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parlamento-europeo-webdi AMDuemila - 29 ottobre 2011
Strasburgo.
A margine dell'approvazione con larghissima maggioranza della relazione sulla criminalità organizzata nell'Unione Europea (584 sì, 48 astenuti e 6 no) l'eurodeputato Sonia Alfano ha organizzato nella stessa giornata un convegno sulle strategie internazionali di contrasto alla criminalità organizzata.

Un dibattito che ha visto la partecipazione dei magistrati Luca Tescaroli, Roberto Scarpinato e Nicola Gratteri insieme a Rita Borsellino, Antonio Di Pietro e Vincenzo Militello, professore di diritto penale alla facoltà di giurisprudenza di Palermo. Al giornalista del Fatto Quotidiano Gianni Barbacetto e al vicedirettore di Antimafia Duemila, Lorenzo Baldo, il compito di porre le domande ai relatori. Sonia Alfano ha esordito sottolineando il “grande segnale dato a 500 milioni di cittadini europei” con lo storico risultato dell'approvazione della sua relazione frutto di un “grande lavoro di squadra”. Dal canto suo il professor Militello ha rimarcato “il valore aggiunto” di una simile risoluzione “che rappresenta per la prima volta lo sforzo del Parlamento nell'ambito della lotta criminalità organizzata”. Partendo dalla riflessione sul trattato di Lisbona del 2009 che “dota l'Unione europea di istituzioni moderne e di metodi di lavoro ottimizzati per rispondere in modo efficace ed efficiente alle sfide del mondo di oggi (..) per affrontare temi quali la globalizzazione, i cambiamenti climatici, l'evoluzione demografica, la sicurezza e l'energia gli europei guardano all'UE” il prof. Militello ha evidenziato come paradossalmente nello stesso trattato il riferimento alla criminalità organizzata si trovi in fondo al testo “quasi fosse una formula di chiusura”. Il professore ha proseguito poi il suo intervento attraverso un'attenta analisi sulla necessaria cooperazione internazionale nella battagliacontro le mafie. Di seguito il sostituto procuratore di Reggio Calabria, Nicola Gratteri, ha focalizzato la sua attenzione sulla potenza economica della 'Ndrangheta che di fatto in Europa gestisce il monopolio del traffico di cocaina. “Vedo l'Europa – ha specificato il pm calabrese che da più di 15 anni si divide tra la Calabria e il centro Europa per combattere la 'Ndrangheta – come una grande prateria dove le mafie vanno a pascolare”. Impietosa e senza sconti per nessuno la riflessione di questo magistrato nel mirino delle cosche. La constatazione dell'effettiva inutilità delle diverse sigle dai nomi altisonanti come Eurojust, Olaf ed altre è risuonata pesantemente nelle sue parole tradotte in tutte le lingue. Sterili sigle svuotate della loro iniziale ragione di esistere, incapaci di fornire l'aiuto necessario ai giudici italiani che si affannano a chiedere rogatorie internazionali regolarmente disattese per anni, se non addirittura ignorate del tutto. L'assenza del reato di associazione mafiosa nelle legislazioni dei paesi europei al di fuori dell'Italia è stata successivamente analizzata da Gratteri come emblema di una lotta alla mafia azzoppata a livello internazionale. Dopo aver sottolineato la portata storica della risoluzione di Sonia Alfano purchè non rimanga “un catalogo di buone intenzioni”, il procuratore generale di Caltanissetta, Roberto Scarpinato, si è addentrato in una profonda analisi sulle difficoltà di combattere il crimine organizzato in Europa in assenza di norme comuni, a partire dagli arresti per associazione mafiosa, fino alle confische di beni riconducibili all'organizzazione criminale, passando per la lotta al riciclaggio. Scarpinato ha sottolineato come sia necessaria “la centralizzazione delle indagini in tutto il territorio europeo” specificando come questo rappresenti realmente “il salto di qualità”. Il procuratore ha ribadito poi la fondamentale importanza di garantire l'indipendenza della magistratura ricordando gli attacchi subiti da Falcone e Borsellino ieri, così come da altri magistrati oggi, ogni qualvolta le indagini toccano livelli alti. Quegli stessi livelli esplorati dal pm Luca Tescaroli  nelle indagini sulla strage di Capaci, in quelle sul fallito attentato all'Addaura e sull'omicidio di Roberto Calvi. Il magistrato veneto è intervenuto ricordando come “le mafie si caratterizzano per la loro internazionalizzazione”, rimarcando poi la forza criminale del legame mafia-politica. Il tema delle rogatorie internazionali inevase è stato ulteriormente approfondito da Tescaroli con dati alla mano relativi alle sue istanze presentate nel 2005 durante il processo Calvi e finite nel dimenticatoio (le sue rogatorie avanzate anni fa allo Stato del Vaticano ancora attendono una risposta). Di seguito Rita Borsellino ha ripercorso le tappe salienti della proposta di relazione sulla criminalità in Europa. La sorella del giudice ucciso da Cosa Nostra ha dedicato il grande risultato dell'approvazione della relazione Alfano a tutti coloro “che hanno dato la vita” in questa lunga battaglia contro la mafia “così come a quelle persone che oggi sono qui e che ci insegnano cosa vuol dire scegliere e assumersi le proprie responsabilità”. Dopo la riflessione di Antonio Di Pietro sulle “finalità mafiose” di determinate leggi attualmente in vigore nel nostro Paese, il testimone di giustizia Ignazio Cutrò si è rivolto all'ex pm di “mani pulite” chiedendo una maggiore attenzione da parte dello Stato nei confronti dei testimoni di giustizia troppo spesso abbandonati a se stessi. Un nodo spinoso da sciogliere definitivamente che la stessa relazione sulla criminalità organizzata si è prefissa di affrontare a livello europeo. Unica nota stonata il voto contrario all'approvazione della relazione sulla criminalità organizzata nell'Unione Europea espresso dall'europarlamentare Pino Arlacchi. Un voto che si commenta da solo. E che attende risposte esaustive.

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