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ingroia-c-matteo-gozzi-6di Antonio Ingroia - 9 agosto, 2014
In un editoriale sul Garantista, Antonio Ingroia aderisce alla richiesta di Maurizio Landini di una serie di mobilitazioni nel prossimo autunno e traccia un primo negativo bilancio del governo Renzi. Da quando mi occupo attivamente di politica, cioè da un anno e mezzo, vado dicendo che la politica dell`austerity è un suicidio per il Paese e un attentato contro l`imprenditoria e le classi deboli.

Quella che era un`impressione iniziale, purtroppo, viene confermata dai numeri che bocciano senza attenuanti questo governo e quelli che lo hanno preceduto, da Berlusconi in poi. E i numeri parlano chiaro. Il rapporto debito/Pil che nel 2007, dopo la prima manovra del governo Prodi, era del 103,38% è oggi del 138,31%.
Il nostro debito aumenta a ritmi vertiginosi ogni mese mentre il prodotto interno lordo è fermo e più spesso retrocede, come è accaduto per lo scorso trimestre. Eppure dopo cinque anni di crisi, che hanno prodotto milioni di disoccupati e una produzione che non aumenta anzi diminuisce anch`essa, le ricette che i vari governi avvicendatisi impongono ai cittadini sono sempre le stesse. Aumento delle tasse e tagli ai servizi. Vengono tolte risorse ai comuni e agli enti locali, anche quelli virtuosi, e vengono proposte soltanto operazioni di facciata come l`abrogazione dell`Imu per un solo anno e gli 80 euro a qualche milione di lavoratori dimenticando i ceti sociali che maggiormente soffrono della crisi, pensionati e un numero sempre più crescente di disoccupati. E nell`incertezza chi gli 80 euro li ha avuti non li spende, perché i soldi si spendono quando hai un minimo di fiducia nel futuro. Si tagliano inoltre le risorse in settori fondamentali come la sanità, la ricerca, la scuola e l`università pubblica, fondamento del nostro welfare e principale investimento per il futuro dei nostri giovani. Per non dire del lavoro, massacrato, distrutto, senza più uno straccio di tutela e di diritti, come ha ben denunciato Maurizio Landini in un`intervista su queste stesse colonne.
Sono anni ormai che tutte le stime dei governi-fotocopia che si sono succeduti, da Berlusconi a Monti, da Letta a Renzi, vengono puntualmente smentite dalla dura legge dei numeri. Delle due l`una, o siamo di fronte a politici e tecnici che non conoscono il loro mestiere, oppure lo fanno intenzionalmente occultando la realtà per giustificare manovre di lacrime e sangue chieste dai potentati di banche ed alta finanza che ormai governano la politica. In ogni caso, incompetenti o in malafede che siano, sono inadeguati a governare il Paese.
Il giovane premier non è da meno. Ma, se possibile, ha fatto anche peggio. Ha detto che se il PIL aumenta dello 0,1% o dell`1,5 gli italiani non se ne accorgono. Siamo abituati alle bugie dei presidenti del Consiglio degli ultimi anni, ma questa le supera tutte, quasi come la storia di Ruby nipote di Mubarak. Ogni decimale in più, soprattutto in presenza di un debito pubblico così elevato, costa al paese qualche miliardo e brucia sulla pelle degli italiani più onesti e più poveri. Altro che!
Sono anni che l`Italia e l`Europa continuano a sostenere una politica economica neoliberista. Poiché di risultati se ne sono visti pochi, mi chiedo, ma non sarà il caso di cambiare verso sul serio? Serve una politica di investimenti, meglio se a livello europeo. Serve abbandonare le politiche di austerity che stanno distruggendo le classi produttive, i lavoratori dipendenti, i pensionati, i disoccupati, e così rimettere un po` di soldi nelle tasche dei cittadini. Serve, infine, perché no, rinegoziare il debito pubblico, come accadde per la Germania nel 1953 perché, lo sanno benissimo tutti, troika compresa, questo debito noi, come altri Paesi soprattutto del sud Europa, non riusciremo a pagarlo mai. Per fare questo serve rivedere alcuni trattati europei, e anche piuttosto in fretta. Lo abbiamo chiesto a gran voce con la Lista Tsipras alle scorse europee e ottenendo tutti insieme, nonostante un ostracismo dei media al limite della censura, un ottimo risultato che, nelle condizioni date, ha del miracoloso.
Di fronte a questa situazione di tremenda sofferenza sociale ed economica, non voglio fare del facile benaltrismo, ma mi è francamente incomprensibile come il Parlamento possa dedicare tutte le sue energie e risorse alla modifica di mezza Costituzione, tra l`altro senza un minimo di dibattito nel paese e, cosa mai vista prima, su proposta del governo e non delle camere a cui spetterebbe l`iniziativa legislativa su temi costituzionali.
Ed il governo non si limita solo a imporre la sua volontà, lo fa anche con irritante arroganza e offensiva delegittimazione verso coloro che queste materie le studiano da anni, i cosiddetti “professori”, messi in un angolo invece di essere chiamati a contribuire alla nuova scrittura di parte della Carta. Si mortifica, infine, un Parlamento che sarà anche di nominati e di dubbia legittimazione costituzionale, ma di cui si dovrebbe mantenere intatta, almeno come istituzione, dignità e funzione. Non si possono modificare a piacimento della maggioranza, anzi secondo i capricci del “solo uomo al comando”, i regolamenti e utilizzare strumenti impropri per ridurre gli spazi di democrazia dell`Aula, almeno non quando si ha intenzione, con iattanza, di devastare la Costituzione migliore del mondo.
Le riforme, in qualsiasi materia, economica, costituzionale, di diritti civili, si fanno per migliorare le condizioni di vita dei cittadini. Imbellettare come riforme modifiche che invece peggiorano lo stato di cose esistente è una truffa, semantica e dialettica, ma è soprattutto una truffa politica.
Per questo all`appello di Maurizio Landini io e Azione Civile risponderemo di sì. Perché c`è bisogno di unire, almeno su alcuni grandi temi, tutte le forze sociali che si oppongono al disegno reazionario del governo Renzi e alle finte riforme concordate in gran segreto con un pregiudicato, manco fosse il piano di Rinascita Democratica della P2, a cui queste pseudoriforme assomigliano parecchio.
Abbiamo contribuito a fermare il governo e la maggioranza già un anno fa, quando si tentò con una serie di colpi di mano di modificare l`articolo 138, un pilastro della Costituzione. Ora ci riprovano in grande. Bisogna scendere in piazza, questa volta, non solo per difendere la Carta dei Diritti ma per chiedere che cambi radicalmente la linea economica del governo, perché un dubbio ce l`ho: piuttosto che essere noi dei gufi non sarete voi che state sbagliando tutto?

Tratto da: azione-civile.net

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