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dellutri-marcello-big4Il ministro Orlando rientra a Roma per chiedere l'estradizione
di Aaron Pettinari - 12 aprile 2014
Si è conclusa questa mattina la “latitanza lampo” dell'ex senatore Marcello Dell'Utri. E' stato fermato dalla polizia libanese attorno alle dieci del mattino (in Italia erano le 9.30) nell “ultrastellato” hotel di Beirut, InterContinental Phoenicia. Un'operazione che ha avuto luogo dopo il mandato di cattura internazionale che era stato emanato nella giornata di ieri. Dell'Utri, condannato in secondo grado a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa, in attesa che la Corte di Cassazione si pronunci il prossimo 15 aprile, si trova in questo momento negli uffici della sezione intelligence della polizia libanese.

Al momento del blitz l'ex sanatore era da solo, si trovava a letto, ed aveva con sé, oltre al passaporto, un'ingente somma di denaro. A dare notizia dell'arresto è stato il ministro dell'Interno, Angelino Alfano: “Dell'Utri - ha detto - si trova negli uffici della polizia libanese, a Beirut. E' stato rintracciato dalla polizia libanese che ora è in contatto con la polizia italiana in ottemperanza con il mandato di cattura internazionale. E' in corso una procedura che diventerà estradizionale".
Proprio per accelerare le operazioni il ministro della giustizia Orlando è rientrato a Roma per apporre il suo via libera alla richiesta.
L'ex politico di Forza Italia sarebbe stato localizzato dopo l'utilizzo della carta di credito e l'accensione del proprio telefonino. La Dia era già sulle sue tracce dallo scorso 3 aprile. Una segnalazione anonima lo aveva indicato tra i passeggeri di un volo Parigi-Beirut dello scorso 24 marzo. Addirittura un testimone lo avrebbe visto ritirare il bagaglio una volta atterrato.
Che Dell'Utri si volesse allontanare dall'Italia era un dato già noto agli inquirenti almeno da quando, in un'intercettazione dello scorso novembre, il fratello Alberto, parlando con il proprietario del ristorante Assunta Madre di Roma diceva di “accelerare i tempi” con un riferimento anche alla Guinea che “concede facilmente i passaporti diplomatici”. Ma anche il Libano poteva andare bene in quanto, diceva semrpe Alberto Dell'Utri, “Il programma è quello di andarsene in Libano perché lì è una città dove Marcello ci starebbe bene perché lui c’è già stato la conosce, c’è un grande fermento culturale… per lui andrebbe bene”.
I primi commenti sull'arresto di Dell'Utri arrivano proprio da Palermo dove il procuratore generale, Luigi Patronaggio, ha detto: “Nonostante la forte pressione mediatica che talvolta rischia di vanificare il nostro lavoro e quello delle forze di polizia che ci collaborano, ritengo che, in sinergia con la Dia e l'Interpol, con l'arresto di Dell'Utri abbiamo ottenuto un ottimo successo operativo. Attendiamo adesso con serenità l'esito del processo in Cassazione". Proprio Patronaggio nei giorni scorsi aveva ricordato come più volte era stato richiesto alla Corte d'Appello di Palermo il divieto di espatrio per l'ex senatore ma la richiesta è stata accolta dai giudici soltanto lo scorso 7 aprile, e così era scattato l'ordine d'arresto.
Adesso, per evitare di incorrere in una decadenza dell'efficacia della misura custodiale, Dell'Utri dovrà essere interrogato entro i prossimi 5 giorni. Dopodiché si dovrà comunque attendere la chiusura dell'iter per l'estradizione che il Libano dovrebbe concedere in base all'accordo bilaterale in vigore dal 1975.

Attesa in Cassazione
Nella giornata di ieri Dell'Utri, tramite il proprio avvocato Giuseppe Di Peri, aveva ribadio che non intendeva sottrarsi al risultato processuale ma che poiché era in “precarie condizioni di salute” era stato costretto a spostarsi.
Tuttavia, proprio in virtù di quell'intercettazione del novembre dello scorso anno, sembrerebbe che il Libano fosse solo una “terra di passaggio”.
A quanto pare Dell'Utri era in possesso di un passaporto diplomatico rilasciato dalla Guinea-Bissau, e proprio il piccolo stato africano sarebbe stato l'ultimo approdo.
Ovviamente ora cresce l'attesa per quella che sarà la sentenza da parte della corte di Cassazione.
Si parte da un primo dato acquisito ovvero dalla sentenza con cui la Suprema corte, nel marzo 2012 aveva annullato con rinvio la sentenza della corte d'Appello per i fatti successivi che vanno dal 1977 al 1992. Infatti, secondo gli ermellini, fino a quella data non hanno messo in dubbio la sentenza d'appello e pertanto è provato che Dell'Utri fu mediatore tra Cosa nostra e Berlusconi, con quest'ultimo che pagò alla mafia diverse somme di denaro. E' invece passata in giudicato l’assoluzione per le accuse successive al 1992.
Al nuovo processo d'appello è quindi arrivata una nuova condanna a sette anni per concorso in associazione mafiosa con i giudici che ritengono Dell’Utri un vero e proprio “mediatore contrattuale” del patto di protezione tra Berlusconi da una parte e Cosa nostra dall’altra. E per porre la parola fine sul procedimento non resta che attendere.

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