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mutolo gaspare c afp alberto pizzolidi Aaron Pettinari
“Per quella serve un vero impegno della politica”

“Riina? Una persona malvagia che viveva di inganni, tradimenti e morte”. Gaspare Mutolo, ex mafioso del mandamento di Partanna-Mondello ed ex autista del boss corleonese, da noi raggiunto, descrive così il Capo dei capi, deceduto ieri. “Io non posso dire che sia stato una brava persona in assoluto perché così facendo mancherei di rispetto a tutti quei familiari vittime di mafia che hanno avuto uccisi padri, figli o fratelli a causa sua. Quello che ho detto ieri in un incontro con la stampa estera era riferito a quanto è successo a me, in maniera personale. Negli anni Sessanta mi disse di star vicino a Saro Riccobono e così facendo, in qualche modo, mi ha salvato la vita. Poi ho spiegato quel che ho sempre detto, cioé che sembra umile ma è un serpente. Un demonio, molto furbo che ha fatto una carriera criminale grazie ad inganni e tradimenti. E’ quel modo di fare che ha portato alla rovina. Non c'era bisogno di uccidere tutte queste persone. Proprio per la delusione che ho avuto da Cosa Nostra ho deciso di parlare con il giudice Falcone”.

La domanda che in molti si fanno dopo la morte di Riina è: cosa accadrà in Cosa nostra?
“E’ ovvio che ci saranno dei cambiamenti. Tuttavia sono convinto al cento per cento che il coordinatore di Palermo non possa essere Matteo Messina Denaro. Nella storia della mafia mai un trapanese o un catanese hanno avuto un ruolo di questo tipo. Certo resta un personaggio importante, ha tante conoscenze anche in ambito istituzionale ma al massimo può essere uno che dà consigli ai palermitani, vista la sua storia. Storicamente è sempre Palermo che porta la bandiera”.

Qualcuno ha detto che la mafia, con la morte di Riina, è stata sconfitta. Lei cosa pensa?
“La mafia verrà sconfitta nel momento in cui lo Stato vorrà sconfiggerla. In questo momento non vedo grandi manovre. Lo Stato ha reagito quando è stata colpita dalla furia delle stragi, quando hanno ammazzato Falcone, Borsellino e prima anche altri magistrati e uomini delle forze dell’ordine. Lì lo Stato ha fatto qualcosa per combattere la mafia, con leggi dure come il 41 bis o la legge sui pentiti. Ma serve molto di più. Devono essere tagliati certi fili. Io lo dissi a Falcone quando lo incontrai la prima volta: ‘Io voglio parlare in maniera diversa rispetto Buscetta, Contorno e Mannoia. Io devo cominciare da Roma a salire. Dal suo ufficio fino alla Cassazione e il Parlamento’. In quell’occasione gli parlai anche del giudice Carnevale”. Da allora sono cambiate diverse cose però oggi non vedo più l’impegno della politica. Servono nuove leggi e a quei politici che sono complici e collaborano con la mafia devono togliere i beni come ai mafiosi. Solo se ci saranno le stesse pene, forse, ci sarà un nuovo cambiamento”.

Foto © AFP / Alberto PIZZOLI


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