Questo sito utilizza cookie tecnici e di terze parti per migliorare la navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’uso del sito stesso. Per i dettagli o per disattivare i cookie consulta la nostra cookie policy. Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina o cliccando qualunque link del sito acconsenti all’uso dei cookie.

ingroia-antonio-web16Antonio Ingroia questa settimana, nell’ormai consueto appuntamento con la rubrica sul periodico “L’ultima ribattuta”, dice la sua sull’italicum.
Se la politica è compromesso, la legge elettorale approvata lo scorsa settimana alla Camera è l’espressione peggiore del compromesso e dunque della politica che oggi comanda in Italia. Dopo 8 anni di Porcellum, con i danni incalcolabili che ha causato, c’era non solo l’opportunità, ma soprattutto la necessità, di dare all’Italia un sistema di voto degno di tale nome, un sistema che ristabilisse le regole democratiche e il rapporto tra eletti ed elettori di fatto cancellati dalla porcata di Calderoli. E invece ci ritroviamo l’Italicum, l’ennesima fregatura prodotta dalle larghe intese, che in realtà stavolta sono intese strettissime. Perché la nuova legge elettorale è il frutto avvelenato del patto stretto da Matteo Renzi con il plurindagato Denis Verdini, a sua volta in missione per conto del pregiudicato Silvio Berlusconi, ai quali i si è aggiunto per ovvie ragioni di calcolo Angelino Alfano.

