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ingroia c giorgio barbagallo 2013 1di Antonio Ingroia
Era inevitabile che i toni della campagna referendaria si sarebbero inaspriti con l’approssimarsi del voto, ma si è andati piuttosto al di là delle peggiori previsioni, vista la gran quantità di sciocchezze messe in libertà dai tanti che, incapaci di confrontarsi nel merito, fanno a gara a chi dice la cretinata più grossa.
In una campagna elettorale ove si riaffacciano tanti ruderi della Prima Repubblica, è ricomparso perfino l’ex Guardasigilli Claudio Martelli, che non perde occasione, neppure quando si parla di referendum, per cercare di ridicolizzare la trattativa Stato-mafia, forse perché cerca di nascondere la verità: e cioè che la sua vita di condannato a morte dalla mafia è stata salvata, assieme a quella di vari politici e ministri del tempo, proprio grazie a quella oscena trattativa che ha mietuto decine di vittime innocenti.
E già che c’era, confuso e a corto di argomenti, come tanti sostenitori del fronte del Sì, ha affastellato un po’ di commenti denigratoti della mia persona e degli argomenti per votare No, confondendo il Guatemala con il Nicaragua, attribuendomi incarichi che non ho mai ricoperto, citando a sproposito Crozza e provando a ridicolizzare un processo serio e supportato da prove robuste, come quello sulla trattativa, che ha l’unica colpa, agli occhi della casta politica che ne ha beneficiato, di voler fare chiarezza su una delle pagine più dolorose e buie della nostra storia.
Ma se dilungarsi su Martelli sarebbe però tempo perso, va affrontato seriamente un argomento che sostengo con convinzione, anche sulla base di ciò che sappiamo sulla mafia.
Dire che il No è un voto antimafia, perché alle mafie questa controriforma non può che piacere, non è una boutade o un eccesso da campagna elettorale, come la liquida chi non ha capito o voluto capire.
È invece una logica e dimostrata conseguenza di alcune premesse. Se è vero, come è vero, che l’obiettivo strategico coerentemente perseguito con questa pessima riforma è quello di trasformare la nostra democrazia orizzontale in una Repubblica verticale, di tagliare spazi di partecipazione e contrappesi istituzionali per favorire la concentrazione del potere nelle mani di un uomo solo al comando, è perfino banale desumerne che quell’uomo solo sarà più facilmente condizionabile dalle lobby occulte che hanno sempre condizionato la storia del nostro Paese.
Non è un caso che questa riforma riprenda antichi progetti, rilanciando soluzioni messe nero su bianco anni addietro dalla commissione Trilateral, dalla P2 e da banche d’affari come la Jp Morgan.
E fra le tante lobby occulte, quali hanno avuto in Italia maggiore capacità di condizionamento della politica e dell’economia se non le organizzazioni mafiose che hanno operato e operano attraverso il controllo del territorio e dei voti, i legami c on la massoneria deviata, e la convergenza d’interessi con insospettabili centri di potere affaristico-finanziario?
Se passa la controriforma Renzi-Boschi-Napolitano, per la mafia sarà chiaramente più semplice controllare la politica, e per questo è normale che abbia interesse a che vinca il Sì, così come tutte le altre lobby più o meno occulte che hanno sostenuto analoghi progetti di stravolgimento di una Costituzione, come la nostra, fondata sulla democrazia orizzontale. Verticalizzare e centralizzare il potere ne facilita il condizionamento.
E per farlo occorre desovranizzare il popolo e togliere ogni decentramento e orizzontalità al potere.
E proprio per questo che opporsi a questo disegno votando No è un voto antimafia. Ma oggi in Italia di mafia non si vuole parlare, c’è una totale rimozione collettiva, tant’è che in nessun dibattito, tribuna politica o talk show viene mai dato spazio e voce a chi sostiene certe "eresie". Troppo pericoloso. Si diceva una volta che la mafia non esiste. Evidentemente per qualcuno è ancora così.

Tratto da: movimentoazionecivile.it

Foto © Giorgio Barbagallo

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