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mssina-denaro-identikit-2014I finanzieri del Gico diffondono l'ultimo identikit del super latitante
di Aaron Pettinari - 27 marzo 2014
Il superlatitante Matteo Messina Denaro, l'ultimo dei “corleonesi” ancora in libertà, ha un nuovo volto. A diffondere il nuovo identikt è stato il Gico della Guardia di finanza, grazie alle preziose indicazioni fornite da un confidente che avrebbe incontrato di recente il boss trapanese. E' un'immagine diversa rispetto alle precedenti, del resto l'età passa anche per i capimafia ed oggi Messina Denaro, latitante da 21 anni, ha 52 anni. Sono spariti gli occhiali da sole a goccia che hanno contraddistinto le ricostruzioni del passato, frutto di rielaborazioni a computer di invecchimento tramite foto segnaletiche sbiadite. I capelli restano scuri ma la stempiatura è più alta, mentre la faccia è più gonfia con un naso pronunciato e labbra sottili. Scuri sono anche gli occhi. La nuova immagine, sarebbe già in possesso delle squadre impegnate nella grande caccia: Ros dei carabinieri, Sco della polizia, Dia.

Su di lui, ricercato numero uno nella lista dei latitanti diffusa dal ministero dell'Interno, pesa anche una taglia da un milione e mezzo di euro di ricompensa a chi fornirà informazioni utili per la sua cattura. Ovvio che questa nuova immagine renderà ancora più difficile nascondersi al “boss di Castelvetrano”, già condannato come mandante ed esecutore per le stragi del 1993 di Firenze, Roma e Milano.
Gli investigatori negli ultimi mesi, tra arresti e sequestri, gli hanno fatto terra bruciata attorno ma l'ultimo padrino, colui che veniva cercato persino dai capimafia palermitani che nel 2008 volevano accreditarsi per ricostruire la “Commissione provinciale”, è sempre rimasto libero, avvalendosi di una fitta rete di protezione.
Forse la stessa che ha permesso in precedenza a Totò Riina e a Bernardo Provenzano di vivere per decenni in latitanza, pur rimanendo in Sicilia. Il collaboratore di giustizia, Antonino Giuffré, all'udienza del processo trattativa, ha dichiarato che le carte di Riina, sottratte dalla cassaforte nel giorno del suo arresto, sarebbero finite nelle sue mani. Carte che farebbero tremare l'Italia intera. E' forse per questo motivo che i sospetti su una “latitanza garantita” sono sempre più forti. Troppo spesso gli investigatori che si trovavano sulle sue tracce sono rimasti con un “pugno di mosche” e su eventuali depistaggi e soffiate ora indagano le Procure di Palermo e Caltanissetta.

Uomo solo
Quel che è certo è che da qualche tempo Matteo Messina Denaro è un po' più solo. L'operazione del dicembre 2013, che ha portato persino all'arresto della sorella, Patrizia Messina Denaro, accusata di essere la donna designata a gestire gli “affari di famiglia” ed il traffico di pizzini.
Lo ha rivelato Lorenzo Cimarosa, un prestanome finito in carcere ed anche parente acquisito del boss che senza tanti scrupoli ha detto al procuratore aggiunto Teresa Principato ed ai sostituto Marzia Sabella, Paolo Guido: “Non sono un pentito ma voglio parlare, perché sono esasperato, e non solo io, dai continui arresti, dalle perquisizioni, dai sequestri che fate per arrivare a Matteo Messina Denaro”. Pur non conoscendo dove “Diabolik” (soprannome del boss per la sua passione per il noto fumetto) si nascone ha fornito comunque importanti elementi che confermerebbero un sospetto. Il capomafia trapanese si è nascosto a lungo nei dintorni della sua Castelvetrano.
mssina-denaro-identikit-occhiali-2014Certo, a lui non è impossibile muoversi anche all'estero. Si sarebbe infatti recato da uno specialista spagnolo, in quanto affetto da una patologia alla retina piuttosto grave tanto che il medico,  interogato dagli inquirenti, avrebbe ipotizzato persino che il boss fosse diventato cieco da un occhio. Alla reception avrebbe lasciato il proprio nome (Matteo Messina) seppur non intero.
Ma non sono solo gli arresti ed i “tradimenti” dei propri familiari a far sentire solo Matteo Messina Denaro. Il fatto nuovo lo ha fornito proprio il “Capo dei capi”, Totò Riina, che durante le sue chiacchierate con il boss della Sacra Corona Unita Alberto Lorusso ha espresso chiari segni di insofferenza nei suoi riguardi.
“A me dispiace dirlo questo... questo signor Messina (Matteo Messina Denaro ndr) - sbottava Riina - questo che fa il latitante che fa questi pali eolici, i pali della luce, se la potrebbe mettere nel culo la luce ci farebbe più figura se la mettesse nel culo la luce e se lo illuminasse, ma per dire che questo si sente di comandare, si sente di fare luce dovunque, fa luce, fa pali per prendere soldi ma non si interessa...”. E poi aggiungeva: “... ora se ci fosse suo padre buonanima, perché suo padre un bravo cristiano u zu Ciccio era di Castelvetrano... capo mandamento di Castelvetrano... a lui gli ho dato la possibilità di muoversi libero.. era un cristiano perfetto...questo qua questo figlio lo ha dato a me per farne quello che dovevo fare, è stato qualche 4 o 5 anni con me, impara bene, minchia tutto in una volta si è messo a fare luce in tutti i posti... fanno altre persone ed a noi ci tengono in galera, sempre in galera però quando siamo liberi li dobbiamo ammazzare”.

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