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calvi robertodi AMDuemila
Il Gip Simonetta D'Alessandro deciderà domani sulla richiesta di archiviazione avanzata dalla Procura di Roma nel procedimento-stralcio sul caso di Roberto Calvi, trovato impiccato il 18 giugno del 1982 a Londra, che vede indagati per omicidio l'ex capo della P2, Licio Gelli, l'imprenditore Flavio Carboni, l'ex 007 Francesco Pazienza  e il suo segretario Maurizio Mazzotta. Per la morte del faccendiere la Cassazione, nel 2011, ha confermato l'assoluzione degli imputati opponendosi alla riapertura del processo.
Per il pm Luca Tescaroli è “molto probabile” un  coinvolgimento di Gelli, ma non ci sarebbero “prove certe”.  Un'istanza contro l'archiviazione è stata avanzata da uno dei figli di Calvi, Carlo, che assieme all'avvocato Alessandro Gamberini ha presentato opposizione (che riportiamo integralmente) al Gip romano.

Il documento
“Ho proposto opposizione – scrive Carlo Calvi – come persona offesa alla richiesta di archiviazione del Pubblico Ministero Dott. Luca Tescaroli, nel procedimento N. 15464/08 R.G.N.R. relativo all'omicidio premeditato di mio padre Roberto Calvi. La richiesta mi é stato notificata il 2 dicembre 2013.
Nella richiesta originaria il Pubblico Ministero ha notato: «sono stati acquisiti nei confronti di Licio Gelli  elementi di prova indiziaria che consentono di delineare l’esistenza di un movente». Ho avuto modo di esprimere il mio accordo con questa asserzione. Lo confermano  le relazioni di P.G. nel Procedimento 1267/82 del Nucleo della Guardia di Finanza di Milano ai Giudici Istruttori Dott. Antonio Pizzi e Dott. Renato Bricchetti. Le relazioni contengono una analisi dettagliata dei pagamenti a Licio Gelli da entità del gruppo Banco Ambrosiano e della documentazione sequestratagli al momento dell’arresto in Svizzera.

Il Pubblico Ministero ha pure aggiunto: «La soppressione di Roberto Calvi avrebbe potuto assicurare a Licio Gelli e a Francesco Pazienza l’impunità per i trasferimenti illeciti congelati dalle autorità elvetiche».  Il procedimento penale contro ignoti avanti la Procura del Sottoceneri  fu originato da una tempestiva denuncia del Banco Ambrosiano Overseas di Nassau Bahamas. Mia madre ed io ottenemmo l’accettazione del nostro intervento nel procedimento, così come fecero le tre Liquidazioni del Banco Ambrosiano. Chi ha vissuto in prima persona questi eventi giudiziari sa che é all’attivismo del Procuratore Paolo Bernasconi che si deve gran parte dei risultati ottenuti in merito alla bancarotta del Banco Ambrosiano.
Il Pubblico Ministero ha tuttavia richiesto un criterio rigoroso al fine di stabilire se le acquisizioni probatorie siano idonee a sostenere l’accusa in giudizio. Occorre verificare «l’esistenza dei rapporti con gli altri indagati» e  «prova dell’apporto causale nella uccisione di Roberto Calvi». La richiesta di archiviazione  é rivolta anche all’indagato defunto Vincenzo Casillo. É indubbia l’importanza attribuita dal Pubblico Ministero al ruolo di quest’ultimo, vista la mole delle testimonianze che lo riguardano presentate in prima istanza avanti la II Corte di Assise di Roma. Molto é successo  a questo riguardo dalla presentazione della mia opposizione nel dicembre 2013.

