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Uno dei capitoli principali del processo per favoreggiamento aggravato a carico del Senatore Salvatore Cuffaro ha riguardato la sua partecipazione attiva nella fuga di notizie che a giugno del 2001 portò il boss di Brancaccio a scoprire le microsopie installate nella sua abitazione. Grazie al contributo fornito da Salvatore Aragona, uno dei principali protagonisti della vicenda che ha collaborato coi magistrati, e alla confessione del carabiniere del Ros Giorgio Riolo, che si è autoaccusato di essere la prima fonte informativa, è emerso che il 15 giugno il capo mandamento di Brancaccio scoprì le "cimici" mediante la catena di "spionaggio" informativo composta dai militari dell'Arma Riolo - Borzacchelli (il maresciallo diventato deputato al fianco dell'ex Governatore) e i medici Cuffaro, Miceli  e Aragona. Le ambientali hanno ricostruito anche i passaggi in cui Guttadauro qualche giorno prima del ritrovamento della prima microspia domandava ad Aragona di informarsi sui dettagli di quella prima notizia che era giunta agli indagati come una telefonata intercettata dal Ros fra lui e Domenico Miceli.  Circostanza a cui Guttadauro non credeva per la sua rigorosa ritrosia a parlare al telefono.
Nonostante il suo scetticismo il capomafia di Brancaccio incaricava ugualmente Salvatore Aragona di andare a parlare con Totò Cuffaro per riuscire a carpire qualche dato in più sull'intercettazione in questione.    

Conversazione del 12 giugno 2001

Guttadauro: tu... tu questa cosa devi vedere di sapere... se mi interessa a livello mio...

Aragona: (... incompr...) io e... con Totò giovedì... a lui Totò glielo ha detto... mi ha mandato a chiamare, gli ho detto...

Guttadauro: mi sembrano puttanate... o no ?...

Aragona: eh... si...

Guttadauro: anzitutto mi interessa sapere se sono io che parlo o sono altri che parlano...

Aragona: dicono... dicono... Peppino...

Guttadauro: che sono io ?...

Aragona: che c'è una telefonata di Peppino a qualcuno...

Guttadauro: telefonata ?... ma che ca... gli dici che si vanno a fare fottere dal ridere...

Aragona: giusto... io infatti non ci credo...

Guttadauro: nella maniera più assoluta...

I due si lasciavano dunque con la promessa di Aragona di saperne di più nei giorni successivi nei quali si sarebbe incontrato con Cuffaro. Il 15 giugno infatti Guttadauro trovava il congegno elettronico che negli ultimi istanti "di vita" prima della sua distruzione registrava la signora Greco esclamare: «E meno male che ce l'hanno detto». Ed ancora: «Veru Ragiuni avìa Totò Cuffaro». Consolidando dunque la tesi della procura sull'identità del suo informatore e sulla rete di spionaggio che aveva fatto trapelare l'informazione fino alle orecchie del capomandamento di Brancaccio.

Si riporta la trascrizione della conversazione fra Guttadauro, i suoi figli Mario e Francesco e la moglie Gisella, intercettata il 15 giugno 2001 mentre il capomafia si adopera nella ricerca della microspia.

Mario:            Papà?

Giuseppe: No, a fari tu? uh? ... Ma unn'é?

Francesco: Io vulissi sapiri comu a vinniru a mettiri.

Filippo:  Francesco, solo di notte ci potevano...

Francesco: Eh, e certo che la possiamo lasciare così.

Giuseppe: Questa?

Gisella: No, no, no, no non la devi svitare, Mario, basta... Non tutta.. ..(inc.).. il servizio ..(inc.).. ,

Francesco: C'è un filo duocu chi scinni, tutti sti fili... dopo che siamo usciti noi sono entrati loro.

Gisella: Ma quannu mai!

Giuseppe: Questo?

Francesco: Qua ci sono queste cose.

Gisella: Non esiste.

Giuseppe: Questo qua.

Francesco: Vediamo?

Giuseppe: Piglia la macchinetta (Il miniscanner per captare le microspie)

 Francesco: (inc.) c'è una cosa proprio ad angolo, è una cosa (inc.).

Giuseppe: Vai a prendere il mini scanner.

(...)

Filippo: Ma difatti...

Francesco: Papà...

Guttadauro: Che è?.... Non lo so che.. discussioni... hanno registrato. Li togliamo? ...

Gisella: E meno male che ce l'hanno detto...

Guttadauro: Meno male...?

Figlio: (inc.) scorso

Guttadauro: Chistu unu, quannu avi a pruvari sta machinietta avi a pigghiari na batteria nuova e ci l'avi a miettiri..

Mario: Papà..

Guttadauro: ...che la fregatura...

Mario:            Papà...

Guttadauro: ...è stata che quella è.., non lo so, boh, bisogna saperla.., capire il funzionamento che ha; chidda ‘nna deci minuti forse assorbe troppo.

Figlio: E non funziona più.

Guttadauro:            E non funziona più, perciò puru chi ci metti na batteria sta irnata...

Mario:            Papà...

Guttadauro:            Chi vuoi, Mario?

Figlio: Vedi si (inc.)

Guttadauro:            (inc.) è staccato...

Filippo: Perché se è spento non è che consuma.

Guttadauro:            Eh vabbè, ma il punto questo è: siccome non consuma e a prossima vuota unn'a.., unn'addumamu e (inc.) ...la fregatura fu quella.

Gisella:  Non è che lo capisco come.. ..(inc.)..

Guttadauro:            Non sarà assai però!

Gisella:  Ma questo come.. .. (inc.)

Guttadauro:            E io gliel'ho chiesto.. (inc.) Qua ce n'è un'altra!.

Figlio:            Trovata?

Guttadauro:            Ma quannu mai!.

Gisella: Lo vedi come è andata? dal momento in cui (inc.) grazie a lei.. e loro sono a posto.

Guttadauro:            Tiè, te la fidi a fare aggiustare, chistu è un accendino che non ha quasi nessuno.

Gisella: Capito? Non è che delicatissima è.. (inc.)..ragiuni (inc.) veru  ragiuni avìa "Totò Cuffaro" (fonetico)...

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