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anselmi col libro vinciTorna in libreria “Storie di una passione Politica”, scritto con Anna Vinci. Un messaggio di unione in tempi difficili
di Aaron Pettinari
Poco più di un mese è passato da quando Tina Anselmi è spirata, all'età di 89 anni, nella sua casa di Castelfranco Veneto. Una donna forte, con una grande dignità, che si è sempre messa in prima linea per difendere le istituzioni repubblicane e i principi costituzionali a prescindere dal ruolo che ha ricoperto nel corso della sua vita pubblica. Da staffetta partigiana, da parlamentare della Democrazia Cristiana, da ministro (nel 1976 è stata la prima donna titolare di un dicastero), da Presidente della Commissione d'inchiesta sulla loggia massonica P2 di Licio Gelli, ha sempre dimostrato di avere un'altissima levatura morale. Un impegno, il suo, che dovrebbe essere preso d'esempio da tutti quegli uomini e donne di buona volontà che hanno intenzione di percorrere la strada della politica. Ed è con questo spirito che dal 13 dicembre torna in libreria, dopo dieci anni, “Storia di una passione politica” (edito da Sperling & Kupfer) scritto dalla stessa Tina Anselmi con la collaborazione della scrittrice Anna Vinci. Ed è proprio quest'ultima a spiegare il motivo per cui si è pensato a una ristampa del libro.
“Da tanto, da oltre un anno, cercavamo di riuscire a farne una ristampa, ma sai, questo è il paese dove si pubblicano i libri autobiografici di Di Battista, giustamente e non si ha voglia di ripubblicare l’autobiografia di Tina con la prefazione di Dacia Maraini…
Lei è stata una donna molto amata dal Paese e dalle persone, e anche da una parte, la più democratica, delle Istituzioni. Apprezzata per il suo coraggio ma certo non ripagata per il suo impegno: non avrebbero dovuto nominarla senatrice a vita?! Ultimamente, infine, si erano evidenziati alcuni tentativi di utilizzare la sua figura e il suo pensiero, capita, purtroppo, soprattutto con persone che in vita sono state scomode, chiamavano Tina, la mina vagante: era libera, coraggiosa, leale, testarda e donna! Di fronte a tanti estimatori dell'ultima ora, ci sembrava giusto far sentire, ancora una volta, le sue idee, i suoi pensieri, le sue emozioni, le sue parole che avevo messo su carta dopo tante chiacchierate nella sua casa a Castelfranco”.

Quanto manca una figura come Tina nel mondo di oggi?
“Manca molto. In questo libro si parla anche del valore della 'buona politica',
si parla della democrazia intesa come armonia tra i contendenti, di passione, che, guardando al presente, sembra appartenere ad altri tempi. Basta vedere quanto avvenuto negli ultimi mesi e continua, dopo il voto del 4 dicembre per il Referendum Costituzionale. Dilaniarsi, opporsi, toni eccessivi e insulti, che fanno di ogni avversario un nemico da abbattere, ovvio che non aiutano al confronto”.

Lo scorso marzo il suo documentario “Tina Anselmi. La grazia della normalità”, con la regia di Claudia Mencarelli, è andato in onda su Rai Storia. Si può dire che questa nuova pubblicazione in qualche maniera è collegata anche a quel video?
“Penso di sì, perché l'intento è sempre quello di onorare una donna forte, coraggiosa, una cattolica, di profonda fede, rispettosa della laicità dello Stato, una combattente, dall'elevata statura morale e capace di andare “controcorrente”, tanto nella vita quanto nell'azione politica. Determinata e cercatrice di pace, lei la amava e quanto, avendo conosciuto la guerra e avendo imbracciato il fucile, per costruire un mondo nuovo senza guerra. Che utopia, con Aleppo che sanguina, davanti alla nostra occidentale indifferenza. Entrambi i lavori sono frutto degli incontri che ho avuto con lei dal 2002. Durante questi quattordici anni ho imparato da lei, ho frequentato i suoi pensieri, ho conosciuto le sue emozioni, la sua famiglia, in particolare Maria la sorella che, vivendole accanto, una porta divideva le loro case, negli ultimi anni è stata il suo angelo custode. E ora che Tina non c'è più, diventa ancora più importante tenere a mente quella che è stata la sua storia. Mai banale, anche nel giorno della sua morte. Basti pensare che ci ha lasciato nel giorno di tutti i Santi. Una coincidenza, forse, ma sicuramente molto particolare, tenuto conto che il suo nome, Tina, come lei precisava con autoironia, non era un diminutivo, era stato scelto dal padre ispirandosi a una cagnetta con quello stesso nome che lui amava molto.”.

storia passione politicaNella nuova pubblicazione, rispetto alla precedente, c'è la prefazione di un'altra figura autorevole come Dacia Maraini. E' questa l'unica novità presente?
Sì è stata una scelta specifica quella di voler semplicemente ristampare il vecchio libro senza ulteriori aggiunte. Anche nel documentario avevamo intervistato Dacia Maraini.
È bello unire due donne che pur lontane politicamente, si sono ritrovate nella capacità di cercare, di condividere comuni intenti in difesa della uguaglianza tra uomini e donne, portatrice di democrazia per tutti. La Maraini è una donna di sinistra, la Anselmi ha vissuto le proprie lotte tra le fila della Democrazia Cristiana. Ed è la stessa Maraini, anch'essa dotata di grazia, gentilezza, determinazione, a ricordare, nella prefazione, il viaggio in Cina compiuto con la Anselmi, quando si conobbero: era il 1975, ricordo, l’anno di un mio viaggio in Cina, come delegata italiana, con Tina e la Bonino, tra le altre. Quel viaggio è ancora oggi per me il ricordo di una vacanza giocosa e felice. Ci portavano in giro dalla mattina presto fino a tardi nel pomeriggio e fra ospedali e fabbriche, nella stanchezza delle visite ufficiali, ridevamo come scolarette degli eterni brindisi a Marco Polo, delle cerimonie ingessate e ripetute, dei pranzi che non finivano più. E lei, la Tina dai movimenti goffi e l’ironia festosa, fu una scoperta per me.

