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gelli-licio1di Lorenzo Baldo - 16 ottobre 2014
Tra le nuove carte depositate le dichiarazioni del Gran Maestro della Massoneria Giuliano Di Bernardo
Palermo. “Lui (Licio Gelli, ndr) è disposto a darti i veri eletti della P2 che non sono i 900 eccetera, eccetera, ma i veri con i fascicoli, questo ti dà la possibilità di ricattare tutta l’Italia”. E’ il Gran Maestro della Massoneria Giuliano Di Bernardo a riferire ai pm Nino Di Matteo e Roberto Tartaglia le parole di un fedelissimo di Gelli, tale Urbini. Ma per quale motivo il “Venerabile”, a metà del ’92, avrebbe offerto le “liste riservate” della P2, mai trovate dagli investigatori, quale merce di scambio? La risposta è tra le nuove carte depositate oggi al processo sulla trattativa Stato-mafia. Nel verbale di interrogatorio del 14 dicembre 2013 Di Bernardo racconta che verso la fine del ‘92, prima di dimettersi dal Grande Oriente (Goi), era andato dal Duca di Kent, massima autorità massonica, per avvertirlo del rischio di intromissioni della criminalità organizzata all’interno del Grande Oriente d’Italia.

In quella occasione il Duca di Kent aveva quindi revocato il riconoscimento al Goi. Il Gran Maestro della Massoneria specifica inoltre che, dopo l’inizio di un procedimento penale nei confronti di Licio Gelli, era stata avviata una sorta di provvedimento disciplinare massonico verso di lui che aveva portato alla sua esclusione dal Grande Oriente. Da quel momento erano iniziati i tentativi pressanti da parte del “Venerabile” per essere riammesso. Ed è in quel contesto che entra in scena Urbini, un vero e proprio trade union. Urbini si fa tramite dell’offerta di Gelli: riammissione al Goi in cambio delle “liste riservate” della P2. Poi però Urbini muore in circostanze del tutto misteriose: viene trovato decapitato in mezzo a una strada di Firenze. Nel referto medico scrivono che a causa di un “incidente” la testa sarebbe stata staccata dal tronco da qualcosa di non identificato. Un classico nei misteri italiani. Di Bernardo era stato sentito anche in merito ad una lettera anonima arrivata ai Servizi segreti il 10 agosto del 1993 nella quale alcuni soggetti che si definivano legati a Cosa Nostra, ma vicini alla fazione “moderata e anti stragista”, dicevano che le bombe sarebbero continuate e che loro avrebbero cercato di arginare la parte più oltranzista di Cosa Nostra. “Ci sono movimenti interni alla Massoneria – scrivevano gli anonimi estensori –, noi abbiamo già ritirato i nostri uomini dalla Massoneria”.

DOSSIER Processo trattativa Stato-Mafia

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