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manif-roma-151011-web0Ma i pacifici gridano: "Noi il debito non lo paghiamo!"
di Lara Borsoi - 18 ottobre 2011
Roma.
Ci risiamo, la storia in Italia purtroppo si ripete. La manifestazione a Roma contro il debito segue lo stesso copione del G8 di Genova di dieci anni fa. Le intenzioni dei ribelli si percepiscono sin prima di arrivare a Roma. Alcuni partecipanti, arrivati da tutta Italia, raccontano di agitazioni persino negli Autogrill. 

Stazione Tiburtina, ore 14:00, un gruppo di ribelli invade la Metrò: sono armati, gridano, il capo coperto da berretti e sciarpe, l’adrenalina a mille. Incutono terrore e questo gli permette di entrare senza pagare. Nei paraggi nessun appartenente alle forze dell’ordine. Spariscono alla stessa velocità con cui sono arrivati.
Piazza dei Cinquecento, partenza del corteo, cerca di contenere duecentomila persone.
La prima parte del corteo affronta il percorso, ma sin da subito la presenza dei ribelli si fa notare. Prima le scritte sui muri e vetrine infrante, bancomat distrutti, macchine ammaccate, alcune con i vetri rotti, alcune addirittura incendiate. Poi la rabbia raggiunge il culmine e per gli indignados è la fine.
I pacifici cercano di arginare la situazione, ma senza risultato. La frangia violenta allora dà il meglio: auto incendiate, a Piazza San Giovanni riescono a bloccare un blindato dei Carabinieri, con lo spray scrivono sulla fiancata «Acab» (all cops are bastards, tutti gli sbirri sono bastardi) e gli danno fuoco, distruggono tutto, incendiano i cassonetti, lanciano petardi, pietrini e bombe carta: esplode il panico. Tutti cercano riparo, palazzi, chiese, negozi, l’importante è allontanarsi.
Anche in questo caso ci si chiede dove sono e cosa aspettano ad intervenire tutti quegli agenti spiegati in tutta Roma per impedire questi episodi.
Non hanno nessuna remore, non si fermano neppure davanti alla Chiesa dei Santi Marcellino e Pietro. Entrano e rompono tutto quello che trovano davanti a loro, afferrano un crocefisso e la statua della Madonna di Lourdes ed in piazza li frantumano in mille pezzi.
Il corteo procede molto lentamente, tutti vogliono comunque partecipare alla manifestazione, gridare ai “governanti” di questo martoriato paese: “NOI, IL DEBITO NON LO PAGHIAMO”.
Piazza San Giovanni, arrivo del corteo, è inaccessibile. La seconda parte del corteo, quella che non ha assistito agli scontri, durante il percorso vede il “risultato” degli scontri. Un senso di indignazione e di rabbia verso questi teppisti, soprattutto quando al bivio per raggiungere il Colosseo alcuni di loro creano una cordata e impongono al corteo di raggiungere Montecitorio perché asseriscono: “È lì che si svolge la vera protesta”. Per fortuna interviene immediatamente un addetto alla sicurezza della manifestazione e aiuta a superare il blocco. In Via Labicana altri danni: riescono ad incendiare il Palazzo di un Commissariato, le fiamme che raggiungono il secondo piano e il tetto che purtroppo cede.
Si resta sbigottiti davanti a queste scene di violenza pura. Arrivano notizie delle altre manifestazione nel resto del mondo e l’unica parola che si sente è: pace. Solo qui, in Italia, lo stato non è stato capace di affrontare la situazione. Ma un sentore comune aleggia nell’aria. I manifestanti pacifici sanno che tutti questi disastri sono stati “appoggiati” per far sì che nei giornali e nelle tv si parlasse solo di questo.
L’importate era eclissare il vero motivo della manifestazione. Allora ci pensiamo noi, a dirvi perché eravamo in duecentomila a Roma: NON INTENDIAMO PAGARE IL DEBITO, CHIEDIAMO CHE LA LEGGE- BAVAGLIO VENGA STRACCIATA, VOGLIAMO CHE I NOSTRI DIRITTI DI CITTADINI E LAVORATORI VENGANO RISPETTATI, CHIEDIAMO LAVORO, CHIEDIAMO DI ELIMINARE I TAGLI ALLE SCUOLE E ALLE FORZE DELL’ORDINE E SOPRATTUTTO VOGLIAMO CHE L’ATTUALE PRESIDENTE DEL CONSIGLIO VENGA CACCIATO DAL GOVERNO, VENGA PROCESSATO E CONDANNATO.
Ci si chiede come mai, dopo giorni e giorni in cui si annunciava la presenza di questi criminali le forze dell’ordine non hanno saputo reggere la situazione. Ora, il ministro Maroni, prendendosi il merito dei 12 arrestati, tra cui anche minorenni, ha fatto sapere che saranno puniti secondo la legge. Si spera, se non altro per rendere giustizia a Roma, agli indignados e ai 70 feriti.

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