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breach miroslava ppdi AMDuemila
Nel quartiere di Las Granjas, Chihuahua, Messico, la giornalista Miroslava Breach è stata uccisa da un sicario a colpi di pistola, mentre era a bordo della sua auto insieme al figlio, appena uscito da scuola. Erano mesi che la cronista era oggetto di pesanti minacce, tra cui le parole “Ti abbiamo ucciso”, giunte da quell’ambiente di commistioni tra cartelli e corruzione politica.
All’indomani della sua uccisione sono diverse le manifestazioni di protesta per la reporter del quotidiano “La Jornada”, e commemorazioni anche da parte di quegli ambienti istituzionali che, nei mesi scorsi, non alzarono un dito per tutelare l’incolumità di Miroslava, quando iniziarono le operazioni intimidatorie nei suoi confronti.
Tra le ipotesi della sua uccisione, anche il fatto che l’agguato potrebbe essere stato ordinato da Carlos Arturo Quintana, soprannominato “El 80”, criminale inserito nella lista dei latitanti degli Stati Uniti e riconducibile a La Linea, braccio armato del cartello di Juarez. Una possibilità supportata dal ritrovamento di una sua rivendicazione scritta, la cui veridicità deve essere però ancora vagliata. Tanto che i colleghi della Breach suggeriscono di prendere in considerazione anche i recenti, rischiosi filoni ai quali la giornalista lavorava, tra cui riciclaggio, pozzi d’acqua illegali, infiltrazioni delle gang nell’amministrazione, accordi tra narcos e politica, che avranno determinato la sua crescente solitudine.
La Breach non è l’unica giornalista ad essere stata uccisa in Messico. Dal 2000 sono stati oltre 120 i cronisti ad essere stati ammazzati, e il 99,75 per cento di questi delitti non è stato risolto. A marzo dei killer avevano assassinato Cecilio Birto, a Guerrero, e Ricardo Cabrera, a Veracruz, che da tempo erano scampati a diverse minacce e agguati. Sempre in Messico si registra una media di 7 scomparsi al giorno, che spesso vengono seppelliti nelle fosse comuni o sciolti nell’acido, oppure lasciati nei sacchi dell’immondizia e nelle ghiacciaie dopo essere stati fatti a pezzi. Il parziale smembramento degli ambienti criminali ha portato ad alleanze fragili e mutevoli in cui tutti sono contro tutti, compresa la fazione di El Chapo, attualmente in carcere, che ugualmente è andata incontro allo smembramento durante le faide in corso.

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