Pasquale Scotti evaso dall’ospedale di Caserta nel 1984 é stato arrestato in Brasile dopo trent’un anni di latitanza. Michele Senese, inviato a Roma da Carmine Alfieri, testimone del Pubblico Ministero in prima istanza, al fine di trovare Vincenzo Casillo, ha avuto rapporti prima della condanna e ancora recentemente con Massimo Carminati. Una nuova ordinanza di custodia cautelare é stata emessa del G.I.P. del Tribunale di Napoli nei confronti di Michele Zagaria per l’assalto armato avvenuto nel 1984 alla tenuta dei Nuvoletta e su cui il Pubblico Ministero ha fatto testimoniare Pasqule Galasso, Raffaele Cutolo e Carmine Alfieri,nella seduta del 21 febbraio 2006 avanti alla II Corte di Assise di Roma.

Giova ricordare quanto dichiarato da Carmine Esposito al Dott. Francesco De Leo. «conoscevo Vincenzo Casillo perché frequentava la mia carrozzeria»… «ho conosciuto Pasquale Scotti perché mi venne portato da Nicola Nuzzo». Sempre nel 1992 lo stesso magistrato ha inteso da Ciro Cozzolino «la notizia si diffuse dopo la morte di Calvi io la appresi da Nicola Nuzzo»…«Vincenzo Casillo aveva persone a lui vicinissime a conoscenza del suo coinvolgimento nella morte di Calvi tra queste Pasquale Scotti ora latitante».

In data 29 ottobre 1992 il dirigente di Polizia di Stato Antonio Manganelli  inviò nota al Dott. Francesco De Leo  Sostituto alla Procura di Roma relativa a colloquio confidenziale con Alfredo Galli affiliato alla NCO.  Il Galli dichiarò «la decisioni di rilievo in seno alla NCO erano prese da Vincenzo Casillo e Corrado Iacolare che si fidavano di poche persone quali Pasquale Scotti divenuto uomo di fiducia di Casillo per aver eliminato Nicola Nuzzo detto o’carusiello».  Secondo Galli mio padre Roberto Calvi accettò l’offerta  di protezione della NCO durante la detenzione e Francesco Pazienza, Nicola Nuzzo e Pasquale Scotti vi presero parte. Sempre il Galli indicò che Vincenzo Casillo era legato a Francesco Pazienza e definì improbabile la partecipazione di Pasquale Scotti nell’omicidio di Roberto Calvi.

Alvaro Giardili in data 6 aprile 1984 dichiarò al Giudice Istruttore Francesco Misiani «Pazienza a Montecarlo mi suggerì di mettermi in contatto con la camorra… qualche giorno dopo in una villa fuori Avellino era ad attenderci Vincenzo Casillo… su raccomandazione del on. Flaminio Piccoli ci recammo a trovare l’on. Zamberletti nel suo ufficio di Napoli».
Di simile tenore Oreste Lettieri al Giudice Istruttore Carlo Alemi il 18 ottobre 1985 «entrai in contatto con Nicola Nuzzo o’carusiello conoscendo Vincenzo Casillo…nel 1981 ho assistito a un incontro di Casillo in un ristorante sulla via Nomentana in Roma con l’on Flaminio Piccoli…Corrado Iacolare e Pasquale Scotti avevano deciso una rappresaglia per ottenere gli appalti promessi … ci fu un incontro tra Enzo Casillo, Francesco Pazienza e Nicola Nuzzo…soldi erano stati pagati tramite Giuliano Granata e Francesco Pazienza». Ricordo che durante una visita di mio padre alle Bahamas mi disse che nelle sue casseforti conservava  ricevute del on. Piccoli. Mio padre vi si recò l’ultima volta prima di perdere definitivamente il passaporto nel gennaio  del 1981 e fui sorpreso di notare in seguito l’assenza delle ricevute. Il Dott. Ernesto Cudillo nel 1985 assegnò al Giudice Istruttore Francesco Misiani il procedimento nei confronti del on. Flaminio Piccoli per il reato di associazione a delinquere con Francesco Pazienza. Il Dott. Misiani richiese allora la documentazione relativa a Piccoli sequestrata a Licio Gelli presso la Giole S.P.A. di Castiglion Fibocchi. Parte della stessa documentazione era conservata da mio padre nelle sue casseforti delle Bahamas. Francesco Pazienza e Licio Gelli sono entrambi   oggetto della richiesta di archiviazione del Pubblico Ministero.

