Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

25aprile-reddi Antonio Ingroia - 25 aprile 2015
Se l’Italia oggi è un Paese libero e democratico, se ha una Costituzione tra le più belle del mondo, lo dobbiamo a quanti 70 anni fa lottarono, combatterono e in alcuni casi sacrificarono la loro vita per ribellarsi alla dittatura, per cacciare l’invasore nazista, per restituire dignità a un popolo umiliato e ferito.

Festeggiare la Liberazione vuol dire ricordare quella lotta e quel sacrificio, significa tenere viva la memoria della Resistenza, di ciò che essa rappresentò e rappresenta tuttora. Per questo il 25 aprile è un giorno essenziale della nostra storia, non una semplice data ma un simbolo di libertà, di riscatto, di vittoria. Un giorno per ricordare sempre che c’è stato un tempo in cui quello che oggi appare normale, normale non era; che la democrazia non ci è stata regalata, ma è stata conquistata dai nostri padri a un prezzo altissimo. Abbiamo il dovere della memoria, il dovere di raccogliere quell’eredità e tramandarla ai nostri figli, perché mai i fatti di allora scivolino nell’oblio, mai vengano stravolti dal revisionismo, mai siano svuotati della loro enorme portata storica.

Oggi come sempre, in questi ultimi 70 anni, la festa della Liberazione rappresenta perciò una scadenza importante, di cui dobbiamo riaffermare il valore positivo, commemorando sì il passato ma guardando allo stesso tempo al presente e al futuro. Se dunque è doveroso ricordare la storia dolorosa e nobile della Resistenza, è altresì doveroso non fermarsi alle celebrazioni come semplice esercizio della memoria, quasi bastasse deporre dei fiori o scoprire una targa per onorare i caduti di allora. C’è un solo modo per meritarci il loro sangue ed è continuare a resistere ancora, perché una certa Resistenza non è mai finita, perché c’è sempre qualcosa contro cui è giusto e necessario combattere da partigiani.

Lo diceva già Sandro Pertini oltre 30 anni fa, uno che la Resistenza l’ha fatta in prima linea: “Oggi la nuova resistenza in che cosa consiste. Ecco l’appello ai giovani: di difendere queste posizioni che noi abbiamo conquistato; di difendere la Repubblica e la democrazia. E cioè, oggi ci vogliono due qualità a mio avviso cari amici: l’onestà e il coraggio. L’onestà… l’onestà… l’onestà. […] E quindi l’appello che io faccio ai giovani è questo: di cercare di essere onesti, prima di tutto: la politica deve essere fatta con le mani pulite. Se c’è qualche scandalo. Se c’è qualcuno che dà scandalo; se c’è qualche uomo politico che approfitta della politica per fare i suoi sporchi interessi, deve essere denunciato”.

E allora la nuova Resistenza è una resistenza etica, sociale, politica, culturale. E’ la resistenza contro la mafia, contro tutte le mafie, le mafie che sparano e quelle che agiscono nell’ombra. Perché non ci sono solo cosa nostra o la camorra, c’è anche la mafia che specula sui migranti, mettendo su un barcone centinaia di disperati e mandandoli a morte, c’è anche la mafia infiltrata nei centri di potere, nella finanza, negli affari. La mafia è la dittatura da abbattere oggi, un mostro che significa morte, violenza, prevaricazioni, che ruba speranza e regala paura, che si arricchisce sulla disperazione altrui, che prova a zittire le donne e gli uomini che vogliono rimanere liberi. Non saremo mai un Paese davvero libero fino a quando non sarà sconfitta la mafia.

La nuova Resistenza è la resistenza all’illegalità diffusa, alla corruzione, il buco nero che ingoia ogni anno decine e decine di miliardi di euro, il frutto avvelenato dell’intreccio tra una classe politica irredimibile, troppo spesso pronta a vendersi al migliore offerente, e gli interessi dei poteri criminali, sempre pronti ad allungare le mani su appalti, poltrone, soldi pubblici. Quell’intreccio che Falcone chiamava ‘zona grigia’ e che oggi è diventato una ‘zona nera’, il cancro che sta divorando il Paese.

La nuova Resistenza è la resistenza contro chi manovra per negare la verità sui tanti misteri di Stato e sulle stragi di mafia, contro chi lavora per impedire che venga finalmente resa giustizia alle tante vittime innocenti di giochi occulti e patti scellerati.

La nuova Resistenza è la resistenza al degrado etico, morale, culturale del Paese, perché senza etica e senza cultura non si va da nessuna parte.

La nuova Resistenza è la resistenza a difesa dei diritti dei lavoratori, conquiste strappate con anni di lotte sociali e sindacali che non possono essere ridotte a carta straccia in nome di un riformismo che è solo liberismo mascherato.

La nuova Resistenza è la resistenza contro l’ennesimo tentativo di manomettere la nostra Costituzione, il più bello, il più forte e il più importante monumento eretto a memoria della lotta di Liberazione. La chiamano riforma, la vendono come un’operazione per migliorare l’efficienza dello Stato, ma in realtà l’obiettivo è ben altro. Perché il combinato tra nuovo Senato e nuova legge elettorale porta solo a una forte concentrazione del potere nel capo del governo, con il rischio di consegnare di nuovo, un giorno, il Paese nelle mani di un uomo solo al comando, senza opposizioni né controlli né garanzie. Un’involuzione autoritaria del nostro sistema politico che è esattamente il contrario di quello che vollero i padri costituenti.

Resistere a tutto questo, opporsi a ciò che punta a negare la libertà o a ridurre gli spazi di democrazia, è la nuova lotta partigiana. E io, che mi sono definito sempre con orgoglio un partigiano, un partigiano della Costituzione, continuerò a combattere in prima linea per questa nuova Resistenza.

(www.lultimaribattuta.it)

Tratto da: azione-civile.net

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos