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Tra le intercettazioni dell’operazione Gotha, avvenuta nella primavera del 2006, compaiono anche quelle captate dalle ambientali installate a carico del capomafia dell’Uditore Franco Bonura che si diletta in discorsi di natura politica con l’imprenditore Rosario Marchese. Un imprenditore di 52 anni con alle spalle una condanna per concorso esterno in associazione mafiosa. I due commentando l’assunzione di alcuni personaggi di riferimento della cosca mafiosa all’interno dell’istituto zooprofilattico di Palermo vengono registrati a parlare del rapporto di conoscenza con l’ex Presidente della regione siciliana Salvatore Cuffaro. L’intercettazione è stata effettuata il 23 giugno 2005 all’interno dell’agenzia immobiliare “Raffaello” di via Ausonia a Palermo.
Bonura: “Con Cuffaro ci siamo incontrati, siamo stati vicini… poi non ci ho più potuto parlare ma lui è venuto a trovarmi diverse volte. Non è che ci fu una volta, ci riunivamo là dentro da me. Me lo accompagnava un altro e mi diceva: non ti preoccupare”.
Il capomafia commenta poi l’assunzione di alcuni soggetti facendo notare al costruttore che se la richiesta gli fosse giunta “in passato, quando incontrava personalmente Cuffaro”, avrebbe “risolto la questione personalmente”. Perché con il Presidente, Bonura avrebbe avuto dei rapporti pregressi, tanto che una volta si era sfogato con lui relativamente alle sue vicende penali. “Mi diceva ‘non ti preoccupare’, così parlando di cose .. di problemi nostri. ‘Minchia – gli ho detto io -  appena mi sistemo queste cose me ne vado’ – e lui – ‘Ma perché te ne devi andare? Ora che le cose si stanno sistemando…’. È poi a lui il culo glielo hanno stretto”. Nel senso che i guai giudiziari avevano raggiunto anche lui. I due hanno poi commentato con stupore il fatto che, nonostante la pesantezza delle accuse rivolte all’allora Presidente, questi fosse riuscito a rimanere a piede libero: “Anzi che è fuori – sostiene Marchese – perché si vede che le cose devono andare in questo modo”. E Bonura: “Io non lo so com’è combinato, io per questo ho paura… lui può stare fuori ma se fossi io…”.
Anche il boss di Pagliarelli Nino Rotolo captato dalle ‘cimici’ nel novembre 2005 sembra avere un rapporto diretto con il leader regionale dell’Udc: “Io pure aspetto una risposta da Cuffaro – dice al suo braccio destro dell’Uditore – ma per altre ragioni, perché mi servivano favori”. Poi commentando la diffidenza del Governatore dopo il suo terremoto giudiziario, asserisce: “Che mi risulta ora Totò Cuffaro non si vede con nessuno. È da qualche mese che non vuole incontrare nessuno perché lo hanno indagato. Infatti, lui questo mi dice a me, dice ci sono sentori che lo vogliono arrestare”.
Successivamente, nell’ambito di una valutazione personale dell’onorabilità dei politici, Bonura diceva a Rotolo: “Miccichè è un cornuto ma vedi che Totò Cuffaro è più cornuto degli altri”. E Rotolo: “E’ più cornuto ma è sempre meglio degli altri”.
In seguito, sempre il capo di Pagliarelli è registrato mentre racconta al compare Marcello Parisi una chiacchierata con “un paesano mio” il quale è stato molto critico sulla dirigenza palermitana di Forza Italia dall’allora ministro Gianfranco Miccichè al sindaco forzista Diego Cammarata. Rotolo: “Dice che Cammarata e Miccichè sono ‘fanghi’, proprio gentaglia, dice: ‘Sono tutti cocainomani’. ‘Cammarata avant’ieri al Cuba (un locale notturno, ndr)… ubriaco che vomita sopra il tavolo’, dice! Gli ho detto: ‘Minchia, il primo cittadino!’. ‘Eh, il primo cittadino, è una cosa, sono una cosa schifosa. Ma la gente ­dice- ne ha le tasche piene. Poi si sono fatti i fatti loro, non hanno pensato per nessuno, pensano per loro soli… Posti, soldi..’.”

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