In una precedente ordinanza del 1983 relativa al on. Flaminio Piccoli il Giudice Misiani notò «Francesco Pazienza visitò l’on. Piccoli nel gennaio 1981…appare verosimile il racconto del teste Placido Magri». Placido Magri al Dott. Giancarlo Pellegrino il 15 giugno 1983 «l’attività con Pazienza si é protratta dal 1980…alle dipendenze di Francesco Pazienza conobbi Luisa Albrizzi…accompagnata da un napoletano  aveva bisogno di stabilire contatto con Michele Zaza». Placido Magri al Giudice Istruttore Aurelio  Galasso il 24 gennaio 1986 «fino alla metà del 1981 Francesco Pazienza  teneva contatti con molte persone…riconosco Vincenzo Casillo dalla foto che la S.V. mi mostra…il giorno in cui morì Calvi, Pazienza mi telefonò ma non mi disse le ragioni per cui si trovava a Londra».  Un promemoria del Raggruppamento Difesa di Fiumicino datato 25.2.1982 «Francesco Pazienza e persone di sua conoscenza accompagnati da elementi del  Nucleo non venivano sottoposti a controlli».

Il Pubblico Ministero ha indicato  «l’esistenza dei rapporti con gli altri indagati» come criterio per  sostenere l’accusa in giudizio. Lo stesso Pubblico Ministero ha nominato Giacomo Vitale come sodale di Licio Gelli nella spoliazione del Banco Ambrosiano. Secondo il mandato di cattura 531/80 del 2/2/81 del Giudice Istruttore Giuliano Turone, Giacomo Vitale in concorso con Rosario Spatola e  Piersandro  Magnoni , Michele Sindona,questi ultimi due a mé ben noti,«responsabili di un medesimo disegno criminoso…prove documentali di corruzione per conto del Vaticano… Giacomo Vitale volò il 12 agosto 1979 da Palermo a Atene via Milano…risulta accertata la presenza di Michele Sindona ad Atene».
Dalla fine del 1978 all’estate 1979 si preparava un progetto di golpe separatista di Michele Sindona in Sicilia. Sono fatti di cui ho conoscenza diretta e in cui é indubbia la partecipazione di Licio Gelli, oggetto della presente richiesta di archiviazione del Pubblico Ministero. Philip A. Guarino,direttore del Republican National Committee e, secondo la monumentale ricostruzione della Dott.ssa Elisabetta Cesqui , rappresentante  di Licio Gelli a Washington, mi invitò alla fine  del 1978 a un ricevimento al Capitol Hill Club. Era presente Michele Sindona con cui mi intrattenni, e che presentò i  rappresentanti del partito separatista in Sicilia. Tra i molti invitati anche il Prof. Vittorfranco S. Pisano,  consulente legale della Biblioteca del Congresso e ufficiale dell’esercito americano con funzioni di istruttore della Brigata Folgore. Il Prof. Pisano mi avvicinò e mi disse che i rappresentanti erano tutti mafiosi.

