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Nulla è più importante, per un mafioso di rango che poter “disporre” di un buon medico e il dottor Giuseppe Guttadauro questo lo sapeva bene. D’altronde medici disponibili per curare latitanti malati o compilare diagnosi inesistenti in alleggerimento delle pene non è cosa nuova. Per questo il capo mandamento di Brancaccio aveva chiesto a Domenico Miceli di perorare presso Cuffaro la causa dell’inserimento nei primi dodici posti della graduatoria (per 105 candidati) del concorso per assistente medico dell’ospedale Civico di Palermo di due personaggi di suo riferimento, gli amici Marcello Catarcia e Giacomino Giannone. Anche in questo caso le intercettazioni hanno permesso di seguire da vicino l’andamento della vicenda, perché come ogni volta Miceli informava il mafioso sullo svolgimento di tutto l’iter delle sue richieste. In questo caso del concorso medico che Guttadauro avrebbe controllato contando sull’influenza ventennale di Cuffaro nel settore della sanità regionale. Non a caso forse il commissario della commissione nominato dall’assessorato era il dottor Vincenzo Mandalà, uomo di Cuffaro operante a “Villa Sofia”, con alle spalle un patteggiamento per falso in atto pubblico e turbata libertà degli incanti. Nella prima fase d’esame, dopo un disastroso scritto dal quale Catarcia si era collocato dopo i primi quaranta posti, alla seconda prova, lui, Giannone e Giovanni Migliore (un personaggio con cui l’on. Cuffaro “si era preso degli impegni personali”), sono gli unici a conquistarsi 30/30. 
Mandalà aveva pure ricevuto, qualche giorno prima dell’orale a Villa Sofia il dottore Catarcia, al quale aveva anticipato i temi che avrebbero costituito l’oggetto del suo esame orale. «Iddu – aveva detto Guttadauro a Miceli – dipende da lui Mandalà. Ci u dici a iddu a Totò». E ancora «L’importante unne ca l’ave a mettere a primo posto, l’importante, iddo sape ca a graduatoria scorrerà, li mette in un posto che fra un giorno, tra quattro mesi li chiamano. E perciò, quindi se iddu  unni mette nei primi dodici – continuava Miceli, vuole chiarimenti: - Tutti rui? Puru Marcello? – puru Marcello!». Un breve botta e risposta poi, il  9 aprile, Miceli riferiva l’esito della conversazione avuta con Cuffaro: «Per quanto riguarda le altre discussioni – esordiva -  io sono andato a fare le discussioni in termini assolutamente globali con Totò. […]. Si, per quanto riguarda la vicenda di Marcello e di Giacomino…». Guttadauro: «Giacomino poi glielo mettiamo pure appresso per il discorso dei voti. Me ne piglio l’impegno che Giacomino va a fare la campagna elettorale». Alla fine Giannone e Catarcia passavano il concorso festeggiando a casa Guttadauro.
La prova che i due erano stati aiutati da Cuffaro sarebbe arrivata proprio dalle intercettazioni telefoniche e dalle perizie effettuate sul traffico telefonico di Miceli dal consulente della Procura Gioacchino Genchi. Inizialmente i brogliacci dei carabinieri non comprendevano due importanti colloqui, quello del 27 agosto e del 2 settembre 2001, tralasciato con la dicitura “parlano di questioni mediche”. I giudici e i pm del primo grado erano andati a curiosare di cosa effettivamente si trattasse e scoprirono che la conversazione del 27 era quella intercorsa tra il segretario di Totò Cuffaro, Giovanni Antinoro e Domenico Miceli. Antinoro era stato incaricato dal Governatore di portare Catarcia dal commissario Mandalà, “a nome suo” e per la “questione del 3” (giorno della prova finale). Le intercettazioni rivelavano inoltre una maggiore attività telefonica tra Mandalà e Cuffaro, proprio nel periodo precedente e durante l’espletamento della prova scritta e orale. Lo stesso giorno dell’ultima prova, il 3 settembre 2001, Mandalà chiamava il cellulare in uso a Cuffaro (ma intestato a Francesco Campanella, l’ex presidente del consiglio comunale di Villabate che falsificò la carta d’identità di Provenzano per andare a farsi operare a Marsiglia) alle 9.22 ed ancora alle 9.45, 18.57, 20.46 e alle 21.07.
Altre tre telefonate erano partite da Miceli a Catarcia. Poi l’ultima da questi a Miceli. Quella trionfale per informarlo dell’esito dell’esame. Sempre dalle perizie di Genchi è emerso che quando Catarcia lo chiamava alle 19.57 per riferirgli che era risultato ai primi posti della graduatoria, Miceli si trovava all’interno della Presidenza della Regione. 
La lettura integrale delle frasi pronunciate restituisce il significato completo di questo primo confronto sul tema delle nomine dei primari:             

Guttadauro: ora ci sunnu n’anticchiedda di primariati, a tutti i banni risulta.., chistu ri cu è? Raccumannato di Totò Cuffaro, chistu cu è.., insumma, possibile ca nuatri un primario un l’amu a fari? Primario ci avi a ghiri Frazzetta (fonetico) a Partinico picchì è raccumannato ‘i Totò
Cuffaro...

