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di Pietro Orsatti su Terra - 24 giugno 2009
Terremoto – Finti allarmi black block, disillusione e proteste, sul piano locale, che esplodono d’improvviso. A L’Aquila si attende l’inizio del G8, subendo una tensione artificiale che sembra essere costruita ad arte per coprire i ritardi.


La statale 17 a L’Aquila continua ad essere la via di comunicazione principale fra il capoluogo e i centri della valle dell’Aterno colpiti dal sisma del 6 aprile. Questa è la strada che conduce al luogo simbolo del terremoto: Onna. Da ormai dieci giorni il piccolo centro è tagliato fuori dalla vista di giornalisti e persone che non siano appartenenti alle forze dell’ordine e della Protezione civile. Ragioni di sicurezza? Improbabile. Non c’è stato, infatti, nessun blocco all’accesso per più di due mesi. Ma finalmente si sta lavorando alacremente dietro il cordone di guardie forestali. Che siano le opere necessarie a creare il set del “tour del dolore” che si sta organizzando in occasione del G8 di luglio? Se non a Onna, dove? Peccato che, oltre a una messa in sicurezza dei luoghi di passaggio, finora non sia stata spostata neppure una pietra dalla notte della scossa. Accontentiamoci, almeno qualcosa si muove. E si muove anche a Bazzano. Ricostruzione h24, lavori su tutte le 24 ore. Per il Piano case, ovviamente. Bazzano è uno dei siti delle cosiddette “casette”, ed è quello dove i lavori procedono più velocemente. Negli altri siti ce la si prende con calma, in alcuni i lavori non sono neppure iniziati. Sarà perché il cantiere a Bazzano è proprio a lato della statale 17 e perciò perfettamente visibile da un eventuale corteo di “Vip” che dalla sede principale del G8 di Coppito arrivi a Onna? Facciamo finta di niente, anche qui almeno qualcosa sta succedendo dopo mesi di immobilismo assoluto.bazzano2.jpg
«Il G8 non ci porterà niente». Ormai questa convinzione ha trovato cittadinanza nelle tendopoli, perfino fra i sostenitori più entusiasti del premier, incantati per mesi dalle promesse mirabolanti dell’esternatore a reti unificate (o uniche?). Promesse che finora non si sono neppure lontanamente realizzate, trasformando la fiducia e l’attesa in sospetto e disillusione. Sentimenti sfociati nelle ultime settimane in protesta. Prima a L’Aquila, poi anche a Roma davanti a Montecitorio durante la discussione del decreto Abruzzo. E poi ancora a L’Aquila, durante l’ultima visita del premier. Quella che ormai tutti chiamano la “visita invisibile”. Nessuno lo ha visto, dall’elicottero non è proprio sceso fino a quando è sbarcato a Coppito, nella green zone del capoluogo dove nessun “speculatore sui morti” (e nessun giornalista) potesse intralciare il suo incedere sicuro. Speculatori e provocatori. Ecco l’accusa a chiunque degli sfollati protesti contro le condizioni in cui sono costretti a vivere e contro il decreto Abruzzo e le tante amnesie e incongruenze inserite nel testo. E allora che si fa? Non si può certo ammettere che qualcuno documenti le contestazioni dei cittadini de L’Aquila Soprattutto i media internazionali che hanno il brutto vizio di non appartenere alle aziende di famiglia.
è allora ancora il G8 a venire incontro al premier in calo di popolarità (in Abruzzo certamente). In tre giorni di iperattività da parte degli uffici stampa del governo, ecco confezionato l’allarme No global. «Si sono già infiltrati fra gli sfollati», si scrive su un giornale locale. «Fanno finta di lavorare alla ricostruzione di qualche struttura di carattere sociale», prosegue. Bene, bravi, bis. Ecco il nemico. Ecco chi contesta. Gli fa eco anche una corrispondenza de La Repubblica. Anche i migliori cadono nelle trappole dell’ufficio marketing mediatico creativo che opera a Coppito. Peccato sia l’ennesima bufala confezionata dai media. Nessuna traccia di black block tedeschi fra le tende di piazza D’Armi. Gli unici dall’aspetto inquietante che circolano da queste parti sono i militanti di Casa Pound, che pur essendo stati allontanati dal campo di Poggio Picenze, hanno deciso di rimanere qui. E il decreto Abruzzo, intanto, viene approvato definitivamente dal Senato. Senza che le richieste dei terremotati venissero accolte. Nessuno, però, a L’Aquila si aspettava più qualcosa di diverso.

Tratto da: orsatti.info
   
 

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