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oppido-mamertinaAntonio Ingroia, sul suo blog sull’Huffington Post, si occupa delle parole del Papa e del comportamento del parroco di Oppido Mamertina, in Calabria, che durante una processione ha fatto inchinare la statua della Madonna davanti all’abitazione di un boss.
Quanto accaduto a Oppido Mamertina dimostra come sia radicata una cultura di collusione con la criminalità organizzata e come la Chiesa spesso sia chiamata a rappresentare questa contiguità. Le parole di Papa Francesco di alcuni giorni fa, evidentemente, non hanno smosso le coscienze che dovevano smuovere, anzi leggo oggi su alcune giornali interviste in cui le sue parole vengono interpretate in senso assai riduttivo proprio da uomini di chiesa. Una cosa invece è certa, le parole di Francesco hanno avuto comunque il merito di rendere più forte e di legittimare ancor di più chi da tempo, in abito talare, si impegna sul fronte antimafia.

Resta un problema sociale e di legalità enorme. Quanto accaduto durante la processione della settimana scorsa e durante la messa, con le minacce a un giornalista da parte dello stesso parroco ispiratore della genuflessione della statua sacra al boss agli arresti domiciliari, è la rappresentazione di una realtà ancora presente e difficile da sconfiggere senza una vera e propria rivoluzione culturale. Così come anche la difesa del cappellano del carcere ai detenuti di Larino (non tutti per mafia, va detto) che dopo le parole dl Papa Francesco hanno dato vita allo sciopero della messa.

Insomma, qualche giorno fa, dopo la scomunica a chi commette reati di mafia, avevo pensato che il Vaticano finalmente si fosse accorto dell’esistenza della criminalità organizzata e avesse scavalcato sul terreno della legalità buona parte della classe politica italiana. Per Francesco i mafiosi sono da scomunicare, per una parte della politica italiana, nei suoi più alti vertici, sono un cancro con cui trattare.
Del resto mafia, politica e chiesa cattolica sono andati a braccetto per decenni, poi per fortuna alcuni preti illuminati, alcuni dei quali hanno pagato con la vita, hanno cominciato a realizzare la vera missione di un cristiano, quella di contrastare la violenza, le ingiustizie, i furti, le sopraffazioni, le angherie. Insomma, hanno cominciato a contrastare mafia, camorra e ‘ndrangheta. Hanno cominciato a lavorare nel sociale, portando via dalle grinfie della piovra tanti ragazzi che vivevano in situazioni di disagio. Papa Francesco, tre mesi fa, aveva incontrato le vittime dei familiari della mafia in un incontro organizzato da un gigante della lotta antimafia in abito talare, quel Don Ciotti, fondatore di Libera, che proprio in quella occasione aveva ribadito l’incompatibilità tra mafia e Vangelo.

Da laico, però, non posso che restare impressionato dalle parole di Francesco che ribadiva quanto sostiene tutto il fronte antimafia da tempo. Lo ha fatto a suo modo, certo, lanciando l’anatema della scomunica, ma tutti gli esponenti della criminalità organizzata sono, a modo loro, profondamente religiosi. Di una religiosità di facciata, senza dubbio, che spesso viene utilizzata per scopi immondi. L’episodio di Oppido Mamertina, del resto, non è isolato, in molti paesi del sud le processioni, si fermano sotto casa del boss per riverirlo. Purtroppo nella chiesa cattolica non ci si è limitati a qualche parroco di periferia. Ci sono state anche figure ambigue di rilievo come quelle del cardinale Ruffini che, negli anni 50 e 60, negava l’esistenza della mafia per difendere l’operato della Democrazia Cristiana. Oppure quel padre Frittitta che andava a dir messa al boss latitante Pietro Aglieri facendogli da tramite tra la latitanza e il resto del mondo. La Curia di Palermo, addirittura, non volle costituirsi parte civile nel processo per l’assassinio di don Puglisi nel ’93 e padre Sorge, non un semplice curato di campagna, appena due anni dopo esortava su un autorevole periodico, “Civiltà Cattolica” a smetterla con i preti antimafia perché, bontà sua, “i preti non devono fare politica”.

Pensavamo che quei tempi fossero definitivamente alle spalle, scopriamo, invece, che c’è ancora moltissimo lavoro da fare. Una cosa però è certa. Dalle parole di Francesco d’ora in poi cambia la rotta. Ne sono testimonianza anche la ferma presa di posizione del vescovo che ha duramente criticato l’accaduto e dei carabinieri (molte volte si faceva finta di non vedere in passato) che hanno abbandonato la processione di Oppido Mamertina in segno di protesta. Il Papa ha ridato dignità a don Puglisi, a don Diana e ai tanti altri preti di frontiera uccisi per il loro impegno contro la criminalità organizzata. Ma quella dignità, allo stesso modo, il parroco di Oppido Mamertina ieri l’ha cancellata di nuovo.

Antonio Ingroia

Tratto da: azione-civile.net

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