Miceli: Frazzetta da Totò Cuffaro, noo!

Guttadauro: Eh, ma..

Miceli: Se Frazzetta e Totò Cuffaro su sciarriati comu i cani! Da Ciccio Musotto (fonetico)..

Guttadauro: E va beh, e nuatri nenti putemu fari? Nuatri un l’avemu un Mario Picone che è sicuramente meglio di Frazzetta ..(inc.).. a Partinico
La conversazione prosegue con numerosi riferimenti alla lottizzazione di vari incarichi di primario (Alcamo, Villa Sofia, Partinico, Cefalù), ai politici schierati a favore di ciascun concorrente alla  nomina del nuovo manager del Civico:

Guttadauro: E poi amu a ..(inc.).. a guardia du Civico, nuatri ‘u primariatu da chirurgia d’urgenza du Civico un ci l’amu a dari, ci avi a ghiri unu di nuatri (Ndr: ci deve andare uno di noi), Mimmo, questa diventa una questione non politica..

Miceli: ..(inc.)..

Guttadauro: Sì, iddu n’avi a diri comu amu a fari nuatri,(ci deve dire come dobbiamo fare noialtri)… eh, dice parlamu cu chistu, cu chistu, cu chistu.., nuatri amu a biriri come dobbiamo sperimentare ..(inc.).., io già parlato con.., nuatri amu a viriri se ci possiamo mandare a

Picciurro... Picone? Picone.. addome non lo tratta tanto.., poi viremu chiddu c’amu a fari con Mario Picone.., s’iddu si ci si può fare un.., picchì.., picchì Totò l’amici l’avi a seguire, non è che ti staiu ricennu che ci vogghiu iri io, tu conosci a Salvo Picciurro e sai che tipo è Salvo

Picciurro.., ti assicuro...


Sin dal primo febbraio, Guttadauro descrive Catarcia e Giannone come medici precari da anni in cerca di sistemazione stabile, ai quali tiene in modo particolare, e vuole fornire tutto l’appoggio possibile per far trovare loro lavoro.
Ne parla, usando frasi come noialtri abbiamo ragazzi in mezzo alla strada, come a voler sottolineare un interesse comune ad altri (noialtri). 
Sebbene Miceli sostenga che già si prevede il nome del probabile vincitore e che Cuffaro ha già scelto di sostenere un concorrente che ha problemi personali, Guttadauro ribadisce la sua intenzione di prendere Catarcia e Giannone sotto la sua protezione, e chiede pertanto di vagliare presso il futuro presidente le possibilità di riuscita dei due chirurghi, in vista degli esami orali. Aggiunge poi che non ritiene necessaria la loro collocazione ai primissimi posti, purché sia assicurato l’obiettivo di vederli assunti, immediatamente o almeno in un secondo momento, con lo scorrimento della graduatoria. Nel colloquio, il padrone di casa involontariamente storpia il nome di Catarcia (per errore chiamato Catalfio), ma non ci sono dubbi sulla persona che vuole indicare, come dimostrano gli incontri successivi, e gli sviluppi della vicenda.
Il concorso di cui si parla risulta facilmente individuabile sia perché i tempi descritti (è già stata svolta la prima prova, si attende il programma di quelle successive) coincidono in effetti con quelli ricavabili dalla documentazione, sia perché viene menzionato il nome di un componente della commissione (il primario di chirurgia Mandalà).
Miceli e Guttadauro discutono della copertura di dodici posti rispetto ai sei indicati dal bando di concorso, solo perché ritengono probabile lo scorrimento della graduatoria:     

                  Miceli:    Ora c’è l’altro, al Cervello c’è l’altro, c’è a Chirurgia Generale, picchì va via (inc.)..
 
                  Guttadauro: E va beh.., allora, glielo vuoi dire.., questo discorso, se vuole.., io non è che posso chiedergli di incontrarmi, è logico, picchì mi sembra.., a me mi sta bene che glielo dici tu, non è che..

                 Mimmo: Va beh..

                 Guttadauro: Eh, s’iddu ci sunnu.., c’è un corso.., un concorso di assistente, nuatri avemu una poco di picciotti che ancora sunnu in mezzo alla strada ..(inc.).. Giovanni, no? Un Marcello Catalfio ca, mischinu, cummati cà fame.., fa a guardia medica, a mumenti avi cinquanta anni, è uno che           l’assistente lo può andare a fare unni è ghié, di soccu è ghié, di chirurgia e di medicina, avemu un Giacomino Giannone (fonetico)..
(…)

                 Miceli: Giacomino ‘u sta facennu e credo che sia.., Giacomino l’ha fatto, ha partecipato a questo concorso

                 Guttadauro: Questo, hanno fatto gli scritti, lo so..

                 Mimmo: Sì..

                 Guttadauro: E ora c’è l’orale..
                (…)

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