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linares giuseppe diadi Aaron Pettinari
Nella memoria del pg Gozzo la richiesta di sentire l'ex capo della polizia
“Focalizzo questo mio ricordo sicuramente dopo la conclusione della procedura per l'eventuale trasferimento del dottor Linares. D'Alì mi chiese di sapere quale fosse lo stato della pratica relativa al possibile trasferimento di Linares, in relazione alla sua condizione di esposizione a rischio. Io risposi che il procedimento si era concluso sulla base delle valutazioni pervenute dalla Prefettura di Trapani che aveva concluso per la 'non necessità di provvedimenti di trasferimento'. D'Alì prese atto di questa mia risposta e non mi disse null'altro”. A dire queste parole altri non è che l'ex capo della Polizia, Gianni De Gennaro. Le dichiarazioni sono contenute nella memoria di 29 pagine depositata oggi al processo d’appello al senatore di Forza Italia Antonio D’Alì, accusato di concorso in associazione mafiosa. Il politico è stato assolto in primo grado per le contestazioni relative al periodo successivo al 1994; per quelle precedenti, invece, è stata dichiarata la prescrizione.
Secondo il pg l'ex sottosegretario al ministero degli Interni “ha contribuito fattivamente al sostegno e al rafforzamento di Cosa nostra, mettendo a disposizione dell’associazione mafiosa le proprie risorse economiche e, successivamente, il proprio ruolo istituzionale di senatore della Repubblica e di sottosegretario di Stato, nonché intrattenendo, sin dai primi anni Novanta, anche ai fini della ricerca e dell’acquisizione di sostegno elettorale e a fronte del richiesto appoggio, rapporti diretti o mediati con numerosi esponenti di spicco dell’organizzazione”.
Nel ricostruire l'intera vicenda giudiziaria del senatore l'accusa ha richiesto la riapertura dell'istruttoria dibattimentale presentando una serie di richieste di acquisizione atti, documenti, intercettazioni, note di Pg, oltre alle audizioni di numerose persone in aggiunta a quella di De Gennaro.
Secondo l'accusa D'Alì avrebbe “messo a disposizione di Cosa nostra il suo ruolo istituzionale” per “favorire le aziende mafiose operanti nella provincia di Trapani nel settore del calcestruzzo, a detrimento dell’azienda confiscata Calcestruzzi ericinà”. Secondo il Pg, oltre al trasferimento dell'ex capo della Squadra mobile Giuseppe Linares, oggi capo della Dia di Napoli, il politico trapanese avrebbe voluto il trasferimento dell’ex prefetto Fulvio Sodano “e in generale di funzionari dello Stato che mettevano in difficoltà Cosa nostra nel trapanese, su richiesta della stessa associazione criminale”.
Questo sarebbe stato un “tentativo dell’allora sottosegretario di influire con tutto il suo peso politico sulla procedura di trasferimento di Linares, come aveva già fatto con il prefetto Sodano. Tutto si concluse negativamente solo perché D’Alì venne stoppato anche dall’allora capo della Polizia che aveva assunto una ferma posizione”.
Alla luce delle dichiarazioni di De Gennaro il sostituto procuratore generale Nico Gozzo, ha chiesto la citazione a testimoniare dell’ex capo della polizia. Inoltre sulla vicenda è stato sentito anche l’allora capo della Procura di Trapani, Bodero Maccabeo, ed è stata acquisita una lettera diretta ai vertici della Polizia dal procuratore aggiunto della Dda Teresa Principato.
Tra i nuovi testi che la Procura generale vorrebbe ascoltare in dibattimento vi sono poi Ninni Treppiedi, sacerdote sospeso a divinis e coinvolto in un’inchiesta sulla Curia di Trapani, ed il pentito Nino Birrittella. Sulle richieste, sentite le difese, la corte, presieduta dal giudice Spina, si pronuncerà all’udienza del 6 novembre anche se prima dovrà pronunziarsi sull’eccezione di inammissibilità per vizio di notifica dell’appello del pm contro il verdetto di primo grado che è stata rappresentata questa mattina dai legali del senatore che hanno evidenziato come l'imputato fosse stato indicato dalla procura generale con una data di nascita diversa da quella corretta: 26 ottobre 1934 anziché 25 dicembre 1951. Gozzo ha chiesto dunque un rinvio per potere controdedurre, dopodiché si pronunzierà la Corte.

Riceviamo e pubblichiamo integralmente la replica degli avvocati della Difesa del Sen. Antonio D'Alì, Stefano Pellegrino e Gino Bosco in merito alle notizie sulle dichiarazioni rese da De Gennaro
Gli avvocati della Difesa del Sen. Antonio D’Alì, Stefano Pellegrino e Gino Bosco, confermano l’esistenza della prova positiva, già accertata in sentenza, della totale estraneità ai fatti del loro Assistito. In particolare, commentano i difensori: “dissentiamo fermamente  dall’ipotesi di accusa della Procura Generale di Palermo nei confronti del Sen. D’Alì, che non tiene conto di quanto accertato già giudizialmente. Affermiamo -continuano Pellegrino e Bosco- che gli atti processuali, compresi quelli prodotti quest’oggi dal Procuratore Generale, escludono, senza ombra di dubbio, qualsiasi interferenza o pressione presso i vertici della Polizia da parte del Sen. D’Alì finalizzata al trasferimento del Dott. Linares. Per tale ragione, escludiamo ogni pretesa valenza accusatoria della produzione della Procura Generale, considerato che le dichiarazioni rilasciate dall’ex Capo della Polizia De Gennaro, sia a noi Difensori che al Procuratore Generale, rappresentano piuttosto la prova documentale dell’assoluta correttezza ed estraneità ai fatti del D’Alì. Riteniamo, pertanto, gravemente fuorviante ogni notizia di Stampa diversa dalle risultanze degli atti processuali ed, in particolare, dal contenuto delle dichiarazioni del Dott. De Gennaro, che ci premureremo di consegnare integralmente agli organi d’informazione”.

Foto © Ansa

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