chiesto dunque l'annullamento della condanna e la scarcerazione dell'imputato. La procura generale di Caltanissetta, pur chiedendo la sospensione della pena per l’imputato, ha chiesto l’inammissibilità della revisione.

Foto © Ansa

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