Giacomo Vitale era il contatto  del progetto separatista con le logge massoniche in Sicilia. Il 12 marzo 1984 il Col. Antonio Corda della Guardia di Finanza trasmise elementi informativi con oggetto Francesco Pazienza al Giudice Istruttore Matteo Mazziotti. Si legge «tale Mario Mosca,via Cavallotti 120,Sanremo sarebbe un fidatissimo uomo di Francesco Pazienza…l’informatore accennava alla possibilità che in via Cavallotti 120 trovasse ricetto la loggia massonica  CAMEA. Si tratta della loggia di appartenenza di Giacomo Vitale.
Nota riservata continua «ufficio di New York ha iniziato un’indagine…secondo fonti Pazienza a Montecarlo utilizza banche per trasferire fondi …ufficio di Pazienza si trova al 30 Rockefeller Center … abbiamo ottenuto i numeri chiamati dal Pazienza …(0184) 70468 Mario Mosca,Corso Cavallotti 120 Sanremo.
I trasferimenti di Francesco Pazienza nel periodo luglio-agosto 1982 includono Ginevra (12/7) Montecarlo (17/7) Nizza (20/7) e (24/7) Montecarlo (27/7) Nizza (28/7) Ginevra (1/8) Nizza (3/8).  I pagamenti in chiaro di Licio Gelli per lo stesso periodo dai conti UBS di Ginevra 525.779XS e 527.397GL  bloccati al suo  arresto ivi avvenuto  nell’agosto  1982 sono al Credit Lyonnais di Montecarlo ,Cie Monégasque de Banque Montecarlo e Crédit Foncier Monaco. Si tratta di risultanze di particolare attualità in quanto confermate da ritrovamenti negli archivi dello SREL al Castello di Senningen nel processo in corso in Lussemburgo per gli attentati terroristi Bommeleeër .

Scriveva il 9 novembre 1984 il Giudice Istruttore Francesco Misiani «l’on. Piccoli, di corta memoria, non accenna  nonostante mostri di voler essere esaustivo, ai suoi  incontri con i familiari di Calvi durante la detenzione del banchiere». Giuseppe Ciarrapico nella testimonianza del 31.10.84 dichiarò di essere sorpreso dal fatto che l’on. Piccoli non fece entrare il Pazienza in occasione degli incontri con mia madre e mia sorella. É quindi del tutto compresibile che Pazienza fosse un «omaggio costoso» ma subalterno di Flaminio Piccoli e Licio Gelli. Secondo Flavio Carboni (10.10.84) e (15.10.84) mio padre era consapevole che Pazienza non agiva per conto proprio ma era il « lato scoperto» di un triangolo.
La villa « Il Monastero » ove soggiornarono mia madre e mio padre nell’estate 1981 era di proprietà di Carlo Cabassi, fu affittata da Francesco Pazienza ed era sita a circa cento metri dall’immobile di pertinenza di Ernesto Diotallevi. Il Giudice Istruttore Ferdinando Imposimato trasmise al Dott. Matteo Mazziotti, ai fini del procedimento a carico di Flavio Carboni e Ernesto Diotallevi per il reato di tentato omicidio  di Roberto Rosone, copia di dichiarazioni a lui rese.

Giovanni Melluso «a Milano ho conosciuto tra il 1976 e il 1978 Angelo Epaminonda…Luigi Moccia mi disse che Flavio Carboni aveva chiesto a Epaminonda una moto per compiere un attentato a Milano…conosco Michele Zaza… legato a Nuvoletta». Pasquale D’Amico «io e Casillo eravamo latitanti… di Diotallevi ho sentito parlare da Cutolo… Enzo Casillo mi disse che Pippo Calò doveva fare un favore a Licio Gelli».
Pasquale D’Amico ai Dott. Matteo Mazziotti e PierLuigi Dell’Osso il 22 maggio 1984 «Vincenzo Casillo mi disse che aveva stretto alleanza con Flavio Carboni e Ernesto Diotallevi…così si teneva tranquilla Roma».
Claudio Sicilia il 19.11.86 «Casillo era passato ai Nuvoletta…era in rapporti economici con Flavio Carboni, Francesco Pazienza, Ernesto Diotallevi… la donna di Casillo fu mandata presso Pasquale Scotti,braccio destro di Nicola Nuzzo detto Carosiello, perché venisse tenuta sotto controllo».
É interessante notare come nella stessa data il Sicilia indichi nell’on. Erminio Pennacchini il contatto della banda della Magliana con la Democrazia Cristiana. Si tratta del mentore di Felice Guarducci a me ben noto in quanto doveva divenire rappresentante della Ultrafin Canada, su cui conservava copia Licio Gelli a Castiglion Fibocchi . L’ex Decima MAS  Guarducci  era socio in Canada del ex presidente dell’ ENI  Raffaele Girotti mio vicino di casa.

