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niceta angelo 500di Aaron Pettinari
“Attendono il parere del Procuratore Nazionale Antimafia Roberti? Andremo anche da lui”

Tanta rabbia ed una fermezza ad andare avanti con lo sciopero della fame, che prosegue ormai da quaranta giorni. Angelo Niceta, giunto oggi a Roma accompagnato dal suo avvocato, Rosalba Vitale, e da una delegazione di cittadini, è stato ricevuto dall’Onorevole Filippo Bubbico, vice ministro dell’Interno e presidente della Commissione Centrale per la definizione e applicazione delle speciali misure di protezione. L’intento era quello di far inserire nell’ordine del giorno dei prossimi giorni proprio il caso Niceta ma non ci sarebbe il modo in quanto, a detta del viceministro, mancherebbe ancora un parere. “Mi stanno facendo arrabbiare ma io non mi piego. - ha commentato Niceta, raggiunto al telefono - In un primo momento mi è stato chiesto di accettare provvisoriamente lo status di collaboratore di giustizia, quindi mi è stato detto che per intervenire come Commissione è necessario anche il parere del Procuratore nazionale antimafia Franco Roberti che si aggiungerebbe a quello del Procuratore capo di Palermo Franco Lo Voi e del Procuratore generale Roberto Scarpinato che hanno già richiesto il riconoscimento dello status di testimone di giustizia. Questo balletto delle responsabilità è straziante ma non  voglio mollare. Quindi domani andremo con il mio avvocato da Roberti per sollecitare questa presa di posizione”. Bubbico nei giorni scorsi aveva lasciato intendere che vi fosse la possibilità di riaprire il caso su istanza della Procura di Palermo adesso, però, si è in attesa di un nuovo passaggio. “Qualora accettassi lo status di collaboratore di giustizia dovrei restare nel silenzio e non potrei denunciare più nulla. Per questo ho rifiutato ancora questa proposta. Io voglio sapere perché c’è stato questo cambio di status e chiedo aiuto a quelle istituzioni che dovrebbero proteggere me e la mia famiglia. Finché non avrò risposte non posso che proseguire”.
Niceta è anche intervenuto durante il programma di Radio Rai Uno, “Restate scomodi” dove ha ribadito: “Mi sento abbandonato non da tutto lo Stato ma da una parte. Perché nonostante i magistrati della Procura di Palermo, già all’inizio del mio percorso, hanno espresso chiaramente che ero da considerare come un testimone di giustizia, mi è stato cambiato quello status. E tutt’oggi nessuno mi ha spiegato il motivo perché ciò è avvenuto. Io non sono un pentito. Non ho procedimenti per mafia aperti nei miei confronti”.

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