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ciotti locri c ansaFoto e video integrale all'interno!
di Francesca Mondin e Miriam Cuccu

Locri ospita la giornata di Libera. “Ricordare non basta. Io sbirro? Un complimento”
Solo poche settimane sono trascorse da quando l'Aula della Camera ha istituito la “Giornata nazionale della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime delle mafie”, fissata per il 21 marzo, il primo giorno di primavera, di ogni anno. Un giorno nel quale già da tempo l'associazione Libera celebra l'annuale Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, oggi a Locri insieme ad oltre venticinquemila persone, mentre sono più di mezzo milione in tutta Italia i partecipanti ai diversi eventi, organizzati per ricordare chi è stato assassinato dalla mafia.
In testa al corteo hanno sfilato i familiari delle vittime di mafia con due striscioni di Libera e lo slogan della Giornata di quest’anno: “Luoghi di speranza, testimoni di bellezza”. Dietro, una grande bandiera della pace portata da ragazzi migranti minorenni, arrivati nei mesi scorsi in Calabria coi barconi. Hanno sfilato alla manifestazione anche i gonfaloni, le autorità e migliaia di persone giunte da tutta Italia. Tra i familiari, la vedova del brigadiere dei carabinieri Antonino Marino ucciso a Bovalino nel 1990. La donna ha indossato una camicia bianca con scritto sopra: “Orgogliosa di avere sposato uno sbirro”. Il riferimento è alle scritte, comparse a Locri il giorno prima, tra cui “Più lavoro meno sbirri” e “don Ciotti sbirro”. Una frase che, ha commentato il presidente di Libera dal palco durante il suo intervento, “per me è un complimento, poiché quelli che chiamiamo sbirri sono persone al servizio dello Stato, di tutti noi. Ho verso di loro un grande debito di gratitudine”, ricordando anche gli agenti di scorta uccisi insieme ai giudici Falcone e Borsellino nelle stragi di Capaci e via d'Amelio, per le quali quest'anno ricorre il 25° anniversario.
“Siamo qui perché amiamo la vita - ha detto don Ciotti alla piazza gremita di persone - abbiamo un debito con chi è stato assassinato e con le loro famiglie. Non basta più ricordare, bisogna farli rivivere nel nostro impegno”. Coloro che sono stati uccisi dalle mafie, ha aggiunto, “ci parlano, sono vivi e ci esortano ad essere anche noi più vivi, lasciandoci la speranza di una società più giusta e umana che abbiamo il compito di realizzare” e per questo “ogni persona è chiamata a contribuire per il bene comune, che è premessa di quello individuale”.



Secondo il fondatore di Libera“cittadinanza e corresponsabilità nascono da tre cose: rapporti educativi, crescita culturale e partecipazione alla vita sociale” ricordando che “se si enfatizza il negativo non si riesce ad illuminare il positivo da sostenere e realizzare” e allo stesso tempo mettendo in guardia dalla “retorica della legalità”. “L’educazione - ha precisato - se mira davvero a libertà e responsabilità, non può essere mai imposta ma proposta: si educa assieme, si cresce assieme”.
Il presidente di Libera ha evidenziato l’importanza di essere consapevoli che “la mafia oggi è forte in una società disuguale, fragile e culturalmente depressa. L’omertà uccide la verità e la speranza, se oggi i diritti sono così deboli non è solo a causa di chi li attacca - ha detto don Ciotti chiamando in causa ogni singolo cittadino - ma anche di chi li difende troppo debolmente, o peggio, si nasconde dietro di essi per giustificare inadempienze e negligenze”. E ancora: “La legalità non può essere un insieme di principi sacrosanti, ma astratti, deve essere un ponte tra la responsabilità e la coscienza di essere persone ed il ruolo attivo e positivo che giochiamo nella nostra comunità. Sull'assenza di progetti e proposte concrete e credibili rischiamo di rassegnarci alle mafie come un male inevitabile".
Il prete antimafia non ha risparmiato la politica da questa presa di responsabilità: “Assieme alle mafie - ha evidenziato con forza - il male principale del nostro Paese resta la corruzione”, un abile intreccio “tra criminalità organizzata, criminalità politica e criminalità economica”, che trova quindi terreno fertile anche nella politica, la quale “dovrebbe essere l’espressione più alta dell’etica e del servizio per il bene comune”. Don Ciotti ha quindi invitato la politica a fare pulizia al suo interno: “Le forze politiche sappiano fare delle selezioni”, senza “aspettare che siano i magistrati a beccare” i corrotti.
“Ci sono stati progressi da riconoscere e valorizzare - ha detto ancora il fondatore di Libera - ma anche ritardi, omissioni, promesse non mantenute, misure urgenti sono state rinviate o approvate solo con compromessi al ribasso”. A riguardo ha sottolineato l’urgenza di intervenire su alcuni capisaldi per la lotta alla mafia e la promozione di una società più giusta: “E’ urgente approvare la riforma, ferma da un anno e mezzo, sulla confisca dei beni e rafforzare le agenzie dei beni confiscati, non ci deve essere nessun arretramento sulle misure in materia di appalti, nessun compromesso al ribasso sul termine della prescrizione di reati e sulle intercettazioni, il completamento della normativa anticorruzione del 2012, stoccare proposte di legge in materia di gioco d’azzardo, completare l’iter d’approvazione delle norme a tutela dei testimoni di giustizia, ed infine l’equiparazione completa di tutte le vittime di mafia e terrorismo”.

Fotogallery tratta da repubblica.it


Don Ciotti, dal palco, ha quindi salutato Luciana Alpi, mamma di Ilaria, giornalista uccisa insieme all'operatore Miran Hrovatin, assicurando che “non permetteremo alla sua comprensibile stanchezza di diventare rassegnazione”. Poi l'appello ai giovani: “Siete tantissimi e meravigliosi, portatori di vita e di diversità. Giovani e adulti devono rigenerarsi insieme, siate capaci di vivere e di non lasciarvi vivere dalle ciò che ci travolge. C'è bisogno del vostro contributo, della vostra creatività, passione, forza, per non rassegnarci alla violenza, alla corruzione, alle mafie, alla povertà e alle disuguaglianze” per poi dedicare un pensiero all'“olocausto” che a Lampedusa continua a perpetrarsi.
“Ci vuole più lavoro - ha continuato don Ciotti - poiché questo insieme alla scuola è il primo antidoto alle pesti di mafia e corruzione”, un lavoro “dietro il quale si nascondono forme di sfruttamento e di riduzione della dignità della persona per il profitto”. Per questo sono necessarie anche “misure che offrono opportunità ai giovani di rientrare in Calabria e nel Sud, con l'utilizzo mirato di fondi europei e nazionali già esistenti e a disposizione”. Per “restituire all’economia la vita - ha detto ancora don Ciotti - bisogna ricominciare dalla cura dell’ambiente” poiché “non ci può essere economia senza ecologia, una cura della terra come casa comune e di tutti” facendo anche attenzione “all'inclusione sociale, che sta alla base della democrazia e della nostra costituzione”.

Foto di copertina © Ansa

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