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ingroia-convdi Antonio Ingroia - 16 luglio 2015
Di fronte all`esito della trattativa fra Tsipras e la Troika, profondamente deludente per il popolo greco e per chi, come me, ha creduto nella forza dirompente del risultato referendario greco, l`amarezza è grande. Ad Alexis Tsipras va concesso l`onore delle armi per aver resistito all`assedio dell`Europa dei burocrati per sei mesi. Poco più, purtroppo. Ma la delusione è enorme.
Si poteva fare di più? Io credo di sì, e su questo la penso come Varoufakis. Imboccata una strada, bisognava portare avanti la posizione, eventualmente fino alle sue conseguenze più estreme. Altrimenti, avere indetto il referendum greco rischia oggi di apparire poco più di un espediente tattico da giocarsi sul tavolo della trattativa e non invece il sacrosanto ricorso ad uno strumento indispensabile di democrazia diretta.

D`altra parte, dubito che si sarebbe ottenuto di più continuando la trattativa a oltranza. La difficoltà di Tsipras e del governo greco è stata quella di non riuscire a portare nessun altro paese sul terreno della mediazione, anche se era facile prevederlo, visti i leader nazionali oggi in campo. Tutti, compresi i primi ministri francesi e italiani, che pure avrebbero avuto tutto da guadagnare se si fosse aperta un breccia anti-austerity, si sono appiattiti sulle posizioni della Germania, l`unica che in questa situazione continua a riempire i propri forzieri a scapito di tutti gli altri partner, Italia compresa.

QUESTA TRATTATIVA avrebbe dovuto vedere Tsipras e tutti gli altri paesi uniti contro la Germania, la Banca centrale europea e il fondo monetario internazionale, insomma, la troika. È successo il contrario e non certo per responsabilità della Grecia e di Tsipras, in particolare.

E questo perché se in Grecia, al momento del voto referendario, il coraggio ha sconfitto la paura, ai vertici europei la paura ha vinto ancora una volta. Gli sconfitti restano il popolo greco e i cittadini che vogliono sentirsi europei. Sconfitta la stessa idea più nobile di Europa.

Chi sperava, come me, che si potesse aprire una breccia è rimasto deluso. Ma almeno è servito a capire che a questa Europa i popoli non possono più chiedere nulla. È stato tradito, temo definitivamente, il sogno dei padri fondatori dell`Unione Europea perché ormai, in questa Europa, non c`è più spazio per la giustizia e per l`eguaglianza. Non c`è più spazio per l`emancipazione dei popoli dalla grande finanza.

Questa Europa è governata da un gruppo di burocrati e il volere del popolo non conta nulla. Ed è una sconfitta, innanzitutto, della sinistra tutta, quella socialdemocratica e quella radicale. La sedicente sinistra riformista, quella del partito socialista europeo, e la destra liberale fanno ormai parte di un unico enorme moloch che è ancora maggioranza in ogni paese (Grecia esclusa ovviamente), ma che ovunque è in calo.

La nazione, che più di tutte ha sofferto i sacrifici imposti dalla Troika, ha cominciato a provare a cambiare lo stato di cose. E lo ha fatto portando al governo una forza della sinistra radicale a cui, probabilmente, infliggere una sconfitta di queste proporzioni, per i potenti d`Europa è stato un piacere ancora maggiore.

Ma purtroppo non è finita qui. Non si tratta soltanto di una “lezione” che si è voluto impartire ai più impertinenti. Colpire un popolo per educarne tanti.

Esistono altri due pericoli ora. Il primo è che le politiche di austerity che, lo ricordo, finora non hanno portato alcun beneficio, ma hanno anzi distrutto quel poco di welfare rimasto, vengano acuite e i sacrifici moltiplicati. Il secondo è che dopo aver inferto un colpo quasi mortale alla sinistra ora rischiano di prevalere i nazionalismi e i fascismi.

Insomma, da qualsiasi angolazione la si guardi il sogno, soprattutto di sinistra, di un`Europa diversa, un`Europa dei popoli e dell`eguaglianza, è fallito epersonalmente ormai stento avedere margini di riforma dall`interno di questa Europa. Il sogno dell`Europa politica è, al momento, tramontato, e molte speranze sono state uccise.

Sono giorni tristi e drammatici. Ha vinto la finanza delle lobby e delle grandi banche. Se vogliamo una nuova Europa, se crediamo ancora in un`Europa dei popoli, questa Europa, l`Europa della dura realtà che ha umiliato il popolo greco, va combattuta. Per azzerarla, non per riformarla, ma per ricostruirne un`altra su altre fondamenta. Questa Europa è irriformabile e irredimibile. Credo che su questa amara verità bisogna riflettere per adeguare le strategie future.

Fonte: ilfattoquotidiano.it

Tratto da: azione-civile.net

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