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di Pietro Orsatti su Terra - 27 maggio 2009
Con l’attuale capo, la Protezione civile da struttura di coordinamento è diventata una forza professionale centralizzata.
In deroga alle leggi ordinarie.
Ci sono domande che non hanno risposta, e risposte che, se date, suonano stonate.
   

Partiamo dalla domande: perché sui lavori del G8 a La Maddalena sussiste ancora il segreto di Stato? Per ragioni di sicurezza, è la risposta dell’esecutivo e del super commissario a “la qualunque cosa” (che sia emergenza o no), capo della Protezione civile e sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Cavaliere e dottore Guido Bertolaso. Sicurezza? Ma se a La Maddalena il G8 non si fa più che cosa c’entra la sicurezza? Sicurezza e basta. Sicurezza, per caso, che non si verifichi a cosa si è andato in deroga (tipo la Valutazione di impatto ambientale) per, come dire, ragioni di sicurezza? Certe domande prima o poi qualcuno le dovrà porre al “tecnico dei tecnici”, all’uomo buono per ogni emergenza e magagna. E allora andiamo a vederla la carriera di quest’uomo della provvidenza. Ormai si è perso il conto dei commissariamenti, incarichi, competenze accumulate da Bertolaso negli anni. Medico, si è distinto in Cambogia nell’ambito del Dipartimento cooperazione e sviluppo del ministero degli Esteri, poi è passato a direttore della presidenza del Consiglio e subito dopo direttore esecutivo dell’Unicef. Il primo “commissariato” lo ottiene come responsabile del governo nel 1996: Ospedale Spallanzani, specializzato nella lotta all’Aids. Poi il salto, quello vero: commissario al Giubileo, nientemeno, compresa la grande giornata della gioventù a Tor Vergata. Da lì a capo della Protezione civile è stato un attimo. E lo fa con il governo Prodi primo. È l’italiano più amato dagli italiani. Neanche il premier aspira a tanto.
Con lui la Protezione civile cambia radicalmente. Diventa struttura a sé, indipendente, professionalizzata. Prima era soprattutto coordinamento di altre forze, oggi governa ogni aspetto dell’azione. La prima prova seria è lo Tsunami, poi lo scivolone dell’emergenza rifiuti in Campania, la sua rimozione e poi la successiva resurrezione con il Berlusconi tre. Oltre alla stagione degli incendi del 2007, prima del terremoto del 6 aprile non ha mai dovuto gestire interamente un’emergenza come quella di una catastrofe sul suolo italiano con decine di migliaia di sfollati e l’intera gestione dell’emergenza e di supplenza alle dissolte amministrazioni locali. Alla prima fase ha reagito con grande efficienza. I risultati ottenuti nei primi giorni dell’emergenza a L’Aquila sono stati inusuali se paragonati agli standard nazionali. Poi la tentazione del “fare” e del “centralizzare” gli deve aver preso la mano e si è trovato a militarizzare quasi un’intera Provincia. Forse distratto dall’inchiesta della magistratura sui mondiali di nuoto di cui è stato già commissario, o forse sommerso dalle scartoffie da commissario ai beni artisti del Lazio e ancora dalle polemiche sul G8, di cui è sempre commissario, nonché di un’inchiesta sulla gestioni rifiuti in Campania, non si è accorto che intanto le amministrazioni e le comunità locali si stavano riorganizzando mettendo in discussione sia il suo operato di “ricostruttore” che, soprattutto, il decreto del governo di cui è membro. Sarà affaticato? No, non temete. Sta già pensando alla “monnezza” anche nell’aquilano.


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