Insomma, Pd e Forza Italia si sono fatti una legge a loro piacimento, spacciandola come largamente condivisa mentre in realtà non piace nemmeno a parte dello stesso Pd e alla stragrande maggioranza della sua base. Non piace perché è un’autentica schifezza, per tutta una serie di ragioni talmente evidenti che ci vuole davvero coraggio a parlare di riforma. Prima di entrare nel merito, però, vale la pena soffermarsi un attimo sul metodo, ossia sul modo arrogante e insofferente verso gli altri con cui Renzi e Berlusconi si sono scritti la legge: l’hanno fatto in ragione dei loro interessi e non di quelli dei sempre più scoraggiati e delusi elettori.
E veniamo al merito. Intanto, non si capisce come sia anche solamente pensabile fare una legge elettorale valida solo per una Camera in un sistema parlamentare basato sul bicameralismo perfetto. Un paradosso denunciato da costituzionalisti come Gustavo Zagrebelsky, Michele Ainis, Gianluigi Pellegrino. Una disomogeneità politica senza senso, che, proprio come con il Porcellum, comporterebbe inevitabilmente maggioranze diverse a Camera e Senato. Un ‘capolavoro’ che Renzi giustifica ripetendo che tanto il Senato sarà abolito. Il che, tradotto, vuol dire che se e fino a quando il Senato non sarà davvero abolito – e trattandosi di una riforma costituzionale i tempi saranno nel caso necessariamente lunghi – non si potrà andare a votare, essendo impensabile tornare alle urne con due sistemi di voto opposti, il maggioritario spinto dell’Italicum alla Camera e il proporzionale puro della Consulta al Senato. Insomma, ecco l’escamotage per sospendere il diritto alle elezioni, per allontanare il più possibile le urne e prolungare così la vita del governo Renzi.
Ma questa è solo la premessa, perché l’Italicum è un grande inganno anche per tante altre ragioni. Cominciamo dalle liste bloccate. Per anni abbiamo sentito dire che bisognava ripristinare il rapporto tra eletto ed elettore ritornando alle preferenze o comunque individuando un sistema che sottraesse alle segreterie di partito tutto il potere di scegliere chi mandare in Parlamento, magari attraverso primarie obbligatorie o collegi uninominali, e che cosa prevede invece l’Italicum? Le liste bloccate, tra l’altro con la possibilità di candidature multiple, per un Parlamento di nominati. Proprio come il Porcellum. Una grande sconfitta, questa, soprattutto per il Pd, che dopo tanto parlare di preferenze si è piegato all’aut aut di Berlusconi. E così si capisce bene chi comanda.
Un’altra sconfitta, per la rappresentatività e più in generale per la democrazia, sono le altissime soglie di sbarramento, praticamente raddoppiate rispetto al Porcellum: 4,5% per i partiti che si presentano in una coalizione, 8% per i partiti che si presentano al di fuori delle coalizioni, 12% per le coalizioni. Un’anomalia che in Europa ci accomuna solo alla Turchia (dove la soglia è al 10%), una forzatura che si spiega solo con la volontà di tenere fuori dal Parlamento i partiti che Renzi definisce piccoli, ma che in realtà rappresentano i milioni di italiani che non si riconoscono nei partiti o nelle coalizioni maggiori, o per assoggettarli, cioè per ‘costringerli’ a coalizzarsi accettando le condizioni dettate dai grandi partiti. Il tutto con un punto interrogativo paradossale: che succede se una coalizione raggiunge il 12% ma nessuno dei singoli partiti della coalizione non raggiunge l’8%?
Alle soglie eccessivamente alte di sbarramento si aggiunge poi la soglia troppo bassa per l’accesso al premio di maggioranza: l’Italicum assegna il premio al partito o alla coalizione che supera la soglia del 37% dei voti, il premio è fissato al massimo al 15%, così basta arrivare al 37% per avere il 52% dei seggi. Uno sproposito. E un pericolo, perché in teoria consente a un partito che ottiene ‘solo’ il 20-25% dei voti di accedere al premio di maggioranza grazie ai voti della coalizione che non si traducono in seggi per i partiti minori.
Mettendo assieme le due cose, ossia soglie di sbarramento alte e premio di maggioranza basso, il meccanismo della rappresentanza (una testa un voto) viene ulteriormente smantellato perché ci saranno voti che peseranno infinitamente più di altri. Se il problema, come dice Renzi, è scongiurare il potere di ricatto dei piccoli partiti, allora basta eliminare le coalizioni: ognuno si presenta per sé e le prime due forze, se nessuna raggiunge il 37%, vanno al ballottaggio. Le altre vanno all’opposizione. In Italia sono venti anni che si prova a creare un sistema bipolare, ma evidentemente sono presenti culture diverse che non si riconoscono necessariamente in due sole forze politiche. Il diritto di tribuna, in tutti i Paesi che hanno una tradizione proporzionalista, viene rispettato da sempre. In Italia questo diritto da qualche legislatura viene puntualmente mortificato e sempre in maniera artificiale.
Ma evidentemente l’obiettivo di chi ha concordato e imposto questa legge non era fare una buona legge, quanto fare una legge funzionale alle proprie convenienze. Direi che ci stanno riuscendo benissimo. L’Italicum è una pessima legge, che in aggiunta a quanto già evidenziato non risolve tra l’altro il problema del conflitto d’interessi legato ai requisiti di eleggibilità e non affronta il tema della parità di genere. Un compromesso al ribasso che nell’attuale formulazione riesce a peggiorare, su molti aspetti, perfino il Porcellum e che va benissimo solo a chi l’ha voluto: a Renzi perché allontana il voto, ad Alfano, che con un partitino piccolo si ritrova al governo, e a Berlusconi, che può continuare a dettare le sue condizioni stando all’opposizione, senza assumersi responsabilità di governo e aspettando che Renzi si logori da sé o sia logorato dal Pd.
Antonio Ingroia - 19 marzo 2014

Tratto da: azionecivile.net

ANTIMAFIADuemila
Associazione Culturale Falcone e Borsellino
Via Molino I°, 1824 - 63811 Sant'Elpidio a Mare (FM) - P. iva 01734340449
Testata giornalistica iscritta presso il Tribunale di Fermo n.032000 del 15/03/2000
Privacy e Cookie policy

Stock Photos provided by our partner Depositphotos