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di-matteo-c-giorgio-barbagallo-ct-2012di AMDuemila - 12 novembre 2014
Ancora allarmi per il magistrato Nino Di Matteo, pubblico ministero del processo trattativa Stato-mafia. Secondo quanto scrive Repubblica, una fonte considerata “molto attendibile” dagli inquirenti ha rivelato che il tritolo per organizzare un attentato a Di Matteo si troverebbe già a Palermo, situato in diversi punti. Raccolto da diversi mesi, ormai, dalle famiglie mafiose palermitane. Le dichiarazioni della fonte in questione sono però poste sotto un rigido segreto investigativo.
È stato Leonardo Agueci, procuratore facente funzioni a Palermo, a comunicare l’emergenza sicurezza al Viminale. Nella mattinata di ieri ha avuto luogo un vertice con la presenza dei magistrati, delle forze dell’ordine, dei Gis dei carabinieri e dei Nocs della polizia, per potenziare le condizioni di sicurezza del pubblico ministero di Palermo.

Non molto tempo fa proprio Totò Riina, dal carcere di Opera, aveva lanciato l’input per organizzare un attentato contro Di Matteo per fargli fare “la fine del tonno”: “E allora organizziamola questa cosa... Facciamola grossa e non ne parliamo più” diceva al suo compagno di ora d’aria Alberto Lorusso, esponente della mafia pugliese. “Perché questo Di Matteo non se ne va, gli hanno rinforzato la scorta – aveva continuato – e allora se fosse possibile ucciderlo, un’esecuzione come a quel tempo a Palermo…”. Sono passati mesi e qualcuno potrebbe aver effettivamente raccolto l’appello del Capo dei capi. Recentemente Antonino Zarcone, ex reggente del mandamento di Bagheria che sta collaborando con i pm di Palermo, avrebbe raccontato della pianificazione di un attentato contro Di Matteo in cui “era coinvolta pure la mia cosca, quella di Bagheria”.
Si tratta solo dell’ultimo di una serie di segnali allarmanti ai danni non solo di Di Matteo, ma anche di altri magistrati della Procura di Palermo: intanto nuovi e più rigidi controlli sono stati predisposti attorno agli altri pm del processo per la trattativa Stato-mafia, i sostituti Francesco Del Bene e Roberto Tartaglia ed il procuratore aggiunto Vittorio Teresi. E proseguono gli accertamenti sugli atti intimidatori a Roberto Scarpinato, procuratore generale sulla cui scrivania è stata trovata una lettera anonima lasciata da qualcuno che è riuscito ad eludere tutti i controlli e ad introdursi nel suo ufficio.

Foto © Giorgio Barbagallo

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