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 MG 9656di Miriam Cuccu - Fotogallery
Gli studenti incontrano i familiari delle vittime di mafia

L’ingresso a Capaci è un viale di cartelloni colorati: appesi agli alberi i nomi delle vittime di mafia, alternate a frasi come “la legalità è libertà”, “il silenzio è mafia” o “la mafia uccide il futuro dei bambini”. Ed è il ricordo di Claudio Domino, Giammatteo Sole, Antonio Montinaro, Paolo Borsellino ad essere raccontato dai familiari delle vittime agli studenti dell’Istituto di Istruzione superiore “U. Mursia” di Carini, a ridosso dell’anniversario della strage che ha preso il nome a questo paese affacciato sul mare. 25 anni dopo è il valore della memoria e dell’impegno ad essere il fulcro dell’incontro a Palazzo Pilo, moderato da Francesca Mondin, redattrice di Antimafia Duemila. Una memoria che deve essere anche conoscenza, per coltivare la partecipazione attiva. “Il nome di Capaci è noto in tutto il mondo, la punta dell’iceberg per poter ricominciare con la lotta alla mafia. Molte persone diedero la vita sulle orme dei due magistrati. E voi avrete il coraggio di continuare questa lotta?” ha domandato agli studenti Antonio Domino, padre del bambino che, a soli 11 anni, fu ucciso da Cosa nostra. “La mia generazione ha fallito, ora è compito vostro cercare di mettere ordine nel mondo. E’ importante come vi comporterete dentro la società, che impediate a chiunque di sottrarre la vostra libertà”.


A testimoniare il loro personale modo di combattere la mafia, attraverso il canto, il ballo e la recitazione, è stato il giovane movimento “Our Voice”. “Qualsiasi percorso intraprendiate domani - ha ricordato agli studenti Brizio Montinaro, fratello dell’agente di scorta Antonio Montinaro ucciso a Capaci - sappiate che ci sarà una scelta da fare” perché “la fame di lavoro oggi in Italia può portare a dei pericolosi tunnel” di cui poi approfitta la mafia, votata ai “meccanismi di incremento dell’accumulo di denaro”, in particolare “nell’economia e nell’alta finanza”.
Ricordando il dolore della perdita del figlio, e che “non esistono vittime di mafia di serie A o B”, Antonio Domino ha aggiunto: “Invece di scappare abbiamo deciso di restare a Palermo e dare l’esempio di come si affrontano le cose”. “Quando Claudio è stato giustiziato da un colpo di pistola è cominciata la nostra tragedia” ha continuato Graziella Acetta, mamma di Claudio Domino. “Avendo ancora due figli, continuai a fare la madre accantonando il mio dolore. La sera, però, urlavo in silenzio di fronte al suo lettino vuoto. L’anno scorso, a trent’anni dall’omicidio, decisi di fare una festa in ricordo di tutti i bambini uccisi dalla mafia. Sono 108 e per ognuno lanciammo in aria un palloncino. Tornai nelle scuole a condividere la mia testimonianza per quei bambini uccisi, che sono figli di tutti”. Una scelta intrapresa soprattutto dopo che “Porta a Porta” ospitò in una puntata il figlio di Riina, Salvo: “Feci una protesta in piazza - ha detto - perché non deve assolutamente passare il messaggio di ‘Riina padre perfetto’”.

“Il primo insegnamento di Paolo Borsellino,dopo la morte, è stato che per sconfiggere la mafia bisogna parlarne. - ha riflettuto Roberta Gatani, coordinatrice del Movimento Agende Rosse e nipote di Paolo Borsellino - Dobbiamo resistere alla tentazione di lasciar perdere, perché ci sono ancora grandi misteri dietro alle stragi di Capaci e di via d’Amelio”, tra cui “l’agenda rossa”. “Per me lui era lo zio Paolo, - così la ricordato - quello che rideva sempre e ci faceva gli scherzi, era molto attento a non portarsi il lavoro a casa. L’unica volta che lo vidi serio fu dopo la strage di Capaci, quando ci disse ‘qui mi faranno saltare in aria’. Casa nostra era in una strada chiusa, proprio come via d’Amelio. Quando è stato ucciso avevo 19 anni e non sapevo niente di ciò che faceva. Ci ho messo anni a capire che, oltre ad essere parte della mia famiglia, era anche un grande magistrato”. “Quello che invece è successo a mio fratello poteva potenzialmente succedere a chiunque”, ha raccontato Massimo Sole, fratello di Giammatteo (ucciso da Cosa nostra per aver conosciuto il figlio di un boss) “Lui, pur estraneo alla mafia o al mondo della magistratura” e del contrasto a Cosa nostra, ha continuato Sole, “è stato rapito, torturato, strangolato e il corpo ritrovato nel bagagliaio di una macchina. La mia famiglia crollò nella totale disperazione, non sapevamo perché era successo. L’abbiamo scoperto solo dopo che alcuni pentiti iniziarono a parlare”. Poi l’appello ai ragazzi: “Sono questi incontri a riempire la mancanza di mio fratello. A voi ragazzi dico: denunciate prevaricazioni e prepotenze, anche in classe. Difendete il più debole, e magari dategli un abbraccio”.

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