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«Le cosche sono pronte da tempo ad affrontare le elezioni. La 'ndrangheta non ha bisogno di aspettare il voto per fare politica, non si muove certo solo quando deve scegliere un candidato.




Fa politica ogni giorno perché deve discutere di appalti, di forniture, assunzioni. Anche questo è fare politica. In alcune aree ad alta densità mafiosa la presenza della 'ndrangheta è talmente forte che non c'è bisogno di andare a chiedere il voto. Basta che il picciotto sappia che il capo locale aspira a che venga votato quel partito e gli affiliati si adeguano». Sorride Nicola Gratteri se gli si chiede come la 'ndrangheta si sta preparando alle prossime elezioni. Magistrato della procura distrettuale antimafia di Reggio Calabria, titolare di alcune delle più importanti indagini sulle 'ndrine e sulla strage che ad agosto dello scorso anno ha provocato sei morti a Duisburg, in Germania, è anche autore, con Antonio Nicaso, di «Fratelli di sangue», dedicato proprio allo studio della 'ndrangheta. Come magistrato, Gratteri sa bene come si muovono ogni giorno le cosche calabresi. «La 'ndrangheta - spiega - c'è dove ci sono da gestire denaro e potere. Ovvio che se ha consenso popolare lo ha anche sull'elettorato».

L'attuale sistema elettorale favorisce la criminalità organizzata?
E' molto più facile per le mafie condizionare la scelta di un candidato. Pensi a un collegio in cui la differenza tra i due schieramenti è minima, come si fa a pensare che il voto influenzato dalla 'ndrangheta non possa alla fine risultare determinante? Stessa cosa accade nelle elezioni amministrative. Ci sono paesi in cui la 'ndrangheta può gestire tranquillamente un 20% dei voti. Basta spostarli da una parte o dall'altra per decidere chi farà il sindaco. E nel momento in cui ha deciso il sindaco, automaticamente ha deciso anche chi farà il segretario comunale, il tecnico comunale, e via a scendere, entrerà nel cuore della gestione pubblica, deciderà gli appalti e le forniture, le consulenze, tutto. Consideri anche che la mafia è bipartisan, non ha ideologie, vota per la persona che pensa possa dargli maggiore tornaconto.

Alcune inchieste anche recenti hanno dimostrato che la Calabria è la regione in cui la collusione tra mafia e politica è più alta.
E' più alta perché ormai i figli dei capimafia sono tutti laureati, sono professionisti presenti nella pubblica amministrazione. La 'ndrangheta ha sempre cercato di mimetizzarsi e di fare accordi con le istituzioni, non ha cercato lo scontro come Cosa nostra.
C.L.


IL MANIFESTO  15 MARZO 2008

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