Claudio Sicilia al Giudice Istruttore Carlo Alemi  il 15 maggio 1987 «Enzo Casillo e Giuliano Granata mi hanno ribadito che Francesco Pazienza si é recato nel carcere di Ascoli Piceno…esibì  a Cutolo un biglietto di Piccoli… dell’Avv. Enrico Madonna ne ho sentito parlare da Casillo…nel 1982 Casillo circolava con Pasquale Scotti che ho riconosciuto».
Al Dott. Andrea De Gasperis  il Sicilia parlò di « Calvi preoccupato di provvedimenti dell’autorità giudiziaria» e di «amici napoletani di Londra».
Nella mia deposizione e produzione di documenti al Pubblico Ministero del maggio 2006 e a seguito della testimonianza avanti alla II Corte di Assise di Roma, gli consegnai  informazioni ottenute nell’ambito delle indagini svolte per me da Kroll Associates. Una fonte della Metropolitan Police  aveva indagato, in modo del tutto corroborato nei fatti, sulla estorsione di Michele Sindona,Giacomo Vitale e Licio Gelli ai danni di mio padre. Secondo tale fonte un affiliato della NCO tale Ciro Orsini a Londra aveva ospitato l’Avv. Enrico Madonna prima del suo arresto avvenuto ad Albany, New York il 10 marzo 1987.

Secondo la fonte il Madonna era a conoscenza  della partecipazione di Vincenzo Casillo all’omicidio di mio padre.  Sempre secondo la fonte Umberto Ortolani e Licio Gelli avevano interessi a San Paolo in Brasile con Rosario Spatola. Mio padre aveva una partecipazione  con Ortolani in un edifico a San Paolo. Rosario Spatola fu coimputato con Giacomo Vitale per il già citato viaggio di Michele  Sindona dalla Grecia alla Sicilia. Fui parte civile con mia madre nel processo milanese contro entrambi e Michele Sindona.
Lo stesso funzionario della Metropolitan Police indicò in Guido Fabbrocini come il socio di Licio Gelli e Rosario Spatola nei loro interessi a San Paolo. Il 24 marzo 1984 il Tribunale di Napoli inviò al Dott. Antonio Pizzi la deposizione resa al Dott. Carlo Alemi da Giovanni Pandico.  Si tratta di deposizione  avvenuta lo stesso anno della  evasione del coimputato Pasquale Scotti arrestato un mese fa’ in Brasile. Si legge «la somma venne raccolta tramite il Banco Ambrosiano che la versò ai fratelli Fabbrocini».
Il Dott. Carlo Alemi ascoltò l’Avv. Enrico Madonna nel carcere di Albany, New York nei  giorni  15,16 e 17 settembre 1987.  «Ho incontrato Casillo moltissime volte a Roma…gli riferivo le ambasciate di Raffaele Cutolo…i cutoliani esercitavano pressioni su Piccoli…Cutolo mi disse ripetutamente che aveva nelle mani un documento proveniente da Piccoli».