Possiamo dire che questo libro si presenta come una sorta di messaggio d'unione, in nome della buona politica, in un'Italia che, oggi più che mai, appare divisa?
“Diciamo che questo è uno degli intenti che avevamo con questa nuova pubblicazione. Ricordare una figura come quella di Tina Anselmi può essere d'esempio e di stimolo per tanti. In primis per chi decide di fare politica. Oggi ascoltiamo troppe improvvisazioni verbali e concettuali, anche abbastanza inquietanti. Tina spiegava che ai loro tempi non è che fossero 'esenti da vizi', i politici. Avevano forti ambizioni, a volte narcisismo, con il desiderio di essere protagonisti, erano immersi, immerse, in una cultura maschilista, strisciante e palese. Al tempo stesso, però, c'era la consapevolezza di essere al servizio dello Stato. Oggi, mi sembra che questa consapevolezza latiti. E così abbiamo di fronte un Paese sfiancato, stanco e vecchio, ai vecchi spesso manca il coraggio o l’incoscienza, se vuoi, ma per tentare ce ne vuole un po’. E a rimetterci sono le persone che sono meno protette. Dovremmo educarci a condividere, ad appassionarci, ad ascoltare, in poche parole a coltivare la nostra curiosità verso gli altri, soprattutto verso coloro che sono diversi da noi, non credo, altrimenti, potremmo mai liberarci di livori e rancori e paure, paure addirittura di ciò che potrebbe essere, trascurando ciò che di bello c’è”.

C'è una frase di Tina Anselmi, ricordata proprio da Dacia Maraini nella prefazione, che colpisce molto: “La democrazia è un bene delicato, fragile, una pianta che attecchisce solo in certi terreni, prima concimati”. Quanto si è andati vicino alla frantumazione della democrazia negli ultimi tempi?
“Sì, la democrazia ha bisogno di cura, come i terreni, le piante e anche gli esseri umani. E per rispondere alla tua domanda, noi invece abbiamo assistito a una lunga serie di sciatterie da parte di una classe dirigente che si è via via avvicendata. Ognuno, con responsabilità diverse, ha portato a questo punto. L'Italia, purtroppo, non ha una tradizione di rispetto dello Stato. C'è sempre stata una frantumazione del tipo Guelfi-Ghibellini. Fondamentalmente noi siamo il popolo del Masaniello. E la verità è che le rivoluzioni in Italia le fanno e le hanno fatte gli eroi borghesi. Figure rare come i Borsellino, i Falcone, gli Ambrosoli, la stessa Tina Anselmi, che non è stata uccisa, solo perché, affermava: “non pensavano che una donna sarebbe stata capace di andare fino in fondo”. Servitori dello Stato, sacrificati dallo Stato, mentre si sacrificano per rispetto dello Stato, della Costituzione, della Democrazia, al di là dell’ideologia, al di là della propria appartenenza. Io questo l'ho capito anche stando vicino a Tina.
E, a mio parere, questo odierno scalmanarsi è un altro modo di non rispettare chi ha sacrificato la propria vita o, come Tina, ha dovuto sopportare l'isolamento più profondo, allontanata anche da una parte del suo stesso partito, ma i cittadini, le cittadine hanno continuato ad amarla, oltre il silenzio dei suoi ultimi anni”.

L'ultimo referendum che immagine ha dato al Paese?
Come donna, dico che questo referendum mi è parso come una lotta tra uomini, più o meno, vecchi, maschi Alfa o presunti tali, ahimè. Una sorta di massacro tra maschi che esercitavano proprie vendette sulla pelle della Nazione.
E non credo di essere stata l'unica donna ad averla vissuta così. Ho avuto l'impressione che il Paese fosse stato preso in ostaggio. Permetti, Aaron, che come romana, allarghi questo concetto alla situazione attuale della mia amata, sofferente, città: cosa vedi se non una giovane donna, in mano a uomini, vecchi e non solo, che la utilizzano? La lotta certo la fanno anche le donne, ma i garanti, i capi, anzi il Capo, il puparo! Certo poi, chi glielo ha fatto fare? Cosa credeva di trovare con certi alleati, la nostra sindaca? Il libero arbitrio esiste, la responsabilità della scelta. Appunto, leggiamo, Tina che ha sedici anni scelse la Resistenza.
Adesso che il popolo si è espresso c'è da rimettere assieme i pezzi per riunificarlo. Che cosa accadrà? Sinceramente credo che questo è il momento di ridistribuire le carte, senza ammettere bari al tavolo da gioco, fare come i ragazzini che affrontano il gioco con molta serietà, noi adulti dovremmo imitarli e tanto per cominciare pretendere dalla classe politica che preparino una sana competizione elettorale, con regole chiare.

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