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2di Aaron Pettinari - Foto
Si insedia a Palermo il nuovo Questore

“Tornare a Palermo è come tornare a casa”. Così ha esordito Renato Cortese, neo questore del capoluogo siciliano. La sua è una figura inevitabilmente legata alla cattura del boss corleonese, Bernardo Provenzano, latitante per oltre quarant’anni. C’era lui, infatti a capo della sezione catturandi l'11 aprile 2006, quando fu arrestato nella masseria di Montagna dei cavalli, nelle campagne di Corleone.
La nomina di Cortese arriva dal Consiglio dei ministri su proposta del ministro dell'interno Marco Minniti. Dopo aver conseguito una laurea in Giurisprudenza alla Sapienza di Roma è entrato nel 1991 in Polizia, prima come dirigente della squadra mobile di Reggio Calabria, poi al Servizio centrale operativo dove ha guidato la sezione catturandi della Mobile di Palermo. Oltre a Provenzano, con i suoi uomini è riuscito a catturare boss del calibro di Gaspare Spatuzza, Enzo e Giovanni Brusca, Pietro Aglieri, Benedetto Spera e Salvatore Grigoli.
Nel 2012 è diventato capo della mobile di Roma, poi è stato messo a capo del Servizio Centrale della polizia. Adesso il nuovo incarico: “Palermo è cambiata rispetto agli anni in cui l’ho lasciata anni fa. C’è ancora Cosa nostra ma grazie al contrasto degli ultimi anni questa è cambiata. E’ una mafia che probabilmente ha dimenticato l’aspetto eversivo e quell’ambizione di colpire al cuore dello Stato ma resta comunque insidiosa. Ci possono essere potenzialità che si annidano all’interno della mafia siciliana e in questo senso il monitoraggio deve essere continuo per evitare che riprenda l’antico predominio”. Per il neo Questore inevitabile parlare di Matteo Messina Denaro, l’ultimo superlatitante su cui si concentrano ora gli sforzi degli organi inquirenti: “Il pensiero è poter mettere fine alla sua latitanza. Un obiettivo importante su cui si concentrano tutte le forze di polizia e della magistratura.


Ma io vorrei anche precisare che la cattura del latitante non è la fine dell’organizzazione criminale. Quando vengono catturate figure storiche come la sua bisogna anche andare oltre e bisogna capire quello che è oggi l’organizzazione criminale ed anche quello che sarà all’indomani”.
Secondo Cortese, al momento, non ci sarebbero particolari rischi di una nuova riorganizzazione di Cosa nostra tuttavia “ci sono dei segnali che non possiamo ignorare. Ci sono dinamiche che vanno prese in considerazione e che si stanno monitorando. Ad esempio ci sono personaggi di un certo calibro che vengono scarcerati. Ci sono fenomeni come macchine bruciate che poi portano con sé anche altri segnali e che vanno letti nell’insieme. Anche l’aspetto carcerario è importante. Lì ci sono capi storici assicurati alla giustizia ma vanno comunque monitorati”.
Il superpoliziotto ha poi lanciato un appello ai cittadini affinché possano sentirsi consapevoli del proprio ruolo all’interno della società: “Noi dobbiamo il nostro impegno al cittadino e ognuno può sicuramente fare qualcosa per il bene della città, aiutandoci in questo lavoro di prevenzione e sicurezza del territorio. Chiediamo al cittadino di diventare più consapevole e partecipare alla comunità, sentirsi protagonista della sicurezza. La collaborazione non passa solo dai verbali alle forze di polizia ma anche in altri modi”. Tra gli altri aspetti che, ovviamente, verranno monitorati, ci sono anche quelli dell’immigrazione e del terrorismo. “Palermo - ha concluso - accoglie migliaia di migranti. Al momento non c’è un collegamento con il terrorismo ma si sta comunque monitorando tutta la situazione”.

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