Ancora l’Avv. Madonna al Dott. Alemi «Casillo mi disse di riferire a Giuseppe Missi di omicidi in zona Nettuno…Cutolo disse Fabbrocini era suo nemico…Casillo, l’Avv. Gangemi e Musumeci erano legati…Casillo mi disse che se non avesse ucciso Calvi lo avrebbero ucciso altri come Francesco Pazienza…Casillo venne fermato in Svizzera in possesso di documenti falsi nel periodo in cui evase Licio Gelli».
Maurizio Abbatino il 18 novembre 1992 avanti al Giudice Istruttore Otello Lupacchini «conobbi Massimo Carminati nel 1978-1979… Danilo Abbruciati era detenuto…Abbruciati mi presentò a Ernesto Diotallevi» E il 25 novembre «entrammo in contatto con Enzo Casillo che frequentava gli ippodromi». Si ricorderà che Vincenzo Casillo e Giuseppe Missi  secondo Claudio Sicilia si erano avvicinati ai fratelli Nuvoletta,Antonio Bardellino e Michele Zaza.
Una nota del Ministero dell’Interno del 9 giugno 1986 con oggetto Licio Gelli indicava nel figlio Maurizio, oggi ambasciatore del Nicaragua in Uruguay,come amministratore del suo patrimonio. Il materiale che consegnai al Dott. Luca Tescaroli nel maggio 2006 include la « transazione Andrea » relativa al trasferimento di beni di Rizzoli a Gelli in Argentina. Si tratta di informazioni del resto corroborate da Paul Dolan di Deloitte&Touche, Liquidatori di Banco Ambrosiano Holdings in Lussemburgo. La Questura di Firenze inviò al Giudice Istruttore Emilio Gironi, titolare dell’indagine sulla strage del Rapido 904 del 23.12.1984, ulteriori informazioni su Licio Gelli e i suoi contatti con la camorra in Brasile.
La nota della Digos di Firenze del 31.3.87 indicava in tale Perozzi un contatto di Gelli in Argentina. Il Dott. PierLuigi Dell’Osso al processo per il crack del Banco Ambrosiano il 29 maggio 1991 interrogò Edoardo Pierozzi che curava interessi di Rizzoli e Gelli in Argentina.  L’istruttoria del Dott. Emilio Gironi acquisì verifiche dei collegamenti tra i Nuvoletta,Michele Zaza,Giuseppe Missi (secondo l’anagrafe ma appartenente al clan Misso),Licio Gelli e Francesco Pazienza.

Questa stessa nota fu citata dal Dott. Pierluigi Vigna nella richiesta di rinvio a giudizio per la strage del Rapido 904. Si tratta di persone menzionate anche da Angelo Epaminonda riguardo al controllo dei casinò di Saint Vincent e Sanremo. Sempre nel fascicolo sulla strage del rapido 904 si trova infatti la nota della Questura di Roma del 9 febbraio 1984 «ci riconduce alle indagini coordinate dalla Magistratura di Milano e Torino sul riciclaggio del denaro attraverso i Casinò». Angelo  Epaminonda fu sentito il 4 febbraio 1985 dai Dott. Matteo Mazziotti e Pierluigi Dell’Osso  «ho avuto modo di parlare nelle ampie articolate dichiarazioni che ho reso al Dott. Francesco  Di Maggio».
Il 12 marzo 1983 il Giudice Istruttore di Torino Lorenzo Poggi richiese informazioni  al Dott. Alfonso Marra alla Procura di Milano nell’ambito del procedimento contro Ernesto Diotallevi e Wilfredo Vitalone per furto e ricettazione di buoni del Tesoro ai danni della sede di Torino della Banca d’Italia. Si tratta della ricettazione per cui mia madre ed  io non ottenemmo la parte civile contro Wilfredo Vitalone che fu assolto. Il Procuratore Franz Sesti non portò l’assoluzione in appello e la Procura di Roma si rivoltò contro di lui.
Il 10 settembre 1991 il Procuratore Francesco Saverio Borrelli trasmise  alla Procura di Palermo  il telefax del Dott. Lorenzo Poggi nel quale si accenna a elementi di riscontro degli indizi di complicità Gelli- Calò. Il 14 novembre 1991 il dirigente di Polizia Antonio Manganelli  trasmise al Dott. Giuseppe Pignatone gli atti di 70/83 G.I. Torino. Vi si legge «non privo di significato…l’assegno a favore di Pasquale Cananzi  personaggio di spicco della malavita calabrese».

