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Le ragioni del “No” al Referendum costituzionale

Per prima cosa bisogna intendersi su che cosa è la governabilità, perché non è affatto, per superare i problemi che esistono anche sul campo economico, affidare le chiavi del sistema ad un uomo solo o un partito di maggioranza relativa, che usufruirebbe di una maggioranza gonfiata e non rispondente alla volontà degli elettori... Stamattina il Corriere della Sera mi ha fatto l’onore di pubblicare questo articolo in cui ho messo, in sintesi ovviamente, le strane tesi che ho sentito in giro, da costituzionalisti e politici, in genere da sostenitori del Sì. Ve le riassumerò, permettetemi di dire però che di certo sono d’accordo con chi mi ha preceduto sul fatto che dobbiamo guardare al contenuto della riforma e non ai risvolti politici o alla strumentalizzazione politica che prima il leader del partito di maggioranza relativa ha messo in campo e che oggi altri sfruttano in un reciproco gioco di vera e propria strumentalizzazione. Stiamone lontani. Invito voi, che siete un uditorio qualificato, a leggervi la riforma, leggerla attentamente. Oltre a quello che avete visto proiettato io ho redatto uno specchio simile su tre colonne, che contiene anche principi non modificati, a dimostrare quanto sia falso lo spunto che questa riforma interviene solo sulla seconda parte e non mette in pericolo il sistema dei diritti della prima, dirò anche come.
In questo prospetto sono evidenziate le differenze. Leggere è importante perché la riforma, come è stato già ricordato, di una costituzione non può dividere un Paese, assolutamente, questa è la riforma più divisiva che si immagini.
Mi meraviglio che qualcuno, in modo particolare l’onorevole Volante, dica: “Va beh, abbiamo già visto divisioni di questo tipo, per esempio al tempo del referendum tra Monarchia e Repubblica. Questa è una occasione di confronto simile, per importanza storica, a quella”. Io ho qualche dubbio. Ma se la costituzione non deve dividere deve essere comprensibile per i cittadini, anche per i non giuristi, se non lo è questo è già un argomento per orientare il voto. Ne sono assolutamente convinto, quindi leggete. L’impegno del magistrato, chi vi parla ovviamente non è né un costituzionalista né un politico, è lo stesso che un qualsiasi cittadino appassionato dei principi della Costituzione può mettere in campo. L’ho fatto nel 2006 contro una riforma ancora peggiore di questa, sento di doverlo fare in questo momento, mi meraviglio che qualcuno che all’epoca sosteneva anche il nostro intervento oggi lo critichi, ma non mi interessa manco questo.
Finisco con il dire, in questa brevissima premessa, che però è vero ciò che è stato già detto, il 4 dicembre siamo tutti quanti chiamati a un esame di democrazia, vinca il Sì vinca il No, chi non era d’accordo con il voto resterà. Ne prenderà atto e si andrà avanti, si spera in maniera positiva, in un confronto positivo che questo partito di maggioranza relativa ha rifiutato, perché di questo non possiamo non parlare.

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