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ingroia-c-paolo-bassani-2015di Antonio Ingroia - 20 luglio 2015
È da quasi 30 anni – dal famigerato articolo di Leonardo Sciascia sui professionisti dell`antimafia – che si discute, ci si divide sull`antimafia. E, come sempre, errata si rivela ogni generalizzazione, la pretesa di racchiudere l`antimafia in un`unica categoria e di giudicare a priori, senza entrare nel merito delle situazioni, nella valutazione delle persone e dei fatti. È l`errore che commise Sciascia attaccando in quell`articolo Paolo Borsellino, accusandolo di aver fatto carriera strumentalizzando i suoi meriti antimafia per scavalcare magistrati più anziani ed esperti di lui. L`errore di Sciascia fu di sottovalutare l`uso che di quelle parole avrebbero fatto gli sciacalli. Non a caso, Borsellino, il 25 giugno 1992, nel suo ultimo intervento pubblico prima di essere ucciso, ricordò: “Tutto incominciò con quell`articolo sui professionisti dell`antimafia”. Da lì partì la campagna di delegittimazione che avrebbe distrutto il pool antimafia.

ORA RICORRE l`anniversario della strage di via D`Amelio e ricordare Paolo Borsellino – un maestro, un amico, un fratello maggiore – è il minimo che io possa fare per onorarne la memoria e il sacrificio. Capisco però il disagio dei figli di Paolo che alle commemorazioni ufficiali hanno deciso di non partecipare perché non si riconoscono in quella che Lucia ha definito un`antimafia di facciata. È l`antimafia finta, che sgomita per essere in prima fila, e per questo è lontanissima dall`idea di antimafia che fu di Borsellino, di Falcone e di quanti per quella idea hanno dato la vita. Ma quel carrozzone fine solo a se stesso, che c`è e che va denunciato, non deve far dimenticare che c`è un`altra antimafia, che continua a lottare, costretta a remare controcorrente, isolata e attaccata. Una volta Paolo mi raccontò che da ragazzino aveva un compagno di classe figlio di un boss, invidiato da tutti i coetanei per il rispetto di cui era circondato, un`invidia che provava anche lui, pur essendo stato educato al rispetto della legalità. Se anni dopo, diceva, gli studenti non provano più quella stessa invidia, vuol dire che la Sicilia è cambiata, e che è cresciuta la sensibilità antimafia. E se oggi l`antimafia è di moda e di essere complici della mafia ci si vergogna, anche questo ci dice che il sacrificio di Falcone e Borsellino non è stato inutile. Prima l`antimafia era di pochissimi, poi di pochi, oggi di molti. Prima i magistrati che indagavano sulla mafia erano considerati visionari, ora esiste una Procura nazionale e tante procure distrettuali antimafia, ed anche testate giornalistiche ed associazioni come Libera che della lotta alla mafia fanno il loro impegno quotidiano, così come tante persone perbene.

È QUESTO il vero successo di questi ultimi anni. Certo, è accaduto che l`antimafia è diventata anche una icona da esibire. È nata una nuova forma di conformismo, il conformismo dell` antimafia, dove imbroglioni, disonesti e perfino complici della mafia hanno cercato di camuffarsi. E che è successo? Che alcuni casi clamorosi dell`antimafia opportunista hanno dato fiato al revisionismo per gettare a mare tutta l`antimafia. Se cedessimo alle sirene del revisionismo, sarebbe come tornare indietro di un secolo. Quindi, fronteggiamo il conformismo dell`antimafia, ma contrastiamo anche il neorevisionismo, e così sosteniamo l`antimafia vera. Saper distinguere. Senza indulgenze e con intransigenza, ma senza generalizzazioni. Valutare ciascuno per i comportamenti e non per le parole. Questi sono alcuni degli insegnamenti più preziosi di un uomo serio e rigoroso come Borsellino. Cerchiamo di dimostrare di essere all`altezza della sua eredità. Ed impegnarci per la verità su quella buia stagione delle stragi e della trattativa Stato-mafia, sostenendo e non isolando chi è più esposto su quel fronte. È questa la missione di tutti e di ciascuno. Senza cedere alla stucchevole competizione su chi è più antimafioso.

Fonte: Il Fatto Quotidiano in edicola oggi

Tratto da: azione-civile.net

Foto © Paolo Bassani

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