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ingroia-antonio-big0di Aaron Pettinari - 20 giugno 2015
“Per capire quello che è accaduto, i motivi che ci hanno portato a compiere certe scelte, è necessario andare a guardare quanto avvenuto prima e a quel che non hanno fatto i miei predecessori nella partecipata”. Così Antonio Ingroia, davanti al Procuratore aggiunto Dino Petralia ed il pm Maria Teresa Maligno, ha iniziato a dare le proprie spiegazioni nell'ambito dell'inchiesta su Sicilia e-Servizi, che lo vede indagato per abuso d'ufficio insieme al Presidente della Regione Rosario Crocetta. L'interrogatorio, che si è svolto negli uffici della caserma del Comando provinciale della Guardia di Finanza di Palermo, è durato circa un'ora in un clima cordiale, nel pieno rispetto dei propri ruoli. “Un atto dovuto” ha spiegato lo stesso Petralia, dopo la decisione del Gip Lorenzo Matassa non ha accolto la richiesta di archiviazione, avanzata dalla Procura.

L'ex pm, oggi avvocato ed amministratore unico di Sicilia e-Servizi, ha presentato ai pm anche diversi documenti. “Ho spiegato le ragioni per le quali era obbligatorio fare quelle assunzioni nella società da me gestita – ha raccontato Ingroia, accompagnato dall'avvocato Mario Serio– Al mio arrivo alla Sicilia e-Servizi ho trovato una situazione assurda e per avere un quadro completo è necessario anche guardare quanto avvenuto prima con i miei predecessori che non avevano fatto le attività che erano obbligati a fare. Inadempienze che hanno messo in grande difficoltà tutta la struttura. Fatti che ho denunciato alla Procura già in passato”. Ingroia ha anche presentato una memoria offrendo una ricostruzione ulteriore.
“La Sicilia e-Servizi – ha aggiunto – E' una struttura che va messa in condizione di poter offrire il servizio in modo libero rispetto a quei privati che l'hanno tiranneggiata a lungo”. A detta dell'ex magistrato il blackout che nei giorni scorsi ha paralizzato il sistema informatico della Regione Siciliana è un esempio plastico di quanto lui denunciato in precedenza: “Il distacco dei server dell'ex socio privato per far saltare il sistema informatico dei siciliani è un atto di forza inaccettabile e irresponsabile. Inaccettabile perché finalizzato ad ottenere dalla Regione il pagamento di un credito vantato dall'ex socio privato da fare valere nelle sedi giudiziarie (e finora in sede giudiziaria l'ex socio ha sempre avuto torto) e non dandosi ragione con l'utilizzo di sistemi ritorsivi e ricattatori. Ma quel che è irresponsabile è il metodo scelto dall'ex-socio privato che vuole far pagare il contenzioso direttamente ai cittadini siciliani mettendone a rischio anche la salute”.

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