Il Dott. Lorenzo Poggi  aveva chiesto assistenza  alla on. Tina Anselmi e al Dott. Gerardo D’Ambrosio nel corso del 1983. Con il Procuratore  Ugo Di Crescienzo di Torino ascoltò Emilio Pellicani il 14 febbraio 1984 «Carboni aveva a Torino due società… quanto al passaporto falsificato di Roberto Calvi ho conosciuto Mauro Romano e   Vincenzo Sabbatini».
Emilio Pellicani ha dichiarato in più sedi  che Ernesto Diotallevi  si era recato a casa di Flavio Carboni in via Guidi  ritirando un passaporto  di Roberto Calvi con l’incarico di effettuare l’apposizione di timbri del Brasile. Nel confronto tra Flavio Carboni e Ernesto Diotallevi avvenuto al carcere di Parma  il 10 luglio 1984 avanti i Dott. Matteo Mazziotti e Pierluigi Dell’Osso  il Carboni  «Diotallevi osservò che il passaporto era mal fatto» e Diotallevi «non mi sento  di escludere quanto raccontato con riferimento al passaporto…é possibile che io abbia guardato il passaporto».
Il 12 gennaio 1984 il Giudice Istruttore Ferdinando Imposimato inviò al Dott. Matteo Mazziotti gli atti del procedimento contro Marcello Vitangeli e Vincenzo Sabbatini  ai fini dell’istruttoria a carico di Ernesto Diotallevi per concorso nella falsificazione del passaporto di Roberto Calvi. Il 18 gennaio 1984 il Dott. Matteo Mazziotti rispondeva al Giudice Imposimato «non é dato di poter ravvisare connessione con tutto il restante del procedimento contro Vitangeli e Sabbatini».

Il materiale trasmesso include le dichiarazioni rese da Vincenzo Sabbatini alla Questura di Roma e al Dott. Domenico Sica «il passaporto falso Digos  050031/83…compilai io le generalità…i timbri brasiliani in mia dotazione non erano più validi …i timbri brasiliani sul passaporto sono falsi…dopo averlo falsificato una prima volta ho corretto il nominativo…il documento modificato era privo dei visti brasiliani».
Il 14 ottobre del 1985 il Comando del Nucleo Operativo dei Carabinieri di Brescia inviò al Tribunale di Milano due cassette registrate, sequestrate a Giulio Lena,  «vi sono riferimenti a fatti di criminalità eversiva con collegamenti alle vicende del banchiere Roberto Calvi…si capisce aver fornito un falso passaporto al banchiere Roberto Calvi ed altri tre ai NAR».
Riflettere su quarant’anni di eventi giudiziari e no,tutti da me vissuti personalmente, porta  a concludere che la prima parte dell’asserto del Pubblico Ministero, l’intento di recuperare investimenti nell’Ambrosiano procurati con Giacomo Vitale, altro non sia che una versione della «società di fatto» di Michele Sindona.
Questo spiega la concordanza delle testimonianze dei dichiaranti sull’argomento e la presenza nella borsa di mio padre di lettere relative alla estorsione Sindona per cui questi fu poi condannato. Non vi é dubbio che sia Licio Gelli che Giacomo Vitale vi parteciparono. Il primo ne conservava la documentazione a Montevideo, il secondo fu addirittura imputato nel processo milanese. É altresì confermato dai procedimenti a New York, presieduti dal Giudice Thomas P. Griesa, oggi ancora ben attivo sul contenzioso argentino , che Michele Sindona ormai in disgrazia si rivolse in modo scellerato alla mafia americana.

