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napolitano-parlamento-europeodi Antonio Ingroia - 4 febbraio 2014
E bravo Napolitano. Bisogna rompere il circolo vizioso dell’austerità ha detto il Capo dello Stato al Parlamento europeo. Noi condividiamo ma non possiamo fare a meno di ricordare che il nostro Presidente della Repubblica ha avallato tutte le scelte di austerity imposte dagli ultimi tre governi, da Berlusconi in poi. Con un’aggravante: i governi Monti e Letta sono sue creature. Allora di cosa stiamo parlando?
Cos’è cambiato rispetto a qualche mese fa? Da quando cioè sono nate le larghe intese che hanno continuato, con la stessa identica maggioranza, le politiche del governo Monti? Forse è in corso un ravvedimento operoso? Io francamente non lo credo. Semplicemente Napolitano sta avvertendo, da politico di lungo corso, che la misura è colma e che il disagio sociale sta raggiungendo limiti insostenibili, mai raggiunti nella storia della Repubblica. E forse spera, con questo, di limitare l’onda antieuropea che si sta facendo sempre più alta, più rumorosa, più forte, come dimostra la contestazione becera della Lega mentre parlava.

Io credo che l’attuale classe dirigente, a cominciare proprio dal Presidente della Repubblica, abbia fatto il suo tempo. Cinque anni di austerity non possono essere cancellati da un monito, dopo che decine di migliaia di imprese sono fallite, qualche milione di persone ha perso lavoro e centinaia di cittadini si sono suicidati. E’ tardi e questa classe dirigente deve farsi da parte. Certo, la soluzione non è quella di uscire dall’euro ma di restarci, insieme a tante altre forze progressiste europee, dettando condizioni del tutto diverse. Bisogna tornare allo spirito originario dell’Europa che, l’ho detto tante volte, deve tornare a essere quella dei cittadini e non delle banche a cui il governo ha regalato altri sette miliardi e mezzo nei giorni scorsi. Ma a farlo non possono essere coloro che, ancora in questi giorni, stanno aumentando le tasse e non muovono un dito per favorire la nascita di nuovi posti di lavoro ma continuano, con politiche di stampo liberistico, in quella politica che, solo a chiacchiere, il nostro Presidente della Repubblica chiede di cambiare radicalmente.

Tratto da: azionecivile.net

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