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ingroia-c-giuseppe-pollicinadi Antonio Ingroia - 11 febbraio 2014
Questa mattina il Fatto Quotidiano ha pubblicato un intervento di Antonio Ingroia che annuncia ufficialmente l’adesione di Azione Civile al progetto di una lista civica per la candidatura alla presidenza della commissione europea del leader della formazione greca Syriza, Alexis Tsipras

C’è un popolo che non si sente rappresentato nelle istituzioni, che non si arrende alle ricette del neoliberismo delle grandi intese e non accetta, perché ne intuisce le conseguenze nefaste, di uscire dall’euro. È il popolo che scende in piazza per i diritti ed i beni comuni, e per attuare la Costituzione e così superare solidaristicamente la crisi e ridurre le diseguaglianze.

C’è un popolo che sogna un mondo diverso e lotta per cambiarlo, che vuole consegnare alle generazioni future un pianeta pulito, e non è disposto a cedere la sovranità al denaro e all’alta finanza, che vuole contare, ed esige che la crisi non sia pagata solo dai più deboli.
C’è un popolo che da anni non ha rappresentanza per gli errori di una classe dirigente che ha fatto di tutto per perdere credibilità ai suoi occhi.
Il mio primo tentativo con Rivoluzione Civile andava nella direzione di unire e non di dividere. Unire significa dimenticare i rancori, fare squadra, provare tutti insieme, con le differenze e le affinità, a far valere le ragioni di un popolo che ha chiede giustizia e di eguaglianza. Avevo solo due mesi di tempo, non furono sufficienti, ma l’esperienza mi è servita per capire che quella classe dirigente ha fatto il suo tempo. Per questo, con un anno di esperienza in più e un movimento, Azione Civile, davvero civico, con tanta gente che ha voglia di impegnarsi con entusiasmo, abbiamo aderito all’appello per sostenere Tsipras alla presidenza della commissione europea. E l’entusiasmo delle persone intervenute al teatro Valle, venerdì pomeriggio, mi ha contagiato ulteriormente.
Stavolta siamo sulla strada giusta. Abbiamo qualche mese di tempo in più per presentarci alle elezioni, e quindi tutto può essere preparato meglio. Giusto far nascere comitati sui territori che organizzino assemblee che esprimano le candidature. E mi convince anche la regola di dare spazio a candidature davvero nuove. C’è bisogno di ricambio ed è per questo motivo che io, pur essendomi presentato una sola volta alle elezioni e pur non avendo mai ricoperto incarichi politico-istituzionali, ho deciso di fare un passo indietro rinunciando a candidarmi. Ma il mio impegno, anche senza candidatura, da cittadino e da presidente di un movimento che si riconosce nelle linee guida dell’appello per Tsipras, sarà totale perché questo progetto può far sognare, a patto che sia davvero inclusivo.
Occorrono due condizioni che mi sembrano dirimenti per la riuscita.
Primo: dobbiamo partire dalle cose che ci uniscono. Nell’arcipelago a sinistra del Pd, se andiamo a guardare gli obiettivi e i programmi di associazioni, movimenti, partiti, la vediamo allo stesso modo praticamente su tutto. C’è meno differenza tra di noi di quanta ve ne sia fra le varie correnti del Pd, ma loro sono uniti e noi divisi. Per questo vanno azzerati steccati, rancori, personalismi e tutti devono fare un passo indietro affinché, come dice Tsipras, possiamo fare insieme molti passi avanti. Ne saremo tutti capaci?
C’è poi un secondo punto che ritengo essenziale: questo processo di unità deve continuare a prescindere dal risultato delle Europee. Ho già sentito dire che l’obiettivo è la lista, poi ognuno per la sua strada. Sarebbe un errore gravissimo. Già Rivoluzione Civile ha dato l’impressione di essere un cartello elettorale e non un progetto di ampio respiro. Nelle mie intenzioni non era così, ma così fummo percepiti perché a decidere furono i partiti e non i cittadini. Per quanto riguarda me e Azione Civile, abbiamo già deciso che il nostro orizzonte non saranno le elezioni europee. Vogliamo contribuire a costruire un fronte ampio, inclusivo, democratico, che vada al di là della contingenza. Una soggettività che faccia tornare l’entusiasmo di occuparsi di politica. Per cui continueremo a lavorare sui territori anche dopo le Europee, qualsiasi sia il risultato, con i tanti cittadini che sono stufi delle divisioni e che hanno l’ambizione di cambiare questa società. Del resto è proprio l’esempio di Syriza che ci conforta. Nasce dall’unione di varie associazioni e movimenti, ne raggruppa ben 14. Dal 2004 al 2012 si presenta a consultazioni elettorali ben cinque volte e raccoglie percentuali che vanno dal 3,26 al 5,04. Ci mette otto anni per diventare un progetto credibile. Nel frattempo si radica sul territorio, elabora teorie di uscita dalla crisi e di cambiamento radicale della società, fa sognare. Nel 2012 raccoglie prima il 16,77% dei voti e poi il 26,89. Oggi, nei sondaggi, è nettamente il primo partito in Grecia. E la Grecia non è così lontana.

Foto © Giuseppe Pollicina

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