In oltre trent’anni le tre Liquidazioni non hanno mai trovato la ben che minima traccia della «società di fatto». Sola possibile razionalizzazione fu la sostituzione, nella seconda metà degli anni settanta , da parte di Mons. Paul Marcinkus e mio padre, della Radowall di Vaduz,nota a Sindona, con la panamense United Trading Company. Sappiamo che questo comportò la cessione di una serie di partecipazioni della Radowall ed é probabile che Michele Sindona,ormai disperato,si sia convinto che qualche cosa gli fosse dovuto.
Del tutto reali se non monumentali sono invece le evidenze della seconda parte dell’asserto del Pubblico Ministero. Furono le tre Liquidazioni del Banco Ambrosiano che con una serie di transazioni finirono per recuperare gran parte di quanto mio padre, nel tentativo di ridurre l’isolamento causato dalle pendenze giudiziarie, aveva trasferito a Licio Gelli e Francesco Pazienza ed altri.
Il criterio proposto dal Pubblico Ministero per continuare le indagini e sostenere le accuse in giudizio, l’esitenza di rapporti tra gli indagati, é senz’altro confermato. Francesco Pazienza si  é da sempre addirittura vantato dei suoi rapporti con la camorra e con Vincenzo Casillo,come del resto confermato anche dalle deposizione di mia madre e di mia sorella. Il caso di Licio Gelli é più complesso, ma certo parla chiaro l’insoddisfazione delle vittime della strage del Rapido 904, che ancora nel corso del nuovo processo recentemente concluso, hanno ribadito la necessità sempre sostenuta di  approfondire i suoi rapporti con la camorra.

I rapporti tra Licio Gelli e Francesco Pazienza sono ancora oggi ben rappresentati dall’immagine suggerita dal Giudice Misiani. Pazienza era il lato scoperto del triagolo composto da Licio Gelli e Flaminio Piccoli. Lo dimostra l’assenza delle ricevute di Piccoli dalle casseforti delle Bahamas di mio padre, senz’altro restituite al  Pazienza  all’inizio del 1981 in cambio del sostegno della camorra.
Quanto al criterio proposto dal Pubblico Ministero circa la partecipazione degli indagati alla organizzazione del progetto criminoso volto alla eliminazione di Roberto Calvi, si rimanda a quanto indicato circa ai movimenti del Pazienza tra Montecarlo e Ginevra nel periodo immediatamente precedente  all’arresto di Licio Gelli in quella citta. I trasferimenti dai conti UBS di Gelli a Ginevra in quel periodo sono principalmente a istituti monegaschi. L’avvocato Madonna disse al Dott.  Alemi nel carcere di Albany che Vincenzo Casillo,deceduto nel gennaio 1983, visitò Licio Gelli in Svizzera prima della clamorosa evasione dal carcere di Champs-Dollon, avvenuta nell’agosto dello stesso anno.
Il Pubblico Ministero converrà che avanti alla II Corte di Assise di Roma egli stesso ha dato una importanza preponderante al ruolo del coindagato defunto Vincenzo Casillo. Lo conferma del resto la lunga lista di testimonianze da lui presentate sull’argomento.
É noto dalle cronache recentissime che Pasquale Scotti, la persona più vicina a Vincenzo Casillo, latitante dalla fine del 1984 al maggio scorso,é stato arrestato a Recife in Brasile. Un vuoto di oltre trent’anni sul ruolo dei coindagati ancora  in vita di Vincenzo Casillo che ora il Pubblico Ministero ha l’opportunità di colmare.

Chi ha scorso queste pagine avrà notato il grande numero di nomi di Magistrati,molti da me conosciuti personalmente. Nel 1991 e a seguito delle testimonianze di Tommaso Buscetta e Francesco Marino Mannoia a New York, le Procure di Milano,Palermo e Roma portarono fino in Cassazione le loro differenze sulla competenza delle indagini sull’omicidio di Roberto Calvi.
La Procura di Roma finì per prevalere a motivo dell’impegno tempestivo del Dott. Domenico Sica nei giorni della scomparsa di mio padre. La stessa Procura di Roma ha ispirato recentemente un notevole attivismo, spesso procedendo contro persone che comparvero nelle indagini sull’omicidio di Roberto Calvi. I co-indagati ancora viventi  rappresentano quanto vi é di più emblematico  della primogenitura che la Magistratra  romana si vide confermare  nel 1991”.

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