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Si è parlato anche delle ritrattazioni di Scarantino prima della sentenza del Borsellino bis. Nelle occasioni in cui ho interrogato Scarantino in fase di indagine e dibattimento, non mi ha mai fatto cenno di essersi inventato alcunchè o di essere stato indotto da chicchessia a dire qualcosa. L'ho già riferito nella testimonianza a Caltanissetta: ho letto che lo stesso Scarantino, interrogato al dibattimento, ha detto che siccome il dottor Di Matteo manteneva un atteggiamento assolutamente formale e distaccato lui non gli ha mai detto questo. Addirittura ha detto – e ho dovuto smentirlo – che lui non aveva mai nemmeno telefonato all'utenza in uso al dottor Di Matteo per lamentare i modi in cui veniva gestita la protezione. L’ho smentito perché qualcuno aveva dato il numero dei sostituti procuratori a Scarantino, e in un'occasione ho ricevuto nella segreteria telefonica 8 chiamate di seguito da parte di questo soggetto che diceva di voler tornare a Pianosa perché erano state disattese le promesse fatte dagli organi di polizia deputate alla protezione sua e dei suoi familiari e sulla possibilità di trovare un posto di lavoro.
Scarantino a me non ha mai detto nulla. Io non ho mai autorizzato, né mai ho letto un'autorizzazione di un magistrato, a colloqui investigativi della polizia con Scarantino o con altri collaboratori di giustizia. Sono venuto recentemente a sapere dalle cronache del processo Borsellino quater che addirittura prima dell’interrogatorio del 24 giugno 1994 erano stati autorizzati da altri magistrati colloqui investigativi con Scarantino, svolti credo dal dottor La Barbera, quindi prima del primo interrogatorio.
Sulla ritrattazione di Scarantino ricordo bene che nell’ultima fase chiese e ottenne di essere risentito, e nell'aula bunker di Como affermò di essersi inventato tutto. In quella circostanza accusò i magistrati, e anche me – mentre ora afferma di non avermi detto niente – di averlo costretto a dire quelle cose. Sulla base di questo non interrogammo più Scarantino, perchè siamo stati indagati un'altra volta dalla Procura di Catania, almeno immagino, perchè non ho avuto contezza di una mia iscrizione nel registro degli indizi di reato, poi ho letto sulla stampa di una richiesta di archiviazione.

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In fase di requisitoria dovevamo fare le nostre valutazioni sulle ritrattazioni di Scarantino. Sulla sua collaborazione l'avevamo già fatta, dicemmo che era attendibile solo molto parzialmente, che non l'avremmo mai usato per chiedere una condanna senza altri autonomi elementi di prova, e così abbiamo fatto. La Corte, sulla base di elementi oggettivi, ha ritenuto che la ritrattazione, veritiera o meno, fosse stata illecitamente indotta. Noi avevamo la prova attraverso le dichiarazioni di un sacerdote di Modena, don Neri, che nei giorni precedenti a quella ritrattazione Scarantino era stato avvicinato da familiari suoi e di altri imputati nella località protetta dove viveva in Emilia Romagna. Ma soprattutto, intercettando l'allora latitante Gaetano Scotto, dall'ambientale a casa della moglie Cosima D'Amore, ci accorgemmo che alcuni avvocati, alcuni oggi parti civili nel quater – quelli che pensano che tutti i misteri siano legati esclusivamente alla vicenda iniziale di Scarantino – avevano chiesto soldi anche al latitante e alla moglie così da farli pervenire a Scarantino per ritrattare. Ci sono delle parole di D'Amore Cosima che hanno fatto scrivere ai giudici della Corte d'Assise nella motivazione della sentenza di via d'Amelio bis: “Si trae dall'anomalo comportamento che questa Corte ha potuto verificare con riferimento al disposto esame di Basile Rosalia, moglie di Scarantino Vincenzo, ma soprattutto si trae dalle intercettazioni e dai pedinamenti compiuti nei confronti di D’Amore Cosima, moglie dell'imputato Scotto Gaetano, intercettazioni e pedinamenti dalle quali emerge in modo assolutamente inequivoco l’impegno di carattere economico richiesto ai familiari di un imputato latitante per offrire a Scarantino Vincenzo le garanzie anche di assistenza processuale a lui richieste nonché, a seguito di apposito servizio di osservazione, un anomalo intervento nella vicenda al di fuori dell'ordinario ambito processuale da parte del difensore di Scotto Gaetano, avvocato Giuseppe Scozzola”.
Questi sono i fatti. Se qualcuno ha depistato via d’Amelio andatelo a cercare in chi ha condotto le indagini che hanno portato all'arresto di Scarantino. Se qualcuno in dibattimento ha creduto a Scarantino, ricordate che quei pm citati in causa – io parlo per me – per metà degli accusati di Scarantino hanno chiesto l’assoluzione e per gli altri hanno chiesto la condanna sulla base di altri. Se qualcuno si lamenta del fatto che 7 posizioni sono state revisionate, bisogna ricordare che la stessa Corte di primo grado ne aveva assolte 6.   

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