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landini-cgldi Antonio Ingroia - 20 marzo 2015
La ‘coalizione sociale’ lanciata da Maurizio Landini raccoglie e propone una grande sfida, quella che negli ultimi anni nel recinto tradizionale della politica italiana è oggettivamente mancata.

La sfida per un’opposizione nuova e innovativa alle politiche neoliberiste del governo Renzi, un governo che con l’etichetta abusiva di ‘centrosinistra’ si è spinto dove nemmeno i governi di centrodestra erano riusciti ad arrivare. Ma al tempo, a frenare Berlusconi c’era – almeno in apparenza – un’opposizione parlamentare tradizionale, costruita attorno al Pd, che pur tra concessioni e contraddizioni cercava di fare la sua parte in Parlamento e fuori, consentendo al sindacato di svolgere il proprio ruolo. Oggi quell’opposizione non c’è più, prima assorbita nel deleterio schema delle larghe intese volute a tutti i costi dall’ex presidente Napolitano, poi cannibalizzata dal renzismo e da quell’idea che o si fa come dice il premier-segretario, in nome di una rottamazione che in realtà è solo restaurazione, o si è gufi, rosiconi, professoroni contrari al cambiamento. Nulla di più falso evidentemente, ma il messaggio, pompato con strabordante dose di propaganda e amplificato da una comunicazione troppo spesso compiacente, è stato questo e la corsa a salire sul carro del vincitore ha fatto il resto. Il risultato è un governo che realizza punto dopo punto, a colpi di fiducie, quanto preteso dalla Bce nella lettera del 2011, assecondando i poteri forti e ignorando qualsiasi controparte.

In Parlamento l’unica opposizione fino ad oggi l’hanno fatta il Movimento 5 Stelle, con i suoi modi e i suoi schemi, e Sel, con le sue non poche contraddizioni e i suoi numeri comunque poco significativi. Per il resto, quello che una volta era il terreno della sinistra si è desertificato per mancanza di proposte serie. E soprattutto si è creato nel Paese un vuoto di opposizione al quale è seguita un’inevitabile mancanza di partecipazione, per cui chi una volta si riconosceva in certi valori e in certi riferimenti oggi si ritrova spiazzato in assenza di un’offerta politica convincente. E’ il popolo variegato di chi non va più a votare perché non si sente rappresentato da questa classe politica. E’ quel popolo che Renzi volutamente ignora ogni qualvolta sbandiera il solito 40% delle Europee, spacciandolo per il 40% del Paese.

In questo contesto, trovo più che legittimo che la Fiom decida di mettersi in gioco politicamente e trovo importante e assolutamente giusto che decida di farlo non da sola ma con una ‘coalizione sociale’, aprendosi dunque al mondo dell’associazionismo, chiamando a raccolta chi si batte da anni per i più deboli, come provai a fare anch’io con Rivoluzione Civile, coinvolgendo in un progetto, rimasto incompiuto ma non fallimentare, esponenti di Libera, del sindacato, del pacifismo, della lotta alla mafia. C’è chi contesta Landini per la sua scelta, ma che altro dovrebbe fare un sindacato se nemmeno l’aver portato in piazza milioni di lavoratori è servito perché il governo ascoltasse il mondo del lavoro, e accettasse di discutere scelte a senso unico? La battaglia è politica, e va dunque combattuta sul piano politico. Guardando però al futuro e non al passato, dunque non facendo un altro partitino, come giustamente ripete Landini.

L’incapacità dei partitini della sinistra di farsi interpreti delle esigenze di quella che dovrebbe essere la sua gente è infatti scritta nella storia degli ultimi anni. In un’epoca nuova serve un nuovo progetto, un nuovo modo di fare politica. Un progetto aperto, dal basso, democratico e popolare, basato sulla partecipazione, sulla trasparenza, sul radicamento sui territori, sul coinvolgimento delle persone attorno ai valori e agli obiettivi comuni nei quali ci si riconosce. Quali? La piena attuazione della nostra Costituzione, perché sia applicata e non smantellata. La difesa dei diritti dei lavoratori e del mondo del lavoro. La lotta alla disoccupazione e alla povertà. Una vera giustizia sociale, economica e giuridica. La solidarietà civile. L’impegno per i più deboli, per la legalità, per l’antimafia, per l’eguaglianza sostanziale, per la libertà da ogni forma di potere senza controllo. L’importanza della cultura, del sapere, della ricerca, dello studio. Sono solo alcuni capitoli, ma la lista è e deve rimanere aperta.

Se questa è l’idea di aggregazione sociale di Landini allora è anche la mia, ed è sempre stata quella di Azione Civile, che è nata proprio per contribuire a dare vita ad una nuova soggettività politica. Nel nostro manifesto è scritto chiaramente: “Azione Civile non vuole essere e non diventerà un partito: è un Movimento Civico che promuove la partecipazione dei cittadini alla vita democratica, non vuole rinchiudersi in un recinto e si propone di creare la più vasta unità del campo democratico e progressista, che deve essere inclusivo e aperto ai cittadini”. Quel che è sicuro è che c’è bisogno di strutturare quanto prima un’opposizione vera al renzismo fuori dal sistema tradizionale dei partiti. Il progetto di ‘coalizione sociale’ rappresenta un’occasione importante, a cui guarda con grande interesse e condivisione anche L’Altra Europa, che infatti il 28 marzo scenderà in piazza accanto alla Fiom per manifestare contro le politiche economiche del governo. Azione Civile sarà con loro.
Antonio Ingroia (www.lultimaribattuta.it)

Tratto da: azione-civile.net

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